Una settimana per un accordo: Israele minaccia di entrare a Rafah

Una settimana per un accordo: Israele minaccia di entrare a Rafah
Il premier israeliano, Benjamin Netanyahu
4 maggio 2024

In un contesto di crescente tensione, Israele ha lanciato un ultimatum ad Hamas, dando una settimana di tempo per raggiungere un accordo. In caso contrario, le Forze di difesa israeliane (Idf) entreranno a Rafah, nel sud della Striscia di Gaza. Questa mossa è vista come un tentativo di Israele di accelerare le trattative in corso al Cairo. Tuttavia, Hamas ha respinto l’ultimatum, accusando il primo ministro israeliano, Benyamin Netanyahu, di cercare di far fallire le possibilità di una tregua.

Nel frattempo, il capo della CIA, William Burns, è arrivato al Cairo per spingere su un’intesa ancora in bilico. Secondo alcune fonti, Israele ha “notificato” ad Hamas che se l’accordo per un cessate il fuoco e il rilascio degli ostaggi non verrà raggiunto entro sette giorni, l’esercito entrerà nella città più a sud di Gaza, a ridosso dell’Egitto, dove sono stipati oltre un milione di sfollati. Hamas, dal canto suo, ha respinto l’ultimatum di Israele. I suoi negoziatori stanno attualmente discutendo, a livello interno e con altri gruppi armati palestinesi, la proposta di tregua trasmessa alla fine di aprile, prima di tornare al Cairo, dove si svolgeranno i negoziati indiretti con Israele.

La reazione internazionale

L’ingresso israeliano a Rafah è fortemente osteggiato dagli Usa e dalla comunità internazionale. Il segretario di Stato Usa Antony Blinken, per evitare l’evenienza, ha più volte in questi giorni spinto Hamas a siglare l’intesa. Anche il segretario dell’Onu Antonio Guterres oggi ha “implorato” Hamas e il governo israeliano “di raggiungere un accordo”. La situazione è ulteriormente complicata dalla decisione della Turchia di tagliare completamente l’interscambio con Israele, una mossa che il presidente turco Erdogan ha spiegato essere volta a costringere Israele a firmare la tregua. Questa decisione ha portato a un ulteriore inasprimento delle relazioni tra Turchia e Israele, con il ministro degli Esteri a Gerusalemme Israel Katz che ha accusato Erdogan di lavorare al servizio di Hamas e di danneggiare i palestinesi che finge di aiutare.

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Lo scenario

Al 210/mo giorno di guerra, Israele continua nelle sue operazioni nel sud e nel nord di Gaza. Al Jazeera ha riferito di “un attacco aereo notturno su una casa nel nord di Rafah che ha causato 7 vittime, di cui 4 bambini”. Intanto si è saputo che due israeliani ritenuti finora ostaggi di Hamas sono stati invece uccisi il 7 ottobre nell’attacco della fazione islamica. La situazione rimane tesa e incerta. Entrambe le parti stanno cercando di raggiungere un accordo, ma le posizioni sembrano ancora lontane. La comunità internazionale sta cercando di mediare per evitare ulteriori escalation di violenza.

 

 

Le prospettive

Nonostante le tensioni, ci sono segnali che un accordo potrebbe essere raggiunto. Alti funzionari israeliani riferiscono che secondo le prime indicazioni Hamas accetterà di portare a termine la prima fase dell’accordo – il rilascio umanitario di ostaggi – senza un impegno ufficiale da parte di Israele a porre fine alla guerra. Tuttavia, la situazione rimane fluida e incerta. Il primo ministro israeliano Benyamin Netanyahu ha dichiarato che “l’idea di porre fine alla guerra prima di raggiungere tutti i nostri obiettivi è inaccettabile. Noi entreremo a Rafah e annienteremo tutti i battaglioni di Hamas presenti lì, con o senza un accordo, per ottenere la vittoria totale”. La comunità internazionale continua a monitorare la situazione con preoccupazione, sperando che un accordo possa essere raggiunto per evitare ulteriori violenze e sofferenze.

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L’impatto sulla popolazione

La situazione ha un impatto significativo sulla popolazione locale. Oltre un milione di sfollati sono stipati a Rafah, la città più a sud di Gaza, a ridosso dell’Egitto. L’ingresso delle forze israeliane in questa città potrebbe portare a ulteriori sofferenze per la popolazione civile. Inoltre, la guerra ha causato numerose vittime. Al Jazeera ha riferito di un attacco aereo notturno su una casa nel nord di Rafah che ha causato 7 vittime, di cui 4 bambini. Questi attacchi aumentano la tensione e rendono ancora più difficile la possibilità di raggiungere un accordo di pace. In sostanza, la situazione tra Israele e Hamas rimane tesa e incerta. Entrambe le parti stanno cercando di raggiungere un accordo, ma le posizioni sembrano ancora lontane. La comunità internazionale sta cercando di mediare per evitare ulteriori escalation di violenza. Tuttavia, l’ultimatum di Israele e la risposta di Hamas mostrano che la strada verso la pace è ancora lunga e piena di ostacoli.

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