A 50 anni dalla morte di Martin Luther King il suo ricordo è vivo

4 aprile 2018

Il 4 aprile del 1968 un colpo di fucile spegneva a Memphis, in Tennessee, il sogno del reverendo Martin Luther King, il profeta della non violenza. Sono passati 50 anni dalla sua morte e le sue battaglie, i suoi successi, le conquiste contro le discriminazioni razziali nelle scuole, sul posto di lavoro e nelle strutture pubbliche, da quando divenne il leader indiscusso del movimento per i diritti civili sono vivi nella memoria degli americani. Oggi, il Motel Lorraine, a Memphis, dove il premio Nobel venne assassinato a 39 anni nel balcone di una stanza da un proiettile sparato da un fucile di precisione, è diventato il National Civil Rights Museum, il museo dei diritti civili, rilevato dalla Fondazione dei figli di King insieme all’edificio da dove partì il colpo mortale.

Tra cimeli, memorabilia, omaggi e ricostruzioni storiche sul movimento anti-razziale americano, qui Martin Luther King viene ricordato tutti i giorni, e c’è anche la stanza 306, suo ultimo alloggio 3.37. “La stanza è stata conservata così dal ’68 – dice Noelle Trent, curatrice del museo – il signor Walter Bailey, proprietario del motel ha fatto del suo meglio per mantenerla intatta in memoria del Dr. King”. Il suo delitto scosse il mondo intero. Ma le sue idee non morirono e proseguirono anche grazie all’attività per i diritti civili promossa dalla moglie Coretta Scott King e dai quattro figli, tutti attivisti convinti.

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