Politica

L’isola di Orchila e le mire di Putin (smentite). L’ombra di una nuova crisi di Cuba

L’ambasciatore del Venezuela a Mosca smentisce e sia la Russia che gli Usa si tengono sul vago, ma le indiscrezioni sui piani di Vladimir Putin di basare i propri bombardieri strategici Tu-160 sull’isola venezuelana di La Orchila brillano di nuova luce nei giorni del braccio di ferro tra il regime di Maduro e l’opposizione sostenuta dagli Usa. Un progetto del genere, che ricorda la crisi dei missili sovietici a Cuba nell’ottobre 1962, significherebbe ripiombare in piena guerra fredda, e non solo a parole.

A metà dicembre il quotidiano russo Nezavisimaya Gazeta ha scritto, citando “fonti diplomatico-militari”, che “le autorità russe hanno deciso (e Maduro non si è opposto) di dislocare l’aviazione strategica russa su un’isola venezuelana nel Mar Caraibico, dove si trovano una base della Marina militare e un aerodromo militare venezuelani: si tratta della piccola isola di Orchila, situata 200 chilometri a Nord-Est di Caracas, dove già 10 anni fa si erano recati specialisti e alti gradi delle Forze armate della Federazione russa”. L’indiscrezione – alimentata dalla visita in Venezuela di due bombardieri russi Tu-160 dal 10 al 14 dicembre – è stata poi rilanciata da vari media, compresa l’agenzia russa Tass, che ha così fornito in qualche modo un valore semi-ufficiale ai rumours. Anche il sito di affari militari americano The Drive ha poi dedicato un lungo articolo alla questione, sottolineando che “si tratta della terza visita di questo tipo di velivoli militari russi dal 2008 e che hanno condotto pattugliamenti di 10 ore per la prima volta durante questo tipo di viaggio” nei Caraibi.

Nezavisimaya Gazeta aveva raccolto anche alcuni commenti, positivi, di esperti militari russi, come quello del Colonello in pensione Shamil Gareyev, secondo cui con la creazione de facto di una base russa, “i nostri bombardieri strategici non solo non dovranno tornare in Russia ogni volta, ma neppure dovranno rifornirsi in volo durante le missioni in America”. The Drive precisava che “per il momento non ci sono dettagli su che tipo di dislocamento russo potrebbe essere organizzato, quali forze potrebbero essere stanziate, e quando, o anche quali possano essere i termini temporali dell’accordo tra il Cremlino e il Venezuela per avviare il progetto”. Ma pubblicava una mappa per far capire quanto l’isola di Orchila si possa prestare per un simile progetto e quanto vicina sia a Porto Rico (800 chilometri) e relativamente alla Florida (2400 chilometri). Le missioni dei bombardieri russi hanno suscitato critiche da parte americana, anche se l’ambasciatore Usa in Colombia Kevin Whitaker ha liquidato gli aerei russi come “pezzi da museo” che non possono neppure essere considerati una provocazione.

Ora, con Nicolas Maduro alle strette dopo l’autoproclamazione da parte di Juan Guaido’ a capo di Stato venezuelano ad interim – appoggiato dagli Usa – il regime di Caracas minimizza e nega che vi sia qualsiasi piano con la Russia per una base militare. “Sono speculazioni della stampa. La stessa costruzione di una tale base andrebbe contro la Costituzione venezuelana”, ha detto l’ambasciatore a Mosca Rafael Faria Tortosa. A livello ufficiale, da parte russa, nessun commento. Solo il capo del dipartimento America Latina del ministero degli Esteri, Aleksandr Shetinin, interrogato a Bruxelles sulla missione dei bombardieri russi nel mar caraibico, ha consigliato di chiedere ai suoi colleghi della Difesa. Shetinin ha precisato che “durante le consultazioni con esponenti Ue, nessuno ha espresso preoccupazione”. Anche Robert Palladino, vice capo del servizio stampa del Dipartimento di Stato Usa, ha declinato una richiesta di commentare: “Chiedete ai russi dicono tante cose, io non intendo fare commenti”. askanews

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