Cronaca

Vittorio Emanuele, renderemo omaggio a miei nonni. In Italia anche la salma del re

Vittorio Emanuele di Savoia, insieme alla sorella Maria Pia, al figlio Emanuele Filiberto, e al nipote si recherà domani al santuario di Vicoforte, per “rendere omaggio alle sepolture provvisorie” del re Vittorio Emanuele III e della regina Elena. Avvolte nel vessillo di casa Savoia, infatti, sono rientrate in Italia le spoglie di Vittorio Emanuele III partite questa notte da Alessandria d’Egitto, dove era morto in esilio nel 1947 e sepolto nella cattedrale di Santa Caterina. E’ previsto stasera l’arrivo al Santuario di Vicoforte, in provincia di Cuneo, della salma di Vittorio Emanuele III di Savoia. Le spoglie del re saranno tumulate accanto a quelle della moglie Elena di Montenegro, arrivate al Santuario, in gran riserbo, venerdi’ pomeriggio da Montpellier. Il principe Vittorio Emanuele, duca di Savoia, ha fatto sapere: “Domani, lunedì 18 Dicembre 2017, alle ore 15.00, insieme a mia moglie Marina, a mio figlio Emanuele Filiberto, a mia sorella Maria Pia ed a mio nipote Serge di Jugoslavia, mi recherò al Santuario di Vicoforte per rendere omaggio alle sepolture provvisorie dei miei nonni, le LL.MM. il Re Vittorio Emanuele III e la Regina Elena”. Vittorio Emanuele infatti, a differenza di sua sorella Maria Gabriella che ha organizzato il trasferimento delle salme (venerdì scorso quello della Regina Elena dalla Francia, oggi quello di Vittorio Emanuele III) chiede la sepoltura al Pantheon di Roma, “come abbiamo sempre richiesto e prima di me mio” Padre, il Re Umberto I”, ha ricordato ieri il principe, duca di Savoia, sottolineando: “Giustizia sarà fatta quando tutti i sovrani sepolti in esilio riposeranno nel Pantheon di Roma”.

Finisce, dunque, l’esilio postmortem di Vittorio Emanuele III di Savoia e della moglie Jelena Petrovic Njegos. Dopo che la salma della Regina Elena, in gran segreto, era stata traslata dal cimitero di Montpellier, in Francia, dove fu inumata il 28 novembre 1952, è arrivata al santuario di Vicoforte, nei pressi di Mondovì, nel cuneese, anche il feretro del consorte, che riposava invece ad Alessandria d’Egitto. Un trasferimento, che, come era previsto, ha sollevato polemiche, date le responsabilità storiche di Vittorio Emanuele III nella tragica avventura bellica dell’Italia nella Seconda Guerra Mondiale. Elena aveva seguito il marito in esilio ad Alessandria e, rimasta vedova, si era trasferita in Francia per curare i gravi tumori dei quali soffriva. La notizia è stata data, a traslazione avvenuta, dalla nipote Maria Gabriella con un comunicato all’agenzia France Presse: “A nome dei discendenti della coppia reale che ha vissuto i suoi 51 anni di matrimonio insieme agli italiani, nella buona e nella cattiva sorte, esprimo la più profonda gratitudine al Presidente della Repubblica Italiana, Sergio Mattarella, che ha favorito il trasferimento in Italia”. Il Quirinale in una nota ha confermato di essersi mosso “sul piano diplomatico” per il rientro delle spoglie mortali degli ex regnanti.  “Confido che il ritorno in Patria della Salma di Elena di Savoia, la Regina amata dagli italiani, concorra alla composizione della memoria nazionale nel 70esimo della morte di Vittorio Emanuele III (28 dicembre 1947) e nel Centenario della Grande Guerra”, ha aggiunto Maria Gabriella. E alcuni quotidiani sostengono che proprio in quella data la salma del re potrebbe essere rimpatriata. A confermarlo a Repubblica il rettore della basilica, don Meo Bessone, che ha celebrato ieri la cerimonia per la sepoltura della regina nel santuario che, nelle intenzioni dei duchi di Savoia, avrebbe dovuto diventare il mausoleo della casata. Chissà se vi troveranno posto in futuro anche Umberto II e Maria José, che regnarono un solo mese prima della proclamazione della Repubblica e riposano nell’abbazia di Heutecombe, in Savoia.

