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Vent’anni di tagli hanno lasciato l’Italia indifesa, Crosetto rompe il silenzio. L’urgenza di una svolta

“Non siamo pronti né ad un attacco russo né ad un attacco di un’altra nazione”. Le parole del ministro della Difesa Guido Crosetto risuonano come un campanello d’allarme nel palazzo della politica italiana, svelando una verità che molti sospettavano ma nessuno osava ammettere pubblicamente.

Durante la presentazione del bilancio del tour mondiale del Vespucci, il titolare del dicastero di via XX Settembre ha tracciato un quadro impietoso delle capacità difensive nazionali. La confessione arriva in un momento di crescente tensione internazionale, con la Russia che intensifica le provocazioni ai confini Nato e l’Italia che si trova a dover gestire pressioni su due fronti strategici.

“Penso che abbiamo il compito di mettere questo Paese nella condizione di difendersi se qualche pazzo decidesse di attaccarci: non dico Putin, dico chiunque”. Crosetto non usa mezzi termini nella sua analisi. Le radici del problema affondano in vent’anni di politiche miopi. “Non lo siamo perché non abbiamo investito più in difesa negli ultimi vent’anni e quindi i vent’anni non si recuperano in un anno o in due anni”, spiega il ministro, fotografando le conseguenze di una stagione politica che ha privilegiato altri capitoli di spesa.

Un deficit strutturale che oggi presenta il conto in un contesto geopolitico sempre più instabile. L’Italia si trova stretta in una morsa geografica e strategica. Da una parte il fronte orientale, dove Roma è “tra i primi contributori in assoluto nella Nato”, dall’altra il fianco sud, tradizionalmente area di competenza italiana nel dispositivo atlantico.

Il gioco delle provocazioni sul fronte orientale

Mentre Crosetto delinea i limiti della difesa italiana, il quadro internazionale si complica ulteriormente. L’ambasciatore russo a Londra è stato convocato al Foreign Office per protestare contro la significativa violazione senza precedenti dello spazio aereo polacco e della Nato” attribuita a droni di Mosca, seguita da una “successiva incursione in Romania”.

La ministra degli Esteri britannica Yvette Cooper ha condannato “senza riserve queste azioni sconsiderate”, mentre la comunità atlantica fa quadrato attorno all’Ucraina. Ma è la reazione del Cremlino a chiarire la posta in gioco: “La Nato è di fatto in guerra con la Russia”, ha dichiarato il portavoce Dmitri Peskov, alzando ulteriormente il livello dello scontro verbale.

Le provocazioni russe non si limitano alle violazioni dello spazio aereo. I bombardieri strategici Tu-22m3 hanno sorvolato per “circa quattro ore” il Mare di Barents nell’ambito delle esercitazioni congiunte russo-bielorusse Zapad 2025, un messaggio neanche troppo velato alle cancellerie occidentali.

La risposta italiana tra realismo e diplomazia

In questo scenario, l’Italia cerca di mantenere un equilibrio precario tra deterrenza e mediazione. Il vicepremier Antonio Tajani ha chiarito la posizione del governo: “L’obiettivo è costruire la pace, non andare verso un ipotetico conflitto”. Ma il realismo impone anche di “far capire a Mosca che certi atteggiamenti provocano un incremento della tensione”.

Tajani ha individuato nella pressione economica uno strumento chiave: “Attraverso le sanzioni, che come europei dobbiamo irrobustire, dobbiamo fare in modo di tagliare i flussi finanziari che da Mosca vanno alle forze armate”. L’obiettivo è costringere Putin “a sedersi a un tavolo” per una soluzione diplomatica del conflitto ucraino. “Putin ha un po’ preso in giro Trump, che tanto si era speso per un accordo tra Putin e Zelensky”, secondo il vicepremier.

Ma è proprio sul tavolo delle trattative che emergono le maggiori difficoltà. Secondo Donald Trump, un eventuale vertice di pace sarà complicato dal fatto che Russia e Ucraina “si odiano così tanto che quasi non riescono a parlare”. Una constatazione che rende ancora più urgente il rafforzamento delle capacità difensive occidentali.

L’urgenza di una svolta strategica

Crosetto non nasconde la gravità della situazione: “Non abbiamo più tempo da perdere: il clima così, a fattori invariati, non può che peggiorare”. Il ministro vede un “dirupo” sempre più vicino e una “rotta” che appare “inarrestabile e sempre più veloce” senza interventi immediati.

La sfida per l’Italia è duplice: colmare rapidamente le lacune accumulate in vent’anni di sottoinvestimenti e definire un ruolo strategico chiaro nell’architettura di sicurezza europea. Su quest’ultimo punto, Crosetto mantiene una posizione equilibrata: il contributo italiano al fronte orientale è “abbastanza”, ma Roma è pronta a valutare eventuali richieste formali della Nato.

La partita si gioca su un terreno complesso dove preparazione militare e azione diplomatica devono procedere di pari passo. L’ammissione di Crosetto sulla vulnerabilità italiana rappresenta il primo passo per una presa di coscienza che potrebbe rivelarsi tardiva ma non inutile, se tradotta rapidamente in investimenti concreti e strategie efficaci.

Pubblicato da
Enzo Marino