Politica

Iowa, app manda in tilt primarie. Buttiguieg in testa, secondo Sanders

Pete Buttigieg risulta in testa nei caucus dell’Iowa col 26,9% dei voti. In seconda posizione il senatore Bernie Sanders al 25,1%, seguito da Elizabeth Warren che incassa il 18,3% e da Joe Biden che si piazza al quarto posto con il 15,6%. I dati comunicati dai democratici sono ancora parziali e si riferiscono al 62% delle schede già scrutinate nei distretti dell’Iowa. “Sono dati sicuri”, ha assicurato il presidente Partito Democratico Troy Price dopo le polemiche sui ritardi nel conteggio dei voti attraverso le app. “Abbiamo lavorato giorno e notte per assicurarci che i risultati siano accurati”, ha aggiunto. Una vittoria stupefacente”, commenta Pete Buttigieg i primi risultati delle primarie democratiche statunitensi in Iowa, che lo vedono a sorpresa in testa davanti al senatore Bernie Seanders. L’ex sindaco di South Bend, che con i suoi 35 anni strizza l’occhio soprattutto ai millennials ed è apertamente gay, si trova giù in New Hampshire dove l’11 febbraio ci sarà il secondo appuntamento delle primarie.

Di certo, le primarie democratiche per la Casa Bianca partono col piede sbagliato: la macchina organizzativa del partito va in tilt e a notte fonda in America non si conoscono ancora i risultati dei caucus dell’Iowa, che danno il calcio d’inizio della competizione. “Crisi di nervi nel partito democratico. Non riescono a gestire i caucus e vogliono governare. No grazie”, ha infierito su Twitter Brad Parscale, il manager della campagna di Donald Trump. Il tycoon intanto ha esultato per la sua scontata “grande vittoria” nelle primarie repubblicane in Iowa contro due comparse: l’ex membro del Congresso Joe Walsh e l’ex governatore del Massachusetts Bill Weld. All’inizio il ritardo dei risultati dei caucus democratici sembrava un vero giallo. Dopo tre ore ancora nessun dato. Poi una nota del presidente del partito democratico in Iowa, Troy Price: i risultati dei caucus dell’Iowa saranno resi noti “il prima possibile, oggi”.

Price ha specificato che “i nostri sistemi erano sicuri e non c’è stata un’intrusione” da parte di hacker e che “la raccolta dei dati via app è stata sicura”. Però, ha riportato “solo dati parziali”, a causa di “un problema di codice”. Problema “identificato e risolto”. “I dati registrati nella app e usati per calcolare i delegati statali equivalenti sono validi e accurati” ha aggiunto. “Il nostro piano è di comunicare i risultati oggi, il prima possibile. Il nostro obiettivo finale è di assicurare l’integrità e l’accuratezza” del processo di voto. Insomma, il problema c’è stato. Non a caso il partito democratico del Nevada non userà, per i caucus del 22 febbraio, la stessa app che ieri ha provocato il caos ai caucus dell’Iowa, ancora senza un vincitore. In precedenza, i media statunitensi avevano scritto che il partito avrebbe pagato la società che l’ha prodotta, lo scorso anno, quasi 60.000 dollari. “Possiamo dire con certezza che quello che è successo ai caucus dell’Iowa la scorsa notte non succederà in Nevada. Non useremo la stessa app” ha spiegato William McCurdy, presidente del partito nello Stato.

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