EMANUELE FILIBERTO Un gesto di conciliazione che non tutti gli eredi hanno apprezzato.  “La mia bisnonna, l’amata regina Elena seppellita a Cuneo? Mio padre Vittorio Emanuele, capo di Casa Savoia, e’ rimasto sconvolto dall’iniziativa della sorella Maria Gabriella e soprattutto dai modi della traslazione della salma della regina d’Italia, in gran segreto. Ma perche’?” A chiederselo e’ Emanuele Filiberto di Savoia, che al ‘Corriere della Sera’ spiega i motivi della tensione con la zia Maria Gabriella che ha preso “in autonomia” la decisione di far rientrare in Italia le spoglie della regina Elena e del re Vittorio Emanuele III. “Farla tornare adesso di nascosto, quasi fosse stata una terrorista, per noi Savoia e’ un insulto”, afferma. E spiega: “La nostra battaglia e’ sempre stata quella di far tornare le salme degli ex re nell’unico luogo deputato alla loro sepoltura, il Pantheon a Roma. Non in una tomba qualsiasi in Piemonte”. Anacronistico il Pantheon? “Per nulla, parlo dalla Romania, sono qui per i funerali di Stato dell’ex re Michele. Al corteo funebre, accanto a me, migliaia di persone e il presidente della Repubblica romena con le massime autorita’”. “Non pretendiamo una cerimonia ufficiale, ma l’esempio di Bucarest dimostra come non sia affatto fuori dal tempo auspicare rispetto per i re”. E aggiunge: “Soprattutto un posto al Pantheon dove gia’ riposano Vittorio Emanuele II, Umberto I e la regina Margherita”.

GUARDIE D’ONORE L’Istituto Nazionale per la Guardia d’Onore alle Reali Tombe del Pantheon “si dissocia totalmente dall’iniziativa della traslazione da Montpe’llier a Vicoforte della salma di Sua Maesta’ la Regina Elena”. Tale iniziativa, sottolinea il presidente dell’Istituto Ugo d’Atri, “e’ stata presa dalla Principessa Maria Gabriella di Savoia che non ha ritenuto di acquisire il consenso degli altri eredi della Famiglia Reale, che erano evidentemente di altro avviso. Quindi si esprimono forti dubbi sulla liceita’ di tale azione, che non tiene conto dei sentimenti degli Italiani che tuttora si riferiscono a Casa Savoia e che non ritengono adatto alla sepoltura dei Sovrani d’Italia alcun luogo diverso dal Pantheon”.

COMUNITA’ EBRAICA ”In un’epoca segnata dal progressivo smarrimento di Memoria e valori fondamentali il rientro della salma del re Vittorio Emanuele III in Italia non può che generare profonda inquietudine. Anche perché giunge alla vigilia di un anno segnato da molti anniversari, i 70 anni della Costituzione che nacque nel solco del referendum attraverso cui l’Italia scelse di abrogare la monarchia ma anche gli 80 anni dalla firma delle Leggi Razziste che per primo proprio il sovrano di casa Savoia avallò nella tenuta di San Rossore a Pisa. Era il 5 settembre del 1938, pochi giorni ancora e Mussolini le avrebbe annunciate alla folla entusiasta radunatasi in Piazza Unità d’Italia a Trieste”. E’ quanto afferma la Presidente dell’Unione delle Comunità Ebraiche Italiane, Noemi Di Segni. “Bisogna che lo si dica chiaramente, in ogni sede: Vittorio Emanuele III fu complice di quel regime fascista di cui non ostacolò mai l’ascesa e la violenza apertamente manifestatasi sin dai primi mesi del Ventennio. Nessun tribunale -aggiunge Di Segni, come riporta ‘Pagine ebraiche’, il portale dell’ebraismo italiano- ebbe mai modo di processarlo, per quelle gravi colpe. Cercheremo di colmare questo vuoto con una specifica iniziativa, nel prossimo mese di gennaio. Per chi oggi vuole farne un eroe o un martire della Storia, per chi ancora chiede una sua solenne traslazione al Pantheon, non può che esserci una risposta: nessun onore pubblico per chi porta il peso di decisioni che hanno gettato discredito e vergogna su tutto il paese. L’Italia non può e non deve dimenticare”.

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