Zingaretti a capo di una prigione: “Il Re” è un uomo che si perde

Zingaretti a capo di una prigione: “Il Re” è un uomo che si perde
Luca Zingaretti
17 marzo 2022

Luca Zingaretti sveste i panni di Montalbano e diventa “Il Re”, un personaggio pieno di luci e ombre, di chiaroscuri, che si muove in un mondo, quello carcerario, in cui il bene e il male spesso si confondono. In questa serie in otto episodi, dal 18 marzo su Sky Atlantic e in streaming su NOW, è il direttore di un penitenziario che governa secondo le proprie regole, anche al di fuori delle leggi dello Stato. Un duplice omicidio farà emergere man mano verità nascoste. Zingaretti spiega: “C’è la vicenda umana, non solo professionale di Bruno Testori, che è il re di questo carcere, ci sono le storie di queste persone che il carcere lo abitano e ci sono delle storie che vengono da fuori che inquineranno la normale coabitazione di questo carcere”.

Volevo raccontare la storia di un uomo che si perde tra mille funi che lo tirano da una parte e dall’altra. Quest’uomo ha un’ossessione, ha una missione che diventa un’ossessione e nel compiere questa missione viene meno a tutte quelle regole che fino ad allora, distruggendo anche la sua vita, hanno governato la sua vita”. La serie è diretta da Giuseppe Gagliardi e interpretata fra gli altri da Isabella Ragonese, Anna Bonaiuto, Barbora Bobulova e Giorgio Colangeli. Se dagli Stati Uniti in questi anni sono arrivati diversi “prison-drama”, “Il Re” è il primo esempio italiano di questo genere. Il regista spiega: “In qualche modo i conflitti che avvengono all’interno del San Michele sono un po’ il riflesso dei conflitti che ci sono nella società italiana fuori. Il mondo di dentro e il mondo di fuori si equivalgono, quindi era bello raccontare i conflitti che ci sono nella contemporaneità italiana attraverso il racconto di un mondo a sé stante”.

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Il lavoro di rappresentazione del mondo delle carceri è molto accurato e realistico. Lo sceneggiatore Peppe Fiore: “Abbiamo cercato, sempre all’interno della cornice di un racconto di genere, quindi non un documentario né un trattato sociologico sul carcere, ma fondamentalmente una storia che potesse reggere otto puntate in maniera appassionante, portare delle specificità del carcere italiano, quindi la caratteristica di essere un luogo di frontiera, il dialogo fra le culture e spesso il conflitto tra le culture”. “Il carcere è in qualche modo la cartina di tornasole dello strato di salute di una democrazia e il fatto che in Italia quella cartina di tornasole sia sempre un fronte di emergenza, e ci siano ogni anno i report di Antigone che ti dicono come stanno messe male le carceri italiane, ci racconta, secondo noi, qualcosa di significativo sullo stato della democrazia in questo Paese”.

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