Pd verso assemblea 7 luglio, renziani valutano rinvio congresso

Pd verso assemblea 7 luglio, renziani valutano rinvio congresso
Matteo Renzi e Maurizio Martina
20 giugno 2018

Adesso nel fronte renziano non c’è più fretta, il congresso Pd può aspettare ed è su questa ipotesi che si sta cercando un’intesa nel Pd in queste ore. L’assemblea del partito, che dovrebbe decidere se eleggere un nuovo segretario o avviare le assise, si dovrebbe tenere il prossimo 7 luglio, anche se ancora manca una convocazione ufficiale e c’è anche chi parla di spostarla al 14 o 15 di luglio e persino chi ipotizza di rinviarla proprio all’autunno.

Il punto è che sull’idea del rinvio del congresso non c’è ancora un’intesa, Andrea Orlando – per esempio – è nettamente contrario, a meno che non si avvii di fatto una “fase costituente” del partito, ovvero una sorta di rifondazione del Pd che certifichi la fine della gestione renziana. E anche Dario Franceschini, che pure formalmente chiede il congresso subito, sarebbe disposto ad uno slittamento persino a dopo le Europee, a patto però che l’assemblea di luglio elegga formalmente Maurizio Martina come segretario del partito, uscendo così dalla formula della “reggenza”. La trattativa, appunto, è in corso ed è lo stesso Martina a tenere le fila dei rapporti con le varie anime del partito. “Un congresso ora non avrebbe senso – spiegava qualche giorno fa uno dei dirigenti vicini a Renzi. Perché dovremmo avviare uno scontro interno quando il primo turno delle amministrative ci ha detto che qualche segnale di ripresa si intravede. A chi serve adesso un confronto interno?”.

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Da un lato, si fatica anche a trovare il nome del candidato alla segreteria. Paolo Gentiloni non pare disponibile, Nicola Zingaretti viene corteggiato dalla minoranza di Orlando e Cuperlo e sta valutando seriamente di gettarsi nella mischia, ma aspetta che si chiariscano gli schieramenti nel partito e che si convochino ufficialmente le primarie: il presidente della Regione Lazio non intende muoversi in anticipo e con un partito ancora a metà tra “l’era Renzi” e il dopo. Renzi, inoltre, preferirebbe arrivare con l’assetto attuale alla vigilia delle europee, in modo che anche la composizione delle liste per il Parlamento Ue sia affidata agli organi usciti del precedente congresso. Nella minoranza, addirittura, qualcuno ipotizza che lo stesso Renzi stia valutando la possibilità di una sua ricandidatura e che proprio per questo sarebbe ora orientato a prendere tempo prima del congresso. “Ma non è accettabile – si sfoga un dirigente della minoranza – che Renzi continui a fare il segretario avendo dato le dimissioni. Anche sulle commissioni ha deciso tutto lui…”.

Di certo, l’intesa ancora non è stata raggiunta, anche perché Renzi e i suoi non sembrano ancora convinti dell’idea di eleggere formalmente Martina segretario e preferirebbero una sorta di “congelamento” dell’assetto attuale, con la reggenza di Martina che prosegue ancora per qualche mese, senza un vero voto in assemblea. Proprio quello che Orlando, ma anche Franceschini, non sembrano disposti ad accettare. “Dall’assemblea si deve uscire con una decisione – dice un esponente dell’area Franceschini – o si convoca il congresso, o si elegge Martina segretario”. Per questo non viene ancora escluso che l’assemblea, alla fine, possa essere spostata a dopo l’estate: un ulteriore rinvio dell’assemblea semplificherebbe la soluzione di compromesso di “congelare” la reggenza Martina senza un voto del parlamentino Pd. askanews

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