Il Senato ha dato il via libera definitivo alla riforma della Corte dei Conti con 93 voti favorevoli, 51 contrari e 5 astenuti. Un provvedimento snello ma incisivo, appena sei articoli che ridisegnano il sistema dei controlli e soprattutto introducono un tetto del 30% al risarcimento per danno erariale quando il fatto è commesso per colpa e non per dolo. Una svolta che il governo rivendica come scelta di “ragionevolezza” contro l'”ipocrisia” di accertamenti miliardari destinati a rimanere sulla carta.
“Prima eravamo al di sotto del 10% come introiti rispetto a quanto accertato”, ha spiegato il sottosegretario alla presidenza del Consiglio Alfredo Mantovano a Palazzo Madama, subito dopo il voto. “Se si arriva al 30% è senza dubbio un vantaggio in più per la collettività e un atteggiamento meno oppressivo per chi non ha seguito condotte dolose, ma è rimasto confuso da giurisprudenze difformi o norme mal interpretate”.
Il ragionamento del governo è netto: meglio incassare qualcosa di concreto che inseguire cifre astronomiche mai recuperate. Mantovano respinge le accuse delle opposizioni: “Chi commette fatti con dolo risponde al 100%, quindi nessuna copertura di frodi o reati”. Per i danni colposi, invece, scatta la condanna fino a due anni di stipendio: “Rimanere senza remunerazione per due anni non è cosa leggera per un dipendente pubblico”.
La riforma interviene proprio sulla definizione di colpa grave, escludendola quando la violazione deriva dal riferimento a indirizzi giurisprudenziali prevalenti o a pareri delle autorità competenti. Stesso trattamento per i danni originati da atti che costituiscono il presupposto logico e giuridico dell’atto sottoposto a controllo. In pratica, chi segue le indicazioni della giurisprudenza o si affida a pareri ufficiali non potrà essere condannato per colpa grave.
Il tetto del 30% sul pregiudizio accertato non potrà comunque superare il doppio della retribuzione lorda conseguita nell’anno di inizio della condotta dannosa o in quello immediatamente precedente o successivo. Una protezione che il governo definisce necessaria per evitare che amministratori e funzionari pubblici siano paralizzati dalla paura di finire sul banco degli imputati per scelte prese in buona fede.
Mantovano ha anche risposto alle preoccupazioni sull’aumento dei controlli previsto dalla riforma. “Nella legge è prevista una delega al governo per riorganizzare e razionalizzare le forze in campo”, ha precisato. Finora c’erano sezioni territoriali “non particolarmente impegnate”, ha aggiunto usando un eufemismo.
La delega, da esercitare entro dodici mesi, servirà a riordinare le funzioni della Corte e del procuratore generale per aumentarne l’efficienza. “Ci sarà tempo e modo per arrivare a un assetto complessivo più efficace, in cui non ci saranno magistrati che lavorano pochissimo e altri sovraccaricati, ma un adeguamento dei carichi”. Anche per i giudici contabili arriverà la separazione delle carriere tra requirente e giudicante, sul modello di quanto il governo sta realizzando per la magistratura ordinaria.
Il provvedimento introduce infine una sanzione pecuniaria per il pubblico ufficiale responsabile di un ritardo superiore al 10% rispetto ai tempi previsti per la conclusione di progetti connessi al Piano nazionale di ripresa e resilienza. Una norma che punta a velocizzare l’attuazione del Pnrr, evitando che la burocrazia rallenti l’utilizzo dei fondi europei.
La riforma entra così nel vivo della partita più importante per il governo: garantire che i miliardi di Bruxelles vengano spesi nei tempi e nelle modalità concordate, pena la perdita delle risorse.Claude è un’AI e può commettere errori. Verifica le risposte.