L’addio del presidente Giorgio Napolitano

L’addio del presidente Giorgio Napolitano
1 gennaio 2015

“Funzioni che sto per lasciare, rassegnando le dimissioni: ipotesi che la Costituzione prevede espressamente”. E’ quanto ha confermato il presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano, nel suo discorso di fine anno. Napolitano è spinto a lasciare l’incarico di Presidente per “l’avere negli ultimi tempi toccato con mano come l’età da me raggiunta porti con sé crescenti limitazioni e difficoltà nell’esercizio dei compiti istituzionali, complessi e altamente impegnativi, nonché del ruolo di rappresentanza internazionale, affidati dai padri costituenti al capo dello Stato”. E’ lo stesso presidente a spiegarlo. Parlamento e forze politiche, ha continuato Napolitano, “si preparino serenamente alla prova dell’elezione del nuovo capo dello Stato. Sarà quella una prova di maturità e responsabilità nell’interesse del paese, anche in quanto è destinata a chiudere la parentesi di un’eccezionalità costituzionale”.

“Personalmente resto convinto – ha anche scandito il presidente – che la disponibilità richiestami e offerta nell’aprile 2013, in un momento di grave sbandamento e difficoltà post-elettorale, sia risultata un passaggio determinante per dare un governo all’Italia, rendere possibile l’avvio della nuova legislatura e favorire un confronto più costruttivo tra opposti schieramenti politici. Ma – ancora Napolitano – è positivo che ora si torni, per un aspetto così rilevante, alla normalità costituzionale, ovvero alla regolarità dei tempi di vita delle istituzioni, compresa la Presidenza della Repubblica”.

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La strada delle riforme è stata intrapresa, l’auspicio espresso nel messaggio di fine anno 2013 si è realizzato. Ora bisogna andare a “piena conclusione”. “Un anno fa, nel messaggio del 31 dicembre – ha ricordato il capo dello Stato – avevo detto: ‘Spero di poter vedere nel 2014 almeno iniziata un’incisiva riforma delle istituzioni repubblicane’. Ebbene, è innegabile che quell’auspicio si sia realizzato. E il percorso va, senza battute d’arresto, portato a piena conclusione”. “L’Italia ha colto l’opportunità del semestre di presidenza del Consiglio Ue per sollecitare un cambiamento nelle politiche dell’Unione che accordi la priorità a un rilancio solidale delle nostre economie. Tra breve il Presidente del Consiglio Renzi tirerà le somme dell’azione critica e propositiva svolta a Bruxelles”, ha aggiunto, spiegando anche che “nulla di più velleitario e pericoloso può invece esservi di certi appelli al ritorno alle monete nazionali attraverso la disintegrazione dell’euro e di ogni comune politica anti-crisi”.

L’Italia non è ancora uscita dalla crisi economica e questo rappresenta “un assillo” per il nostro Paese, che registra, fra l’altro, arretramento dell’attività produttiva e “dilagante” disoccupazione giovanile. “Credo sia diffuso e dominante – ha detto Napolitano – l’assillo per le condizioni della nostra economia, per l’arretramento dell’attività produttiva e dei consumi, per il calo del reddito nazionale e del reddito delle famiglie, per l’emergere di gravi fenomeni di degrado ambientale, e soprattutto – questione chiave – per il dilagare della disoccupazione giovanile e per la perdita di posti di lavoro. Dalla crisi mondiale in cui siamo precipitati almeno dal 2009 – ha sottolineato – nemmeno nell’anno che oggi si chiude siamo riusciti a risollevarci. Parlo dell’Europa e in particolare dell’Italia”.

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