Editoriale

Un debito pubblico a Cinque stelle per pagare mance e pensioni

Più sviluppo a costo di fare crescere il debito. Il programma del Movimento Cinque stelle è in continua evoluzione. Tra “giravolte” e annunci a gran voce, Luigi Di Maio, prosegue la sua campagna elettorale, mettendo sempre più in fibrillazione l’Europa che del tetto sul deficit del 3% ne ha fatto oramai una ragione di vita. E così, il premier in pectore grillino promette di procurare 17 miliardi di euro l’anno per dare un salario mensile ai single di 780 euro e di 1950 euro alle famiglie con due figli che hanno più di 14 anni. Certo, se si pensa che oggi, tante famiglie campano con meno di mille euro al mese, la trovata del reddito di cittadinanza c’è tutta. Per dirla con lo stesso Di Maio, “con noi al governo nessuno resterà sotto la soglia di povertà”, rilanciando, allo stesso tempo, anche la volontà di sforare il tetto del 3% per fare “investimenti ad alto deficit”. Appare una ricetta da ‘prima Repubblica’, quella di Di Maio. Ovvero, quando tutto era possibile indebitando sempre più lo Stato fino a raggiungere oggi un ‘rosso’ da circa 2.300 miliardi di euro. E meno male che oggi l’Europa c’è, direbbe qualcuno. Un’Europa da cui “non credo sia il momento di uscirne, anche perché l’asse franco-tedesco non è più così forte”, professa ora Di Maio, primo ospite di ‘Porta a Porta’, uno dei programmi che lui stesso voleva ‘spegnere’ in vista della campagna elettorale. Le ‘giravolte’ su Bruxelles, per il capo politico grillino sono state diverse. Come quella relativa all’Euro, moneta da bandire ai tempi delle barricate in nome dei “cittadini”, e ora, in odor di governo, per Di Maio “il referendum sull’euro è un’extrema ratio che spero non ci sia”. Poi c’è il capitolo pensioni, “quota 41” e stop alla Fornero. Come spiega lo stesso leader grillino, “Quota 41, si basa su un concetto che tu dopo 41 anni di lavoro devi andare in pensione” senza che ci sia il legame “tra tempo di lavoro e età pensionabile”. Quanto alla legge Fornero, “va abolita non solo per chi deve andare in pensione ma per tutti i giovani” che ci andranno. Senza le risorse necessarie, nessun economista metterebbe la mano sul fuoco per questo ambizioso obiettivo. Le prime stime, parlano di 40 miliardi di euro solo per il prossimo anno. Che diventano 350 miliardi di euro se si pensa fino al 2060. In casa Grillo, tuttavia, sono consapevoli. La stessa deputata pentastellata, Laura Castelli, ammette, in estrema sintesi, che il programma M5S si fonda da una parte sull’aumento del deficit sopra il 3% del Pil per 2-3 anni in modo da finanziare investimenti per circa 100 miliardi di euro. Ecco perché il commissario Ue, Pierre Moscovici, è saltato in aria: “La proposta di Di Maio di sfondare il tetto del 3% nel rapporto tra deficit e Pil è un controsenso”. Sul fronte delle tasse, per il M5s c’è necessità di una riduzione della pressione fiscale. A partire dal “reddito delle persone fisiche attraverso la revisione degli scaglioni Irpef, privilegiando, nell’ottica di redistribuzione della ricchezza, le fasce di contribuenti medio-basse, i nuclei familiari monoreddito e con più componenti e le diversità territoriali del Paese”. Un’ipotesi che aggiunta alla riduzione delle tasse sulle imprese, verrà concretizzata con una “manovra shock”, attingendo “anche a risorse in deficit”. Insomma, se l’economia corre, è il ragionamento del leader del M5s, quei soldi ripagano il debito creando valore. E ancora, abolizione canone Rai, redditometro e spesometro. Insomma, “l’unica occasione di stabilità per l’Italia siamo noi”.

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