Panama Papers, nel mirino del Fisco 700 italiani. Trenta amministrazioni internazionali in ‘rete’

Panama Papers, nel mirino del Fisco 700 italiani. Trenta amministrazioni internazionali in ‘rete’
20 gennaio 2017

L’Agenzia delle Entrate ha gia’ individuato i primi 700 soggetti italiani o soggetti collegati a soggetti italiani coinvolti nelle indagini sui Panama Papers e man mano richiedera’ informazioni ai rispettivi Paesi. Si tratta di un dato parziale, destinato a crescere. Il dato e’ emerso al meeting di Parigi della task force Jitsic dove 30 amministrazioni finanziarie hanno condiviso le loro conclusioni sulle indagini dei Panama Papers, in particolare sul ruolo degli intermediari fiscali, inclusi istituzioni finanziarie, consulenti, avvocati e commercialisti, che hanno favorito l’evasione e l’elusione fiscale. E’ la prima volta che viene creata una task force internazionale in cui tutti i Paesi useranno le stesse strategie. La riunione della task force ha visto il piu’ grande scambio di informazioni simultaneo mai realizzato prima d’ora, basato sugli strumenti giuridici concordati nell’ambito della Convenzione Multilaterale Ocse – Consiglio d’Europa e dei trattati fiscali. L’incontro, e’ stato il terzo del gruppo Jitsic, Joint International Taskforce on Shared Intelligence and Collaboration, convocato presso l’Ocse per discutere dei progressi sull’attivita’ di compliance, sullo scambio di informazioni, sulla conoscenza del ruolo dello studio legale Mossack Fonseca e sulle sue relazioni con altri intermediari.

LE INFORMAZIONI Progressi importanti sono stati ottenuti anche per l’attivita’ di compliance, con oltre 1.700 controlli e verifiche effettuati sui contribuenti, piu’ di 2.550 richieste di informazioni e l’individuazione di una lista target di 100 intermediari. La condivisione di queste informazioni all’interno di un gruppo come quello del Jitsic e’ unica nel suo genere e pone le basi per una cooperazione ancora piu’ rafforzata tra le amministrazioni finanziarie. La task force continuera’ ad attingere alle migliori competenze di intelligence delle autorita’ fiscali di tutto il mondo e a condividere le migliori pratiche per l’analisi dei dati e la collaborazione sulle informazioni. Di conseguenza, le amministrazioni fiscali potranno condividere le informazioni nell’ambito dei quadri normativi esistenti per lo scambio di dati, opereranno in conformita’ con le loro leggi, politiche e normative nazionali e lavoreranno a stretto contatto con altre agenzie nazionali per identificare i beneficiari effettivi e il ruolo che gli intermediari e le istituzioni ricoprono nel facilitare l’evasione fiscale.

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COSA SONO I PANAMA PAPERS Nell’agosto 2015 il quotidiano tedesco Sueddeutsche Zeitung riceve da una fonte anonima 11,5 milioni di file riservati. Questa massa di dati senza precedenti, considerata il maggior “leak” della storia, contiene i segreti contabili di migliaia di ricchi che detengono i loro beni in paradisi fiscali, sottraendoli all’erario dei loro Paesi. Tra i nomi coinvolti politici, imprenditori, prestanome, finanzieri e personaggi dello spettacolo da quasi cinquanta nazioni. I documenti, i piu’ datati dei quali risalgono agli anni ’70, sono stati prelevati dall’archivio della Mossack Fonseca, uno studio legale panamense specializzato in societa’ offshore. Il Sueddeutsche Zeitung, non potendo gestire da solo una mole cosi’ colossale di dati, decide di condividerli con l’International Consortium of Investigative Journalists (Icij). Altre testate vengono coinvolte nella disamina dei file. Successivamente si muovono anche i governi nazionali che, sotto il coordinamento dell’Ocse, costituiscono una task force internazionale per indagare. E il numero delle figure coinvolte, a partire dai 700 italiani individuati dall’Agenzia delle Entrate, sembra destinato a crescere esponenzialmente.

LE CIFRE Le dimensioni del fascicolo sono pari a 2,6 terabyte. Mai, nella storia del giornalismo, la stampa si era trovata di fronte a una simile quantita’ di dati. Per fare un confronto, i ‘wikileaks’ di Julian Assange riempiono appena 1,7 gigabyte. I dati contenuti nel fascicolo coprono un’arco temporale dal 1977 al 2015, riguardano 214 mila societa’ offshore (140 delle quali legate a esponenti politici), 14 mila persone fisiche e 21 giurisdizioni considerate paradisi fiscali. Gli Stati dai quali proviene la maggior parte dei titolari di conti offshore sono Cina, Hong Kong, Russia, Regno Unito e Svizzera. Ad esaminare e verificare i file hanno contribuito 370 giornalisti di 100 testate provenienti da 80 diversi Paesi.

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I CAPI DI STATO I capi di governo attualmente in carica che risultano titolari di depositi offshore sono il monarca saudita Salman, il primo ministro ucraino Petro Poroshenko, il premier australiano Malcolm Turnbull, il presidente argentino Mauricio Macri e il presidente degli Emirati Arabi Uniti Khalifa bin Zayed Al Nahyan. Sigmundur David Gunnlaugsson, primo ministro dell’Islanda ai tempi del ‘leak’, e’ stato invece costretto a lasciare la carica lo scorso aprile sull’onda dello scandalo. Assai lunga e’ poi la lista di ministri, funzionari di governo e parlamentari (nutrita la rappresentanza britannica: sei membri della Camera dei Lord e tre ex parlamentari conservatori). Numerosi anche gli amici o congiunti di leader politici presenti nei file, da Alaa Mubarak, figlio dell’ex presidente egiziano Hosni Mubarak, a Pilar di Borbone, sorella dell’ex re di Spagna Juan Carlos, dal violinista Sergei Roldugin, padrino di battesimo della figlia del presidente russo Vladimir Putin, alle famiglie di almeno otto attuali membri del Comitato Centrale del Partito Comunista cinese. Presenti anche molte figure legate al mondo dello sport, come l’ex presidente della Uefa, Michel Platini, l’ex presidente della Conmebol, Eugenio Figuereido, il calciatore Lionel Messi e la stella del golf Tiger Woods.

ITALIANI COINVOLTI Lo scorso aprile un’inchiesta de ‘L’Espresso’ aveva rivelato i nomi di 280 italiani presenti nei Panama Papers. I nomi piu’ illustri menzionati nel servizio sono quelli dell’ex presidente del Consiglio Silvio Berlusconi, del presidente di Alitalia, Luca Cordero di Montezemolo, dell’imprenditore Flavio Briatore e dell’ad del Milan, Adriano Galliani. Presenti anche diversi personaggi dello spettacolo, da Carlo Verdone a Barbara D’Urso.

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