Ue, investimenti “verdi” in gas e nucleare. Disfatta ambientalista, M5s diviso

Ue, investimenti “verdi” in gas e nucleare. Disfatta ambientalista, M5s diviso
6 luglio 2022

E’ stata una vera disfatta per gli ambientalisti e per l’alleanza di centrosinistra e Verdi che ci aveva creduto, almeno fino alla settimana scorsa: la plenaria del Parlamento europeo ha sonoramente bocciato, oggi a Strasburgo, la mozione di censura presentata al voto dell’Aula contro l'”atto delegato” della Commissione europea che classifica il gas e il nucleare tra le attività economiche “sostenibili” dal punto di vista ambientale e climatico, almeno temporaneamente durante la transizione energetica. Questa classificazione consentirà ora al gas e al nucleare di ricevere gli investimenti del settore privato promossi nel quadro della “tassonomia” verde dell’Ue. Per essere approvata, la mozione di censura (“obiezione”), presentata dai Verdi e della Sinistra e appoggiata dalla maggioranza dei Socialisti e Democratici, da una parte del Ppe (soprattutto i tedeschi) e da una minoranza di Renew (Liberaldemocratici), avrebbe dovuto ottenere almeno la maggioranza assoluta dei voti dell’Aula (353), ma non è riuscita neanche a raggiungere la maggioranza relativa, avendo raccolto solo 278 voti contro 328 e 33 astensioni.

Che cosa non ha funzionato?, contrariamente a quanto alcuni temevano, nel fronte favorevole all’obiezione contro la Commissione hanno sostanzialmente tenuto gli eurodeputati socialisti, e in particolare quelli del Pd italiano che si sono espressi tutti (17 i presenti) su questa linea. I Socialisti dissidenti sono stati relativamente pochi: 21, ai quali bisogna aggiungere però gli astenuti (11), visto che l’astensione vale come un voto in meno, esattamente come il voto contrario, quando è necessario raggiungere la maggioranza assoluta. Deludente è stato semmai l’appoggio dei Popolari, minore del previsto, dopo che alcuni pesi massimi del Ppe, e in particolare il tedesco Peter Liese, si erano spesi fortemente a sostegno dell’obiezione contro la Commissione. In 37 (fra i quali due italiani, Martusciello di Fi e Dorfman del Svp) hanno sostenuto la mozione, mentre i contrari sono stati quasi 120 e gli astenuti sette. Confermato il voto favorevole compattissimo dei Verdi e della Sinistra, ma una sorpresa viene dalla divisione fra gli eurodeputati eletti nel M5s: sei a favore e due (Chiara Gemma e Daniela Rondinelli) astenuti. 

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Fra i Liberaldemocratici di Renew, fortemente influenzati dalla posizione nuclearista del presidente francese Emmanuel Macron che è il principale sponsor del gruppo, i dissidenti (favorevoli all’obiezione) sono stati 27, i contrari 60 (fra i quali gli italiani Danti e Gozi, e il presidente della commissione Ambiente Canfin) e gli astenuti nove. A esprimersi massicciamente contro la mozione sono stati gli europarlamentari della destra (Conservatori dell’Ecr, con gli eletti di Fdi, e sovranisti dell’Id, con dentro la Lega). Un fattore che più di ogni altro potrebbe aver spostato una parte dei voti degli eurodeputati incerti a favore dell’atto delegato della Commissione potrebbe essere stato una lettera del governo ucraino, assolutamente imprevista, arrivata alle commissioni competenti del Parlamento europeo poco prima del dibattito in aula di ieri. Nella lettera (forse “ispirata” o sollecitata dalla Commissione europea) il ministro dell’Energia ucraino, German Galushenko, difendeva a spada tratta la scelta di inserire il gas e il nucleare nella Tassonomia verde.

“La ricostruzione postbellica dell’Ucraina – scriveva Galushenko – richiederà un piano prevedibile e un clima favorevole agli investimenti per tutte le tecnologie che rafforzerebbero la resilienza dell’energia ucraina e il contributo dell’Ucraina alla sicurezza dell’approvvigionamento energetico nell’Ue”. “Si stima – aggiungeva il ministro ucraino – che la produzione di energia nucleare e la produzione locale di gas rimarranno una forte spina dorsale per la sicurezza dell’approvvigionamento energetico e la sovranità dell’Ucraina nel prossimo decennio (fino al 2030)”. Inoltre, la lettera ricordava quanto l’Ucraina possa contribuire con il proprio gas al riempimento dei depositi di stoccaggio dei paesi Ue. Quella del governo di Kiew è stata in realtà una contromossa, intervenuta con perfetto tempismo, rispetto all’iniziativa presa dal fronte centrosinistra-verdi, che ieri e nei giorni precedenti avevano invitato diverse personalità e militanti ucraini a intervenire contro l’inserimento del nucleare, e soprattutto del gas, nella Tassonomia verde.

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Proprio ieri mattina, alla vigilia del voto, una ex viceministra Ucraina del Ppe, Inna Sovsun, aveva avvertito che l’atto delegato della Commissione era ormai “obsoleto”, perché deciso prima dell’invasione russa del suo paese e basato sull’idea di un’era geopolitica ormai conclusa, nella quale di pensava che sarebbe stato sempre disponibile e affidabile il gas a buon mercato dalla Russia. Oggi, aveva concluso Sovsun, è chiaro che il gas russo, che finanzia la guerra di Putin, non può far parte della soluzione che l’Ue sta cercando per la transizione e per la fine della sua dipendenza dalle fonti fossili. Ma poche ore dopo è arrivata la lettera del ministro dell’Energia ucraino. Tuttavia, la battaglia non è ancora finita. L’atto delegato della Commissione entrerà certamente in vigore, perché non sicuramente non ci sarà la maggioranza qualificata necessaria in Consiglio Ue per bloccarlo.

Ma due paesi, il Lussemburgo e la Danimarca, e un’organizzazione ambientalista prestigiosa come Greenpeace, hanno annunciato nel pomeriggio che inoltreranno un ricorso in Corte europea di Giustizia. I ricorsi avranno probabilmente le stesse motivazioni giuridiche contenute nella “obiezione” bocciata oggi dal Parlamento europeo. Secondo queste motivazioni, ammettendo il gas e il nucleare fra le attività economiche “sostenibili”, la Commissione non ha interpretato correttamente i criteri previsti dall’articolo 3 del regolamento Ue sulla Tassonomia verde, e in particolare il principio del “do not harm”, ovvero “non arrecare danno” significativo a nessuno dei sei obiettivi ambientali fissati nel testo legislativo. Per aspettare il verdetto della Corte Ue, comunque, bisognerà attendere almeno un paio d’anni, dopo che saranno stati presentati.

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