Stati Uniti, Trump potrebbe inciampare su oscura norma di 229 anni fa

Stati Uniti, Trump potrebbe inciampare su oscura norma di 229 anni fa
25 novembre 2016

Un’oscura norma contenuta nella Costituzione americana è diventata la speranza a cui si aggrappano molti liberali Usa, che temono che Donald Trump non abbia molta voglia di mettere un confine chiaro tra le sue attività imprenditoriali il suo ruolo alla Casa Bianca. Fin dal primo giorno del suo mandato, il presidente potrebbe violare l’antica clausola, che è stata applicata molto raramente, a meno che non si liberi del tutto dalla sue rete globale di interessi aziendali. Nota come la Emoluments Clause (la clausola sugli emolumenti) la norma, vecchia di 229 anni, stipula che “nessuna persona che occupi un incarico di profitto o fiduciario, può, senza il consenso del Congresso, accettare alcun dono, emolumento, incarico o titolo di alcun genere da qualunque re, principe o Stato estero”. In sostanza vieta ai pubblici ufficiali di accettare un regalo da un governo estero senza l’ok del Congresso, con l’obiettivo di evitare che rappresentanti stranieri possano usare questo favore per ottenere influenze sulla politica americana.

Il presidente Barack Obama esaminò la norma prima di accettare il premio Nobel. Allora l’ufficio legale del Dipartimento di Giustizia stabilì che il premio viene attribuito dal comitato Nobel, e non da un “re, principe o Stato estero”, quindi Obama poteva riceverlo senza il via libera del Congresso. La questione è ben diversa nel caso di un presidente Trump, che con le sue aziende potrebbe accettare denaro da un governo straniero mentre si trova alla Casa Bianca. Nei giorni scorsi Richard Painter, ex legale per le questioni etiche del presidente George W. Bush, ha messo a rumore il web scrivendo sul blog liberale ThinkProgress che Trump potrebbe violare la clausola se funzionari stranieri, come i diplomatici che stanno pensando di farsi ospitare nel suo albergo a Washington per gratificarlo, pagano le sue società mentre e presidente. Secondo Painter un conto d’albergo pagato da un diplomatico straniero potrebbe essere considerato un dono da un governo estero in base all’Emoluments Clause. Per un diplomatico straniero infatti, il valore di alloggiare in un hotel che si chiama “Trump” viene accresciuto dal fatto che Trump è presidente.

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Perciò un soggiorno in uno dei suoi alberghi potrebbe configurarsi come dono e una potenziale violazione del Costituzione fin dal 20 gennaio prossimo, ha argomentato Painter. I liberali hanno fatto propria l’argomentazione e chiedono a Trump di disinvestire, invece di affidare la gestione del suo impero ai figli, come ha promesso. Altri legali hanno seguito il ragionamento di Painter, sostenendo che la rete di interessi stranieri del presidente eletto lo espone a violazioni della Costituzione, se non nella lettera almeno nello spirito. Ma avvertono, il meccanismo di applicazione della norma dipende da una decisione che sostanzialmente politica. E un Congresso a maggioranza repubblicana difficilmente prenderà la decisione di promuovere l’impeachment di un presidente espresso dal partito. Lui al solito suo tira dritto e ignora la critiche. Nel suo incontro con il New York Times martedì Trump ha detto che “il presidente non può avere alcun conflitto d’interessi”. “Se dipendesse da certa gente, non dovrei mai più rivedere mia figlia Ivanka” ha aggiunto.

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