Woody Allen tra glamour e scandalo: il regista americano sotto accusa per il Festival di Mosca
Woody Allen
Il leggendario regista americano diventa il fulcro di una polemica internazionale per aver accolto l’invito a partecipare a un evento cinematografico statale russo durante il conflitto in Ucraina.
L’Ucraina non ha tardato a reagire con fermezza alla decisione di Woody Allen di intervenire in video collegamento alla Settimana internazionale del Cinema di Mosca, manifestazione promossa e sponsorizzata dal governo russo. Il ministero degli Esteri di Kiev ha denunciato che il celebre cineasta, con questo gesto, contribuisce a minimizzare e a occultare la realtà dell’invasione russa, ammonendo contro l’uso strumentale della cultura a fini propagandistici.
Woody Allen tra apprezzamenti e polemiche
Lo scorso 24 agosto, nell’affollata sala Moskino della capitale russa, Woody Allen è stato accolto con entusiasmo dai presenti durante una sessione intitolata “Leggende del cinema mondiale”. Il cineasta ha espresso il suo apprezzamento per il cinema russo e non ha escluso l’idea di girare un film in Russia, aprendo così uno spiraglio a un futuro legame professionale con il Paese. L’evento è patrocinato dal Comune di Mosca e da media legati allo Stato, circostanza che ha ulteriormente infiammato il dibattito internazionale.
“Condanniamo fermamente la decisione di Woody Allen di benedire il sanguinoso Festival di Mosca con il suo discorso”, ha dichiarato il ministero degli Esteri ucraino attraverso un post su Facebook. Accompagnando la denuncia con l’immagine degli iconici occhiali del regista sovrapposti alla foto di un palazzo colpito da un bombardamento russo, il dicastero ha sottolineato che “la cultura non deve mai essere usata per nascondere crimini”.
Il contesto della provocazione
Nel mondo occidentale, la maggioranza delle figure culturali ha infatti rotto con la Russia dopo l’invasione del 2022, cancellando spettacoli e partecipazioni. L’intervento di Allen ha contraddetto questa tendenza di isolamento culturale, accentuando la controversia.
Intervistato dalla celebre figura del cinema russo Fyodor Bondarchuk — noto sostenitore di Vladimir Putin — Allen ha parlato davanti a una platea gremita. Il regista, autore di un cinema intellettuale e intimista spesso celebrato come geniale, negli ultimi anni ha subito un progressivo declino di consenso, acuito anche da scandali personali. In particolare, le accuse di molestie nei confronti della figlia adottiva Dylan, sempre negate da Allen, hanno contribuito a emarginarlo nel circuito hollywoodiano, spingendolo a lavorare quasi esclusivamente all’estero.
La complessità delle scelte culturali
La Settimana internazionale del Cinema di Mosca, in programma dal 23 al 27 agosto presso la Moskino Film Factory, ospita quest’anno anche il regista serbo Emir Kusturica, altro nome controverso per i suoi rapporti stretti con il Cremlino. L’evento riflette dunque una complessità culturale e politica in cui la presenza di alcuni intellettuali occidentali giustifica riflessioni ampie sui confini tra arte e politica, provocando domande che restano aperte.
La decisione di Woody Allen intraprende un percorso rischioso, non solo per la sua immagine personale, ma anche per il significato simbolico che assume in un momento storico segnato da conflitti e tensioni. Il caso mette in luce quanto sia fragile il confine tra libertà artistica e responsabilità morale, spingendo a interrogarsi sui limiti dell’impegno culturale di fronte alle crisi geopolitiche.
