120 Cardinali, un trono: la grande corsa al soglio di Pietro, Parolin vs Tagle

Sono circa 120 i cardinali elettori che già si mobilitano per preparare il Conclave, appena terminati i nove giorni di lutto decretati dalla Santa Sede. Il collegio cardinalizio è plasmato per due terzi dalle scelte di papa Francesco, riflettendo ampiamente quella svolta verso una Chiesa più inclusiva che ha caratterizzato il suo pontificato.
Nella cornice austera della Cappella Sistina, i porporati giureranno il più stretto riserbo; durante i giorni decisivi saranno completamente isolati: niente contatti esterni, giornali banditi e – segno dei tempi – niente smartphone. Un rituale medievale che, nell’era digitale, esercita un fascino ancora più potente.
La corsa al soglio: i nomi in campo
Il toto-papa impazza, ma le previsioni restano un azzardo. Dopo la sequenza Wojtyla-Ratzinger-Bergoglio, tornerà un italiano a guidare la barca di Pietro? In pole position Pietro Parolin, potente Segretario di Stato, 70 anni, vicentino, artefice dello storico accordo con Pechino sulla nomina dei vescovi. Quotazioni in ascesa anche per Matteo Zuppi, romano 69enne alla guida della CEI, per il francescano Pierbattista Pizzaballa, patriarca di Gerusalemme in prima linea per la pace in Medio Oriente, e per il diplomatico di carriera Claudio Gugerotti, poliglotta esperto di Est Europa.
Sul fronte conservatore punta forte l’Arcivescovo di Budapest, Peter Erdő, 72 anni, canonista di fama e bandiera dell’ala ratzingeriana. Se i tempi fossero maturi per un pontefice africano, i riflettori punterebbero sull’arcivescovo di Kinshasa, Fridolin Ambongo, frate cappuccino schieratosi contro le benedizioni alle coppie gay volute da Bergoglio.
Nel campo progressista spiccano il filippino Luis Antonio Tagle, 67 anni, stella nascente dell’Asia nominata da Benedetto XVI, e il francese Jean Marc Aveline, 66 anni, teologo di Marsiglia con radici algerine. Da non sottovalutare lo svedese Anders Arborelius e lo spagnolo Juan José Ornella, arcivescovo di Barcellona con un passato da missionario nelle periferie.
I meccanismi del voto e l’attesa della fumata bianca
La macchina elettorale prevede due scrutini quotidiani, mattina e pomeriggio, fino al raggiungimento della maggioranza qualificata dei due terzi. Il mondo seguirà col fiato sospeso le fumate dal comignolo della Sistina: nera se nessun candidato ha prevalso, bianca – grazie a speciali additivi chimici – quando il successore sarà stato scelto. Dopo 30 scrutini infruttuosi, scatterebbe il “piano B”: basterebbe la maggioranza semplice.
All’eletto verrà posta la fatidica domanda sull’accettazione e sulla scelta del nome pontificale. Seguirà la vestizione con i paramenti papali – tre taglie diverse già predisposte dai sarti vaticani per ogni evenienza. Il momento clou sarà l’apparizione del cardinale decano Giovanni Battista Re sul balcone centrale della Basilica di San Pietro che, davanti alla folla in trepidante attesa, scandirà l’annuncio destinato a fare il giro del mondo: “Nuntio vobis gaudium magnum: Habemus papam!”.