Brexit, raggiunto l’accordo. May: “Nessuna frontiera in Irlanda”. Tusk: “Ci saranno sfide più difficili”

Brexit, raggiunto l’accordo. May: “Nessuna frontiera in Irlanda”. Tusk: “Ci saranno sfide più difficili”
Il primo ministro britannico, Theresa May e il presidente della Commissione Ue, Jean-Claude Juncker
8 dicembre 2017

Accordo raggiunto sui termini del divorzio tra Ue e Regno Unito. Nella notte i negoziatori hanno raggiunto un compromesso che permette alla Commissione di raccomandare al prossimo Consiglio europeo, che si riunirà fra una settimana, di considerare “sufficienti i progressi” raggiunti e consentire così al negoziato per la Brexit di andare avanti. Lo ha annunciato lo stesso presidente della Commissione, Jean-Claude Juncker, dopo aver incontrato questa mattina a Bruxelles il premier britannica Theresa May. “Il negoziato è difficile, ma oggi possiamo constatare un primo passo avanti e sono soddisfatto dell’accordo equo raggiunto con il Regno Unito – ha detto Juncker -. Fermo restando che i 27 Stati membri condividano la nostra valutazione, la Commissione europea e il Capo negoziatore Michel Barnier sono pronti a dare immediatamente avvio alla seconda fase dei negoziati. Continuerò ad associare molto da vicino il Parlamento europeo ai lavori durante tutto il processo, perché il testo definitivo dell’accordo di recesso dovrà essere ratificato dal Parlamento europeo”. La Commissione ritiene che siano stati compiuti progressi sufficienti su ciascuno dei tre temi prioritari indicati negli orientamenti del Consiglio europeo del 29 aprile 2017: diritti dei cittadini, dialogo su Irlanda/Irlanda del Nord e liquidazione finanziaria.  L’accordo sulla Brexit raggiunto, “garantisce che non ci saranno confini fisici” tra l’Irlanda e l’Irlanda del Nord, ha spiegato la premier britannica Theresa May, sottolineando che è il “migliore” accordo per “l’interesse del Regno Unito”. Ma la strada ancora è lunga e non tanto scorrevole. Lo ha evidenziato lo stesso presidente dell’Unione Europea. “Ricordiamoci che le sfide più difficili sono ancora davanti a noi – ha commentato Donald Tusk -. Tutti sappiamo che separarsi è difficile ma separarsi e costruire una nuova relazione è ancora più difficile”.

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Ed è proprio il primo ministro irlandese, Leo Varadkar, ha definire “un giorno molto importante”, quello odierno, nei negoziati sulla Brexit, aggiungendo che l’accordo rappresenta “la fine dell’inizio dei negoziati”. Tuttavia, Varadkar ha sottolineato che il suo Paese resterà “vigile durante la fase 2” dei negoziati, destinata a determinare la futura relazione tra Londra e Bruxelles. In soldoni, ai britannici il divorzio dall’Europa costerà 35-39 miliardi di sterline (40-45 miliardi di euro). La cifra dovrebbe includere i pagamenti regolari al bilancio Ue fino al 2020, i contributi promessi e ancora non pagati e i pagamenti per le pensioni dei funzionari Ue. L’intesa raggiunta dalla Commissione europea e dal governo britannico chiude la prima fase dei negoziati per la Brexit. La prossima tappa è il 15 dicembre. Se il Consiglio europeo (articolo 50) valuterà che sono stati compiuti progressi sufficienti, i negoziatori della Commissione europea e del governo del Regno Unito cominceranno a redigere un accordo di recesso basato sull’articolo 50 del trattato sull’Unione europea (TUE), muovendo dalla relazione comune e dall’esito dei negoziati sulle altre questioni. In conformità degli orientamenti del 29 aprile 2017, la Commissione è pronta, non appena gli Stati membri avranno confermato la sua valutazione, ad avviare immediatamente i lavori sulle eventuali disposizioni transitorie e ad aprire discussioni esplorative sulle future relazioni tra l’Unione europea e il Regno Unito. I negoziati dovrebbero chiudersi entro l’autunno 2018, in modo da lasciare al Consiglio il tempo di concludere l’accordo di recesso, previa approvazione del Parlamento europeo, e al Regno Unito il tempo di approvarlo secondo le proprie procedure interne prima del 29 marzo 2019.

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DIRITTI DEI CITTADINI – Dei circa 3 milioni di cittadini che risiedono nel Regno Unito, circa 600mila sono italiani: la stima era stata fatta dalla stessa Theresa May quando in settembre a Firenze aveva loro chiesto di rimanere perche’ “rappresentano una ricchezza”. Nel rapporto congiunto siglato oggi, e’ previsto che “conserveranno gli stessi diritti acquisiti fino al momento della Brexit anche dopo”. I diritti si potranno acquisire anche durante il periodo “transitorio” di un paio d’anni in cui la Gran Bretagna non fara’ piu’ parte dell’Unione europea ma continuera’ ad osservarne le norme per poter rimanere nel mercato interno in attesa di concludere gli accordi sulle relazioni future. Un altro aspetto dell’accordo riguarda la giurisdizione della Corte europea di giustizia sui tribunali britannici in casi di controversie sui diritti dei cittadini: e’ stato stabilito che dovra’ durare altri otto anni.

IMPEGNI FINANZIARI – Londra ha assicurato che paghera’ tutto quanto pattuito nell’ambito del bilancio pluriennale 2014-2020. Questo significa versamenti fino a quando si esauriranno tutti i programmi del settennio, almeno fino al 2022. Anche nel “periodo transitorio” dopo il marzo 2019, il Regno Unito dovrebbe essere tenuto a pagare la sua quota al bilancio comunitario, ma questo e’ ancora nella parte da negoziare. Nel documento concordato non figurano cifre, ma le modalita’ con cui saranno calcolate. Bruxelles non diffonde stime complessive sull’impegno britannico, preferendo evitare che questo blocchi il sostegno alla premier May da parte dei suoi alleati, fautori di una Brexit dura.Secondo alcune stime circolate sulla stampa britannica, l’ammontare “netto” dovrebbe aggirarsi sui 40-60 miliardi (un centinaio lordi).

FRONTIERA IRLANDESE – Quest’ultimo punto e’ stato quello che ha bloccato fino all’ultimo l’accordo. A Londra si chiedevano impegni che evitassero di creare un confine “rigido” (hard border in inglese) fra il Nord, che appartiene al Regno Unito, e la Repubblica di Irlanda. Lunedi’ il partito unionista nord-irlandese aveva respinto l’ipotesi di un allineamento normativo all’Unione europea riservato a quella parte del Regno Unito, perche’ ricordava una “riunificazione normativa” con l’Irlanda. Per mantenere l’impegno a non creare una frontiera “dura” in mezzo all’isola irlandese, e’ stato stabilito che in caso di mancato accordo con l’Ue su una soluzione per evitare il ritorno della frontiera, sara’ il Regno Unito nel suo insieme a mantenere il pieno allineamento con le regole del mercato interno e dell’Unione doganale.

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