Durante la presentazione del bilancio del tour mondiale del Vespucci, il titolare del dicastero di via XX Settembre ha tracciato un quadro impietoso delle capacità difensive nazionali. La confessione arriva in un momento di crescente tensione internazionale, con la Russia che intensifica le provocazioni ai confini Nato e l’Italia che si trova a dover gestire pressioni su due fronti strategici.
Un deficit strutturale che oggi presenta il conto in un contesto geopolitico sempre più instabile. L’Italia si trova stretta in una morsa geografica e strategica. Da una parte il fronte orientale, dove Roma è “tra i primi contributori in assoluto nella Nato”, dall’altra il fianco sud, tradizionalmente area di competenza italiana nel dispositivo atlantico.
Il gioco delle provocazioni sul fronte orientale
Mentre Crosetto delinea i limiti della difesa italiana, il quadro internazionale si complica ulteriormente. L’ambasciatore russo a Londra è stato convocato al Foreign Office per protestare contro la significativa violazione senza precedenti dello spazio aereo polacco e della Nato” attribuita a droni di Mosca, seguita da una “successiva incursione in Romania”.
La ministra degli Esteri britannica Yvette Cooper ha condannato “senza riserve queste azioni sconsiderate”, mentre la comunità atlantica fa quadrato attorno all’Ucraina. Ma è la reazione del Cremlino a chiarire la posta in gioco: “La Nato è di fatto in guerra con la Russia”, ha dichiarato il portavoce Dmitri Peskov, alzando ulteriormente il livello dello scontro verbale.
Le provocazioni russe non si limitano alle violazioni dello spazio aereo. I bombardieri strategici Tu-22m3 hanno sorvolato per “circa quattro ore” il Mare di Barents nell’ambito delle esercitazioni congiunte russo-bielorusse Zapad 2025, un messaggio neanche troppo velato alle cancellerie occidentali.
La risposta italiana tra realismo e diplomazia
In questo scenario, l’Italia cerca di mantenere un equilibrio precario tra deterrenza e mediazione. Il vicepremier Antonio Tajani ha chiarito la posizione del governo: “L’obiettivo è costruire la pace, non andare verso un ipotetico conflitto”. Ma il realismo impone anche di “far capire a Mosca che certi atteggiamenti provocano un incremento della tensione”.
Tajani ha individuato nella pressione economica uno strumento chiave: “Attraverso le sanzioni, che come europei dobbiamo irrobustire, dobbiamo fare in modo di tagliare i flussi finanziari che da Mosca vanno alle forze armate”. L’obiettivo è costringere Putin “a sedersi a un tavolo” per una soluzione diplomatica del conflitto ucraino. “Putin ha un po’ preso in giro Trump, che tanto si era speso per un accordo tra Putin e Zelensky”, secondo il vicepremier.