Venerdì Stati natalità: “Figli bene comune. Il futuro è ora”

Venerdì Stati natalità: “Figli bene comune. Il futuro è ora”
12 maggio 2021

Per invertire la rotta sulla natalità in Italia “non avremo più un’altra occasione: la natalità è inesorabile. Il futuro è oggi, non possiamo più aspettare qualche anno e dire ‘poi risolviamo’: passa un anno e diminuisce la possibilità di risolvere il problema, perché calano le donne in età fertile. È arrivato il momento di creare le premesse affinché ci siano le possibilità per tutti di realizzare il sogno di un figlio, che non è ‘voglio la Ferrari’, ma è un sogno molto normale. Un figlio è un beneficio per tutta la collettività, anche per chi non li ha fatti. Sono le fondamenta della società”.

Gigi De Palo

Gigi De Palo

A parlare con l’agenzia ASKANEWS è Gigi De Palo, 5 figli, presidente del Forum delle associazioni familiari dal 2015. Per venerdì 14 maggio ha convocato a Roma i primi Stati generali della natalità: “Un figlio è un investimento per il Bene Comune”, recita il claim dell’evento, al quale parteciperanno (in presenza) Papa Francesco, Mario Draghi, i ministri dell’Istruzione e delle Politiche famigliari Patrizio Bianchi e Elena Bonetti, la sindaca di Roma Virginia Raggi, il presidente della Regione Lazio Nicola Zingaretti, il presidente Istat Gian Carlo Blangiardo, esponenti del sistema aziende (dall’ad di Poste Italiane Matteo Del Fante al presidente Rai Marcello Foa) e assicurazioni (l’ad Generali Italia Marco Sesana e il direttore generale Federcasse Sergio Gatti), del mondo dell’editoria, dello spettacolo, e dello sport (l’attaccante della Lazio Ciro Immobile con la moglie Jessica).

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De Palo, l’Italia vive la più grave crisi demografica, legata alla natalità, dall’Unità. Qual è il senso e l’obiettivo dell’iniziativa di venerdì?

“Vogliamo iniziare un percorso per mettere nell’agenda politica del Paese il tema della natalità. Ci siamo stufati di commentare i dati Istat solo quando escono e poi non fare più niente. Dovevamo mettere intorno a un tavolo il sistema Paese e abbiamo convocato degli Stati generali con le istituzioni, la politica, le associazioni e mondi che apparentemente non hanno a che fare con questo tema, le banche, le assicurazioni, le aziende, lo spettacolo, lo sport e i media”.

Sulle politiche familiari il nostro Paese è molto in ritardo rispetto ad altri Stati europei: c’è una diversa percezione culturale?

“Non è una questione solo culturale. La cosa grave è che in Italia la nascita di un figlio è la seconda causa di povertà, dopo la perdita del lavoro di uno dei componenti della famiglia. E quando ci sono più figli, questo incide ancora di più sulla povertà. Dal 2008, con la crisi economica, ad oggi c’è stato un crollo enorme della natalità e i giovani non sono messi in condizione di realizzare i loro sogni. Ma in Italia ora non ci sono le premesse. Secondo gli studi e i sondaggi, ogni donna vorrebbe due o più figli e ne fanno 1,24; stessa cosa i giovani.
Non manca il desiderio, ma concretamente la possibilità e quindi vanno create le premesse affinché ci siano le possibilità per tutti di realizzare questo sogno, che non è ‘voglio la Ferrari’, ma è un sogno molto normale”.

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Vanno dunque create le condizioni per invertire la rotta: quali sono le prime tre misure da attuare?

“Primo: in tutta Europa, dove c’è un più sul numero delle nascite ci sono degli assegni lineari, come un po’ il nostro assegno unico, ma che non vengono fatti con il braccino corto come in Italia: lì il figlio viene considerato un bene comune e viene valorizzato. Secondo un piano di rilancio della natalità: non basta aprile asili. E terzo politiche per i giovani che vengano messi nelle condizioni di trovare lavoro, avere accesso alla prima casa. Non è difficile: il problema è trasformare quello che tutto sappiamo in concretezza politica. Siamo tutti bravi nelle dichiarazioni, ora è il momento di farle diventare politiche per i cittadini”.

Quello che spesso viene ignorato, e che molti studi da tempo hanno dimostrato, è che un figlio che nasce è un guadagno anche economico per lo Stato.

“Un figlio è un beneficio per tutta la collettività, anche per chi non li ha fatti. Quel figlio permetterà a te, che non li hai voluti, legittimamente, di avere servizi efficienti, la pensione, servizi sanitari gratuiti: siamo un’unica famiglia umana e paradossalmente dovrebbe diventare una battaglia dei single. Per mantenere questo stile di vita chi non ha figli dovrebbe incentivare politiche famigliari per chi i figli li vuole e li ha fatti. Ma il desiderio è di bellezza: un figlio si fa per amore, non perchè conviene”.

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Può davvero oggi in Italia, con la sua condizione politica, sociale, economica, partire una rivoluzione della natalità?

“Una sola misura negli ultimi anni è riuscita a compattare maggioranza e opposizione e creare una grande maggioranza su questo tema: l’assegno unico. È emerso che il tema della natalità e delle politiche famigliari non hanno colore. Finalmente ci sono risorse, come il Recovery Fund e la nuova visione europea di poter spendere soldi per fare investimenti, quindi ci sono le premesse: ora serve la volontà politica e fare delle scelte. Scegliere se investire risorse su natalità e assegno unico o sui monopattini e il risanamento delle facciate dei palazzi. Cose importanti, ma un conto sono le facciate, un altro le fondamenta della società”. askanews

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