Camera dei deputati
Il percorso della legge di bilancio 2026 segna una tappa fondamentale a Montecitorio, dove l’Aula ha confermato la fiducia al governo. Nonostante il via libera della Camera alla manovra da 22 miliardi di euro, il clima politico resta tutt’altro che sereno: se da un lato il centrodestra festeggia l’avanzamento del provvedimento — atteso domani al Senato per il sigillo definitivo — dall’altro le tensioni interne alla maggioranza sono emerse con forza, in particolare sul delicato tema delle pensioni.
Il principale terreno di scontro è stato un ordine del giorno presentato dalla Lega, volto a bloccare l’automatismo triennale che regola l’innalzamento dell’età pensionabile a partire dal 2027. La mossa del Carroccio ha trovato però la ferma resistenza del Ministro dell’Economia, Giancarlo Giorgetti. Con un intervento dai toni piuttosto freddi, Giorgetti ha gelato le aspettative degli alleati, ribadendo che ogni decisione su ulteriori tagli o modifiche strutturali verrà rimandata al 2026, forte di un intervento governativo che ha già ridotto di tre mesi l’aumento automatico inizialmente previsto.
Mentre la Lega “scalcia”, Forza Italia rivendica invece il proprio ruolo di perno moderato e costruttivo. Il vicepremier Antonio Tajani ha espresso grande soddisfazione, sottolineando come l’impronta degli azzurri sia stata determinante nel definire i contorni di una manovra che si muove lungo un binario di estremo rigore. L’obiettivo è chiaro: tenere i conti pubblici blindati per rassicurare l’Europa, evitando scostamenti di bilancio e concentrando le scarse risorse su pochi capitoli strategici come fisco e lavoro.
Il cuore della riforma fiscale risiede nella rimodulazione delle aliquote. Per i redditi medio-alti si profila un alleggerimento significativo, con l’aliquota intermedia Irpef che scende dal 35% al 33%. Tuttavia, questo beneficio viene bilanciato da un taglio selettivo delle detrazioni per i contribuenti più abbienti: chi supera la soglia dei 200 mila euro annui si vedrà ridurre le agevolazioni per un valore di circa 440 euro, una misura che punta a recuperare immediatamente parte del gettito.
Novità importanti arrivano anche per il settore privato, con l’intento di premiare la produttività senza appesantire il costo del lavoro. Dal 2026, gli aumenti salariali derivanti dai rinnovi contrattuali godranno di una tassazione agevolata al 5% per i redditi fino a 33 mila euro. Parallelamente, vengono confermate aliquote “light” per i premi di produzione (1% entro i 5 mila euro) e per i compensi legati a turni notturni e straordinari.
Per coprire le misure previste, il governo ha deciso di attingere dal mondo della finanza. La Tobin tax verrà raddoppiata, raggiungendo lo 0,4% sulle transazioni ordinarie e lo 0,04% su quelle ad alta frequenza, garantendo così un’entrata consistente per le casse dello Stato. Anche il settore creditizio sarà chiamato a contribuire attraverso un prelievo straordinario sulle riserve delle banche che potrà toccare il 33%.
Infine, cambia il modo in cui lo Stato valuta la ricchezza delle famiglie. Il calcolo dell’Isee diventerà più stringente e inclusivo: per ottenere bonus e aiuti sociali, i cittadini dovranno dichiarare non solo i patrimoni classici, ma anche criptovalute, conti esteri e rimesse effettuate tramite money transfer. Si tratta di una stretta sulla trasparenza che mira a scovare patrimoni offshore e a razionalizzare l’erogazione dei sussidi.
Quella che emerge è dunque una manovra prudente, quasi d’attesa, che preferisce la stabilità dei conti ai “fuochi d’artificio” elettorali. Con le riforme strutturali rinviate a data da destinarsi e una coalizione che fatica a trovare un’intesa unanime sul fronte previdenziale, il voto di domani al Senato rappresenterà l’ultimo atto formale di un anno politico complesso.