Di Maio lancia il M5S pigliatutto: possiamo triplicare i seggi

Di Maio lancia il M5S pigliatutto: possiamo triplicare i seggi
Beppe Grillo e Luigi Di Maio
21 gennaio 2018

Il Movimento 5 stelle come una sorta di nuova edizione del cosiddetto partito della Nazione: è questa l’ambizione che traspare dalle dichiarazioni odierne di Luigi Di Maio, che ha chiuso la tre giorni pescarese al Villaggio Rousseau alzando l’asticella delle aspettative. “Dai conti che abbiamo potremmo triplicare i seggi”, ha annunciato, promettendo “sorprese” dalle candidature nei collegi uninominali e ricordando ai suoi che quello del M5S è un programma “né di destra né di sinistra ma di buon senso”. Resta da vedere se “triplicare i seggi” è riferito al risultato del 2013 (109 alla Camera, 57 al Senato) o all’attuale composizione dei gruppi, 88 a Montecitorio e 35 a palazzo Madama. “Vedrete i nomi nei prossimi giorni, loro credono già di aver vinto: alcuni sono stati contattati da leader di partiti italiani per dirgli ‘ti prego non ti candidare con loro, ci rovini'”, ha raccontato il candidato premier. Insomma, un partito pigliatutto del quale a Pescara Di Maio ha preso nettamente la guida, lasciato solo a tenere la scena dal fondatore Beppe Grillo, cui ha dedicato un breve ringraziamento. L’evento finale della kermesse è dedicato al programma, ma anche alla presentazione di alcune candidature, in larga parte già note, di personalità esterne. Il comandante Gregorio De Falco del memorabile “salga a bordo, cazzo” intimato al capitano della Costa Concordia naufragata al Giglio, i giornalisti Gianluigi Paragone (in collegamento telefonico) ed Emilio Carelli, il presidente di Adusbef, ex senatore Idv, Elio Lannutti, il presidente del Forum disabilità Vincenzo Zoccano.

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A rappresentare la pattuglia dei pionieri entrati in Parlamento nel 2013 per aprirlo “come una scatoletta di tonno”, le tre “lady di ferro”, parole del candidato premier: Paola Taverna, Giulia Grillo, Laura Castelli. Nel programma, alcuni cavalli di battaglia classici del movimento: i tagli a sprechi e privilegi, il reddito di cittadinanza esteso ai pensionati, la lotta alla corruzione “con le proposte che fanno tremare tutti come l’agente infiltrato e i trojan per le intercettazioni informatiche”, la green economy, più risorse a sanità e welfare per le famiglie (17 miliardi). Nel rapporto con l’Europa, è sparito il referendum sull’euro, da tempo considerato solo come “extrema ratio” in caso di scontro con Bruxelles e quindi nemmeno citato, ma resta l’obiettivo di poter sforare il 3 per cento deficit-Pil “come la Francia”. Di Maio ha promesso più organici alle forze dell’ordine e nel comparto giustizia, il superamento della Buona scuola e della legge Fornero, la cancellazione di 400 leggi inutili. Ma è nelle proposte su economia e fisco che si nota maggiormente l’impronta del “nuovo” movimento, che punta al governo e vede soprattutto il centrodestra come principale avversario e le imprese di ogni dimensione come bacino elettorale da contendere. Riduzione dell’Irpef, abolizione dell’Irap finanziata attraverso il taglio dei “fondi a pioggia che vanno sempre alle stesse imprese”, costo della formazione dei lavoratori non più a carico dei datori di lavoro. La lotta all’evasione? “Incrociando le banche dati”. E “inversione dell’onere della prova” nelle contestazioni fiscali, una proposta destinata a fare breccia fra i delusi da Lega e Forza Italia.

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Un passaggio sulla precarietà dei contratti da un giorno o interinali il neoleader stellato lo ha fatto, ma il Jobs Act, contro il quale il M5S si è battuto duramente in Parlamento, e la reintroduzione dell’articolo 18 non hanno meritato una citazione. Le apparizioni pubbliche e le principali dichiarazioni di Di Maio in questi giorni, del resto, avevano già dimostrato che la campagna elettorale del Movimento 5 stelle è focalizzata in modo prioritario sulla concorrenza con il centrodestra per la conquista dei voti delle imprese e dei professionisti. Fisco, burocrazia, semplificazione, e scontri polemici con Silvio Berlusconi caratterizzeranno con ogni probabilità anche le prossime settimane dei 5 stelle. Che puntano, attraverso questa polarizzazione, anche a ridurre la centralità mediatica del centrosinistra. Un calo molto forte del Pd e dei suoi alleati minori potrebbe riaprire la contendibilità di molti collegi uninominali, decisivi per il risultato finale in termini di seggi. Su questo impianto politico-programmatico, ha spiegato Di Maio, “voglio lanciare una sfida a tutte le forze politiche italiane. Diteci perché non siete disponibili a convergere su questi venti punti per la qualità della vita degli italiani”.

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