Cronaca

Un 22enne ottiene il cognome della madre, il Tar Sicilia condanna la Prefettura

Un giovane di Trapani ottiene il cambio del cognome paterno con quello materno, dopo una lunga battaglia legale durata quattro anni. Il Tribunale Amministrativo Regionale di Palermo ha imposto alla Prefettura di Trapani non solo di accogliere la richiesta, ma anche di pagare le spese processuali, segnando una vittoria importante per il diritto all’identità personale.

Il caso nasce nell’ottobre 2021, quando il giovane presenta istanza per modificare il cognome. La Prefettura di Trapani risponde solo dopo un’attesa di un anno e mezzo, negando la richiesta nel 2023 con una motivazione basata sull’eccezionalità del cambio, consentito solo per “situazioni oggettivamente rilevanti” e “solide motivazioni”. L’istanza sembrava destinata a rimanere un caso chiuso.

La battaglia legale per il diritto all’identità

Non convinto, il giovane, assistito dagli avvocati Girolamo Rubino e Daniele Piazza, ricorre al Tribunale Amministrativo Regionale. La difesa sfida la rigida interpretazione dell’amministrazione, invocando l’articolo 89 del D.P.R. 396/2000 e la giurisprudenza che riconosce come il cambio del cognome possa derivare anche da motivazioni soggettive e atipiche, purché meritevoli di tutela e non in contrasto con l’interesse pubblico.

Gli avvocati sottolineano che il cognome è un diritto fondamentale della personalità e che la discrezionalità della Pubblica Amministrazione deve limitarsi a ragioni precise di pubblico interesse, non a meri pregiudizi o interpretazioni restrittive. È la rivendicazione di un diritto alla propria identità, che va oltre regole rigide e astratte.

La revoca e la sentenza: una lezione per l’amministrazione

La Prefettura, di fronte al ricorso, sceglie la via dell’autotutela revocando il proprio decreto di rigetto e accogliendo la richiesta del giovane. Il Tribunale prende atto della decisione, dichiarando la fine del contenzioso ma condanna la stessa Prefettura al pagamento delle spese legali, a monito per future simili controversie.

Questa sentenza rappresenta un passo significativo nel riconoscimento giuridico dell’autodeterminazione nell’identità personale, sancendo che la Pubblica Amministrazione non può negare il cambio del cognome senza motivazioni pubbliche concrete e fondate.

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Redazione