Favignana sogna la sua tonnara, dal 2018 potrebbe risorgere la storica attività legata ai Florio

Favignana sogna la sua tonnara, dal 2018 potrebbe risorgere la storica attività legata ai Florio
27 luglio 2017

Dal 2018 Favignana avra’ la possibilita’ di riattivare l’unica tonnara rimasta in Sicilia. L’iniziativa economica nella seconda parte dell’Ottocento lego’ proficuamente la sua sorte al nome di Ignazio Florio. Ieri il Senato ha approvato, nell’ambito del Decreto Mezzogiorno, l’emendamento che consente a tutte le tonnare fisse, elencate nell’allegato C al decreto del ministero delle Politiche agricole, alimentari e forestali del 17 aprile 2015, di essere incluse nella ripartizione delle quote tonno aggiuntive assegnate dall’Ue all’Italia. Tra queste e’ inserita anche la tonnara fissa di Favignana. “Si tratta – commenta il vicepresidente di Sicindustria e presidente della delegazione di Trapani, Gregory Bongiorno – di un primo passo estremamente importante per l’economia siciliana che, se confermato dalla Camera, permettera’ di avere un ritorno diretto nel settore pesca e turismo e fara’ crescere l’indotto, dalla cantieristica alle attrezzature navali e al trasporto. Un risultato importante che ha visto Sicindustria impegnata in prima linea”.

LA STORIA

La Tonnara di Favignana, ufficialmente denominata Ex Stabilimento Florio delle tonnare di Favignana e Formica, è una antica tonnara, con annesso stabilimento per la conservazione del pescato, sita a Favignana nelle isole Egadi. Con i suoi 32 mila metri quadri, di cui 3/4 coperti, è una delle più grandi tonnare del Mediterraneo. La famiglia Florio nel 1841 prese in affitto la tonnara per la mattanza dalla famiglia Pallavicini di Genova. Acquistate le isole di Favignana e Formica e acquisiti i diritti di pesca nel 1874, ad opera di Ignazio Florio che chiamò l’architetto Giuseppe Damiani Almeyda e ampliò e ristrutturò la tonnara, costruendo lo stabilimento per la conservazione del tonno. Aveva infatti introdotto il rivoluzionario metodo della conservazione del tonno sott’olio dopo la bollitura e inscatolamento. Il tonno tagliato a pezzi veniva cotto in 24 grandi caldaie, ancor oggi visibili, e, successivamente, posto ad asciugare. In un altro ampio locale si effettuava la lavorazione delle latte, mediante utilizzo di macchine e saldatrici. Alla Esposizione universale del 1891-92 la Florio presentò anche innovative scatolette di latta con apertura a chiave. Con la costruzione dello stabilimento, il rinnovato impulso dato alla pesca e alla commercializzazione del tonno rosso, sui principali mercati nazionali e stranieri, fu ampiamente ripagato dal successo, sia in termini di immagine che di profitto. E anche quando, nei primi decenni del ‘900, quello che era stato il più importante gruppo industriale e finanziario siciliano fallì, lo Stabilimento Florio, rimase pienamente produttivo passando, nei primi anni trenta, prima tra le aziende di proprietà dell’IRI, e nel 1938 nelle mani degli imprenditori genovesi Parodi (Giovan Battista e Vittorio) che proseguirono l’attività[2], che ancor oggi gestiscono il marchio Tonnare Florio. Nel 1985 la gestione dell’attività fu affidata all’imprenditore trapanese Nino Castiglione, proprietario di un’industria conserviera e che già gestiva la tonnara San Cusumano. Nel 1991 lo stabilimento fu acquisito dalla Regione Siciliana. I lavori, avviati dai tecnici della Soprintendenza per i Beni Culturali ed Ambientali di Trapani, si sono conclusi nel 2010, facendone uno splendido esempio di archeologia industriale. (con fonte Wikipedia)

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