Sesso e ingerenze, Comey svela colloqui di Trump

Sesso e ingerenze, Comey svela colloqui di Trump
L'ex direttore dell'Fbi, James Comey
21 aprile 2018

Come contenere le fughe di notizie dalla Casa Bianca, i giudizi feroci sul suo consigliere per la sicurezza nazionale, Michael T. Flynn e persino una conversazione con il presidente russo, Vladimir Putin (che pero’ il Cremlino ha gia’ smentito): negli appunti presi dall’allora direttore dell’Fbi, James Comey, sulle sue conversazioni con il presidente Usa, Donald Trump, emerge un uomo, appena insediato alla Casa Bianca, decisamente inesperto e molto concentrato su se stesso piuttosto che sulle enormi responsabilita’ che gli erano piovute addosso. I memo, 15 pagine redatte da Comey dopo le conversazioni telefoniche e gli incontri con Trump, sono stati consegnati al Congresso e diffusi dai media Usa. Rappresentano un nuovo colpo per il presidente che ha appena assunto l’ex sindaco di New York, Rudolph Giuliani, nel suo team di legali personali per arrivare a chiudere il Russiagate. “Lo faccio per il bene del Paese”, ha spiegato Giuliani, sostenitore della prima ora di Trump e gia’ dato come possibile ministro. Nei documenti, Comey scrive che Trump gli chiese di lasciar cadere l’inchiesta sui legami tra Flynn e la Russia. Il presidente Usa ha negato e a suo tempo dette del “bugiardo” a Comey. Adesso sara’ il consigliere speciale, Robert Mueller, a stabilire se ci sia stato intralcio alla giustizia.

Putin disse a Trump di avere “alcune delle più belle prostitute del mondo”

Trump racconto’ pure di una conversazione in cui il presidente russo, Vladimir Putin, gli disse di avere “alcune delle piu’ belle prostitute del mondo”. Non e’ chiaro dove sia avvenuto il colloquio. In ogni caso il portavoce del Cremlino ha gia’ precisato che “i due non si erano mai parlati prima che Trump diventasse presidente”. Nelle conversazioni con Comey avvenute all’inizio del 2017, poco dopo il suo insediamento alla Casa Bianca, Trump appare ossessionato dall’inchiesta sulla presunta ingerenza russa nel voto, la chiama “una nuvola nera” sul suo governo e la sua capacita’ di governare. Trump raccontava ‘che stava cercando -scrive Comey- di guidare il Paese e che questa questione sulla Russia lo rendeva difficile”. Fu proprio in un incontro nel febbraio del 2017 che Trump gli racconto’ della conversazione con Putin: il presidente nego’ quello che chiamava “quella cosa della pioggia dorata” e arrivo’ a dirgli che la “cosa delle prostitute non ha senso”, ma aggiunse che Putin gli aveva detto di avere “alcune delle piu’ belle prostitute del mondo”. Comey aggiunge di non sapere quando Trump avesse parlato con il capo del Cremlino, ma la tempistica del racconto fa capire che accadde poco dopo la pubblicazione, nel gennaio del 2017, del dossier preparato da un ex 007 britannico sul presunto incontro di Trump con prostitute a Mosca durante un viaggio nel 2013.

L’ex consigliere per la sicurezza della Casa Bianca sta collaborando con inquirenti Russiagate

L’episodio della “pioggia dorata” e’ raccontato in quel dossier: Trump sarebbe stato fotografato e filmato in una stanza di un hotel di Mosca con diverse prostitute mentre si prodigava in attivita’ sessuali estreme, da pervertito, come quella della “pioggia dorata”. In ogni caso, Trump disse a Comey che era una ‘fake news’ e che gli sarebbe spiaciuto se la moglie Melania avesse avuto qualche dubbio sulla cosa. In una cena datata 28 gennaio 2017, 8 giorni dopo il suo insediamento, Comey racconta che Trump gli chiese con chi il capo dell’Fbi dovesse essere in contatto alla Casa Bianca e lui gli rispose il consigliere per sicurezza nazionale. A quel punto il miliardario avrebbe manifestato le sue riserve su Flynn. Comey, che e’ stato licenziato in tronco lo scorso maggio, ha spiegato durante un’audizione in Congresso di essere stato cacciato perche’ si era rifiutato di chiudere l’indagine su Flynn come gli aveva chiesto di fare il presidente durante un incontro nello Studio Ovale il 14 febbraio del 2017. Trump ha invece dichiarato di aver costretto Flynn alle dimissioni perche’ aveva mentito al vice presidente Mike Pence sui suoi rapporti con funzionari di Mosca. L’ex consigliere per la sicurezza della Casa Bianca ha ammesso di aver mentito all’Fbi e sta collaborando con gli inquirenti sul Russiagate. Il dipartimento di Giustizia statunitense ha inviato al Congresso i memo di Comey sui suoi colloqui con Trump che gli avrebbe chiesto di chiudere l’indagine sul Russiagate.

Trump avrebbe ventilato l’idea di arrestare i giornalisti per farli parlare

A ricevere i documenti, di cui quattro classificati, sono stati il presidente della commissione Giustizia della Camera, Bob Goodlatte, il presidente della commissione della Camera Controllo e Riforme Governative Trey Gowdy e il presidente della commissione Intelligence della Camera, David Nunes. Sono stati inviati anche alle analoghe commissioni del Senato, ovvero a tutti i panel che hanno aperto dossier sulle interferenze di Mosca nelle presidenziali Usa del 2016. Trump avrebbe ventilato l’idea di arrestare i giornalisti per farli parlare, fargli rivelare le proprie fonti e dunque impedire le fughe di notizia della Casa Bianca, secondo quanto riferito da Comey, in uno degli appunti scritti lo scorso anno, dopo gli incontri con il presidente alla Casa Bianca. I documenti, consegnati al Congresso, sono stati resi pubblici da vari media americani. L’episodio e’ raccontato in un appunto datato 14 febbraio 2017. “Il presidente – scrive Comey- a quel punto ha chiuso la nostra conversazione ritornando sulla questione di trovare chi fa uscire le notizie. Io ho detto qualcosa sul valore di tagliare una testa e metterla su un palo, come messaggio. Lui ha replicato che si potrebbero mettere in carcere i giornalisti: ‘Passano un paio di giorni in carcere, si fanno un amico e sono pronti a parlare'”.

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