Consiglio d’Europa riammette la Russia. Ira dell’Ucraina: deluso da Macron e da Merkel

Consiglio d’Europa riammette la Russia. Ira dell’Ucraina: deluso da Macron e da Merkel
25 giugno 2019

L’assemblea del Consiglio d’Europa ha dato il via libera al rientro dei rappresentanti della Russia al suo interno. Cinque anni fa a Mosca era stato ritirato il diritto di voto, come conseguenza dell’annessione della Crimea. Nonostante la forte opposizione dell’Ucraina, 118 parlamentari dei Paesi membri del Consiglio d’Europa hanno votato un accordo che permette alla Russia di presentare una propria delegazione, aprendo cosi’ la strada alla sua partecipazione all’elezione del nuovo segretario generale dell’organizzazione, nata nel 1949 con il Trattato di Londra con lo scopo di promuovere la democrazia, i diritti umani, l’identita’ culturale europea e la ricerca di soluzioni ai problemi sociali nel Vecchio Continente. Il Consiglio conta oggi 47 Stati membri. Sessantadue i voti contrari, 10 le astensioni.

I rappresentanti di Mosca erano stati privati del diritto di voto nel 2014, dopo l’annessione della Crimea. La Russia aveva risposto boicottando l’assemblea e rifiutando di pagare sin dal 2017 il proprio contributo al suo budget, pari a 33 milioni di euro. Nei giorni scorsi Mosca ha minacciato di abbandonare del tutto l’organismo se non le fosse stato permesso di partecipare al voto di mercoledi’. Il problema e’ che in questo caso i cittadini russi non avrebbero piu’ la possibilita’ di ricorrere alla Corte europea dei diritti umani. “Sarebbe pericoloso impedire a milioni di cittadini l’accesso a organismi che proteggono i loro diritti”, ha detto la segretaria di Stato per gli Affari esteri della Francia, Amelie de Montchalin. Kiev ha opposto in tutti i modi il rientro della Russia: “E’ un messaggio molto negativo”, si afferma dalla delegazione ucraina. Il messaggio sarebbe “fate quello che volete, annettete territori di altri Paesi, uccidete le persone in altri Paesi, e ne uscire indenni comunque”.

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E così, “non appena e’ stata approvata la risoluzione abbiamo presentato la nostra domanda di partecipazione”, ha detto il presidente della Duma Vyacheslav Volodin confermando che la Russia prendera’ parte ai lavori dell”Assemblea parlamentare del Consiglio d’Europa (Cde) dopo che e’ stato approvato il testo che permette ai parlamentari russi di ritornare a Strasburgo. L’Assemblea Parlamentare del Consiglio d’Europa, ha detto Volodin, deve ora confermare le credenziali della delegazione russa e solo dopo sara’ possibile parlare del rientro a pieno titolo dei parlamentari russi all’interno dell’assemblea. “La delegazione russa e’ stata invitata a riprendere il lavoro: i diritti fondamentali sono stati protetti, il diritto alla partecipazione, il diritto di prendere parte a dibattiti e i diritti di voto. Ora inizia la fase successiva: la conferma delle credenziali”, ha spiegato. “Quando verra’ adottata una decisione sulla conferma delle credenziali, sara’ possibile affermare che siamo tornati a lavorare a pieno titolo”, ha affermato.

Una decisione che ha fatto infuriare l’Ucraina a tal punto che la sua delegazione ha abbandonato i lavori dell’Assemblea del Consiglio d’Europa proprio in protesta per la riammissione dei rappresentanti russi. Inoltre, Kiev ha minacciato di sospendere la partecipazione ai lavori dei parlamentari ucraini a tutti gli organismi del Consiglio. Come reso noto su Facebook dal presidente della delegazione, Vladimir Arjev, i rappresentanti di Kiev stanno tornando in Ucraina per chiedere un voto in tal senso del parlamento ucraino. Da parte sua, il presidente ucraino Volodymyr Zelensky si e’ detto “deluso” per la decisione dell’assemblea del Consiglio “di confermare i diritti della delegazione russa senza alcuna restrizione”. Zelensky ha aggiunto di aver affrontato il tema la scorsa settimana con la cancelliera tedesca Angela Merkel e il presidente francese Emmanuel Macron. “Ho cercato di convincerli che il ritorno della delegazione russa dev’essere possibile solo dopo che ottemperi ai suoi doveri principali. Peccato che i nostri partner europei non ci abbiano dato ascolto”.

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