Politica

Vertice Ue, i quattro “frugali” propongono secco taglio grants a 155 miliardi

I quattro Paesi sedicenti Paesi “frugali” – Austria, Danimarca, Olanda e Svezia – hanno presentato nel pomeriggio di oggi una controproposta al vertice europeo sul piano di rilancio post crisi, in cui chiedono di abbassare drasticamente le sovvenzioni a fondo perso (grants), portandole a 155 miliardi di euro nel Resilience and recovery Facility, che fa parte del piano Next Genration Eu.

Peraltro i quattro Stati Ue sovramenzionati vorrebbero anche ridurre di ulteriori 190 miliardi altre voci del piano di rilancio complessivo. A loro si oppongono innanzitutto i Paesi del Sud Europa, tra cui Italia, Spagna e Portogallo, tra quelli più colpiti dalla pandemia. Ma anche Francia e Germania sostengono la proposta della Commissione e della presidenza del Consiglio Ue, che lascia il piano totale a 750 miliardi di euro e che nella sua ultima proposta di Charles Michel prevedeva 450 miliardi in grants, di cui 325 miliardi nel Rrf.

Di certo a Bruxelles regna alta tensione. Eloquente il presidente del Consiglio che su Facebook ha parlato di un negoziato al Consiglio europeo “in una fase di stallo”, e per cui l’Italia lavora per “una sintesi” ma non intende accettare “strumenti che non servono a niente”. “Siamo in una fase di stallo, si sta rivelando molto complicato, più del previsto. Ci sono tante questioni che non riusciamo a sciogliere”. Al Consiglio europeo c’è un “confronto duro” con l’Olanda e altri paesi ‘frugali’, ha spiegato Conte. “Ci stiamo confrontando duramente con l’Olanda ma anche con altri paesi cosidetti frugali che non condividono la necessità di una risposta così consistente per quanto riguarda i famosi sussidi, ma mettono anche in discussione in parte i prestiti. Stiamo cercando di coinvolgere tutti in questa prospettiva europea”.

La discussione è difficile, ha spiegato il premier, perché sono molti i dossier aperti, non solo il ‘Recovery fund, ma anche il bilancio pluriennale. “Sto invitato tutti a convergere su un obiettivo comune, approvare Next generation Eu – il programma per la ripresa europea e non solo per i paesi più colpiti – e poi ovviamente stiamo ragionando sul quadro finanziario pluriennale, il bilancio dei prossimi sette anni. Le partite in discussione sono molteplici e questo rende molto complicato” il negoziato. “Per esempio – ha ricordato – su ‘Next generation’ si sta discutendo ancora l’ammontare totale, alcuni stati – pochi – mettono in discussione l’ammontare dei sussidi, ci sono aspetti procedurali per le verifiche sull’esecuzione del programma, aspetti complessi che riguardano la distribuzione di competenzeà”. Inoltre, “poi c’è il quadro finanziario pluriennale, con i vari aspetti che riguardano i famosi ‘rebates’à”.

Secondo Conte “dobbiamo trovarla questa sintesi peché è nell’interesse di tutti ma certo mantenendo bene le coordinate più importanti, affermando un principio fondamentale: questi strumenti devono essere adeguati, proporzionali alla crisi che stiamo vivendo e devono essere effettivi. Non serve a nessuno approvare strumenti che poi non si rivelano efficaci”.

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