Editoriale

I voli di Stato e i Cinquestelle, una commedia da terza visione

Oltre trenta voli di Stato effettuati dal 31esimo Stormo dell’Aeronautica militare. Dopo quattro mesi di legislatura – vacanze comprese – sembra ben promettere l’attività degli aerei per viaggi istituzionali. E dire che per il governo gialloverde, o meglio, per i Cinquestelle – in seguito vedremo che la precisazione non è gratuita – parlare di volo di Stato è come profanare chissà che cosa. Intanto, sul sito del governo, è già scattata la conta.

E che riporta, in dettaglio, i voli di Stato da giugno a settembre. E così ci troviamo sul podio il ministro dell’Interno, Matteo Salvini con 7 viaggi. Da qui la precisazione precedentemente fatta, dato che il numero di voli non turba minimamente il sonno del leader leghista. Mentre, a quanto pare, quello dei pentastellati sì. Dopo Salvini, c’è con 6 voli la ministra della Difesa, Elisabetta Trenta; con 2 il ministro dell’Economia, Giovanni Tria e con un viaggio, il ministro degli Esteri, Enzo Moavero Milanesi, che, in linea teorica, dato le sue funzioni, dovrebbe essere l’esponente di governo a percorrere più miglia. Insomma, le piste cominciano a riscaldarsi.

Recentemente, le polemiche sui viaggi di Stato si sono trasformate in farse, con battute e finanche filmati da commedie cinematografiche da terza visione. Indimenticabile il video pubblicato in rete dal vice premier, Luigi Di Maio, per smentire di viaggiare per la Cina in business class. Ma arrivato a Pechino, però, come riportano alcune inchieste giornalistiche, il capo politico del M5S ha soggiornato al ‘Four Seasons’, l’albergo più lussuoso della città, con stanze deluxe, piscina panoramica, spa e Jacuzzi. Struttura forse con più di 5 stelle. Come non ricordare l’altro video-annuncio, divenuto una gigantesca operazione di propaganda, con il ministro delle Infrastrutture, Danilo Toninelli e lo stesso Di Maio, immortalati a “rottamare” a Fiumicino l’AirForce di Matteo Renzi. “E’ la fine dell’Ancien Règime”, avevano dichiarato.

Un altro recente simpatico caso e quello del ministro della Giustizia, Alfonso Bonafede che lo scorso 20 settembre, con un video dichiarava da Fiumicino: “Avrei diritto ad un volo di Stato, ma non ci penso nemmeno, sto partendo con un normale volo di linea”. Questo è lo stato dell’arte. Ma una cosa va detta. Un vicepresidente del Consiglio della Repubblica italiana, o ministro, ha tutto il diritto, rappresentando il Paese all’estero, di volare con volo di Stato o in business class e alloggiare in un hotel a cinque stelle durante un importante missione istituzionale. Lo fanno tutti i leader del mondo. E non è solo questione di diplomazia, ma soprattutto di sicurezza. Quindi, pare, strumentale, fare esattamente il contrario.

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