Cultura e Spettacolo

Venezia, George Clooney sparisce dalla Mostra: il mistero dietro “Jay Kelly”

 

George Clooney non si è presentato alla conferenza stampa del film Jay Kelly, in concorso alla Mostra del Cinema e in uscita su Netflix il 5 dicembre. Il motivo? Una grave sinusite. Ma la sua assenza ha finito per amplificare il messaggio del film: la vulnerabilità dietro la maschera della celebrità.

Nel film diretto da Noah Baumbach, Clooney interpreta una star hollywoodiana alle prese con le proprie debolezze. Un ruolo che, ironicamente, riflette la sua condizione reale: lontano dai riflettori, affaticato, umano. Accanto a lui, Adam Sandler veste i panni del manager devoto, compagno di un viaggio che si trasforma presto in una profonda esplorazione interiore.

Un viaggio tra gloria e rimpianti

Il protagonista Jay Kelly parte per un incarico professionale, ma il percorso si rivela tutt’altro che lineare. Tra hotel di lusso e incontri fugaci, il viaggio si trasforma in una riflessione sul passato, sul successo e sulle crepe che lo accompagnano. Baumbach, già autore di pellicole come Storia di un matrimonio e Mistress America, costruisce una narrazione che alterna ironia e malinconia, con dialoghi taglienti e momenti di silenzio che pesano più delle parole.

Il film non cerca risposte, ma pone domande. Chi siamo davvero quando smettiamo di recitare? E cosa resta di noi quando il pubblico se ne va? Durante la presentazione, Baumbach ha spiegato: “Jay Kelly è una riflessione sull’identità, sulla performance, su cosa rappresentiamo nel mondo del cinema. Gli attori sono sempre alla ricerca di sé stessi, ma è quello che facciamo tutti, soprattutto con l’età. Cerchiamo di capire chi siamo e come ci vedono gli altri.”

Il regista non si limita a raccontare una storia: costruisce uno specchio. E in quel riflesso, il pubblico può riconoscersi, anche se non ha mai calcato un red carpet.

Clooney, l’assenza che parla

L’assenza di Clooney, paradossalmente, ha reso il film ancora più potente. Nessuna dichiarazione, nessuna posa. Solo il silenzio di un volto che manca, ma che nel film racconta tutto. Jay Kelly non è solo una pellicola: è un invito a guardare oltre il glamour, a interrogarsi sul senso della fama e sull’identità che ci costruiamo. E mentre Venezia si riempie di flash e applausi, Jay Kelly lascia dietro di sé una domanda sospesa: quanto siamo disposti a perdere per essere visti?

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Redazione