Macron, il grande affabulatore. Due mesi all’Eliseo e già crolla nei sondaggi

Macron, il grande affabulatore. Due mesi all’Eliseo e già crolla nei sondaggi
4 agosto 2017

Per taluni è una percentuale a una cifra, per altri già a due cifre, ma il segno ‘meno’ è incontrovertibile. Il crollo di popolarità di Emmanuel Macron, due mesi dopo il suo arrivo all’Eliseo, è ormai un dato di fatto, senza precedenti nella Quinta Repubblica in questa misura già alla prima estate. A luglio Macron ha fatto registrare il 54% di opinioni favorevoli, il suo predecessore socialista Francois Hollande era al 56% nel 2011, il gollista Nicolas Sarkozy al 66% nel 2007. Sulle ragioni di questa repentina disaffezione già si esercitano politoligi e sondaggisti d’Oltralpe. Per Jérôme Fourquet, dell’istituto demoscopico Ifop, è la risultante di recriminazioni di diversa provenienza: dal pubblico impiego, preoccupato dai tagli budgetari e dal congelamento degli scatti di carriera, fino ai pensionati. Altre critiche riguardano l’atteggiamento, ritenuto autoritario, avuto da Macron nei confronti del generale Pierre De Villiers, il capo di Stato maggiore costretto a dimettersi dopo aver osato criticare i tagli alla Difesa voluti dal presidente.

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A questo si aggiungono le perplessità suscitate, soprattutto a sinistra, dall’eccessiva grandeur ostentata in occasione delle visite a Parigi di Vladimir Putin e Donald Trump. E le ultime mosse di politica estera riguardanti la Libia e la politica migratoria, nonché la presa di posizione nei confronti dell’Italia in merito ai cantieri navali Stx hanno fatto alzare più di qualche sopracciglio. Insomma, in parte dell’opinione pubblica comincia a farsi strada il sentimento di essere di fronte a un grande seduttore e a un comunicatore di notevole talento, arti che diventano però pericolosi strumenti messi al servizio di una politica di estrema austerità. I francesi cominciano a sospettare che Macron stia proseguendo esattamente la politica della precedente amministrazione socialista, pur proclamando la volontà di incarnare una “nuova politica”. Il rischio – sottolinea il politologo Fourquet – è che i francesi passino progressivamente dal considerarlo come un Re Mida, cui tutto riesce, a un “grande affabulatore”, per il quale ogni promessa resta tale.

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