Salvare la trota mediterranea: un progetto per la biodiversità italiana

trota mediterranea

Trota mediterranea

La trota mediterranea (Salmo cettii), specie simbolo dei fiumi e torrenti italiani, è oggi classificata come “in pericolo critico” nella Lista Rossa IUCN (International Union for the Conservation of Nature). Questo pesce autoctono, che rappresenta un tesoro di biodiversità millenaria, rischia l’estinzione a causa di una combinazione di fattori: inquinamento, cambiamento climatico e, soprattutto, l’ibridazione genetica con la trota atlantica, introdotta nei corsi d’acqua italiani per la pesca sportiva. Per contrastare questa emergenza, il progetto Life Streams, finanziato dall’Unione Europea, si è impegnato dal 2019 in un ambizioso piano di conservazione della trota mediterranea, coinvolgendo sei aree pilota distribuite su tutto il territorio nazionale.

Le minacce alla trota mediterranea

La trota mediterranea è particolarmente vulnerabile alle alterazioni del suo habitat naturale. L’inquinamento delle acque e i cambiamenti climatici hanno già ridotto la disponibilità di corsi d’acqua idonei al suo ciclo vitale. Tuttavia, la minaccia più insidiosa è rappresentata dall’introduzione di specie aliene, come la trota atlantica e quella iridea (di origine americana), che competono per le stesse risorse e si ibridano con la specie autoctona. Questa ibridazione compromette il patrimonio genetico della trota mediterranea, accelerando la sua progressiva scomparsa.

Il progetto Life streams: azioni e obiettivi

Il progetto Life Streams, coordinato dal Parco Nazionale della Maiella in Abruzzo, ha l’obiettivo di proteggere e ripristinare le popolazioni di trota mediterranea attraverso azioni mirate e replicabili in altre aree del Paese. Oltre al Parco della Maiella, partecipano all’iniziativa il Parco Nazionale del Pollino (Calabria/Basilicata), il Parco Nazionale dei Monti Sibillini (Umbria-Marche), il Parco Nazionale delle Foreste Casentinesi (Toscana-Emilia Romagna), il Parco Regionale Montemarcello-Magra-Vara in Liguria e cinque siti in Sardegna.

Le azioni principali del progetto includono:

  • Eradicazione delle specie aliene: Attraverso l’uso di elettrostorditori, i pesci vengono temporaneamente paralizzati per essere catturati. Gli esemplari identificati come trote atlantiche o ibridi vengono rimossi e destinati a stazioni di pesca sportiva.
  • Riproduzione assistita e reintroduzione: Negli incubatoi attivati all’interno del progetto, come quello di Santa Eufemia a Maiella, vengono allevati avannotti di trota mediterranea che, una volta cresciuti, vengono liberati nei corsi d’acqua più idonei. Finora, sono state rilasciate oltre 530.000 uova e avannotti in tutta Italia.
  • Miglioramento dell’habitat fluviale: Il progetto prevede il controllo della qualità delle acque, la rimozione delle barriere artificiali e l’installazione di passaggi per pesci per favorire la risalita della trota mediterranea verso i suoi luoghi di riproduzione.

Marco Carafa, biologo del Parco Nazionale della Maiella, spiega: “Oggi abbiamo liberato circa 500 avannotti nel fosso Santo Spirito, uno dei tanti corsi d’acqua sottoposti a un’azione di eradicazione delle specie aliene introdotte in Italia a partire dal 1900. Questo lavoro è fondamentale per restituire equilibrio agli ecosistemi fluviali”.

Il ruolo dei pescatori sportivi

I pescatori, che in passato furono inconsapevoli responsabili dell’introduzione della trota atlantica, oggi sono diventati alleati fondamentali per la conservazione della trota mediterranea. Ben 150 pescatori sono stati formati nelle sei aree pilota del progetto. Durante le sessioni di pesca, essi imparano a distinguere gli esemplari autoctoni da quelli alieni o ibridi. “Quando si tratta di un esemplare autoctono, facciamo attenzione a non danneggiarlo e lo rimettiamo subito in acqua. Se invece identifichiamo un ibrido, lo rimuoviamo,”spiega un pescatore formato nell’ambito del progetto. In alcuni casi, quando non è possibile stabilire visivamente il grado di ibridazione, viene prelevato un campione di pinna caudale per analisi genetiche.

Un approccio partecipativo

Uno dei risultati più significativi del progetto Life Streams è stata la redazione delle prime Linee Guida nazionali per la conservazione della trota mediterranea, coordinate dall’ISPRA (Istituto Superiore per la Protezione e la Ricerca Ambientale). Queste linee guida sono state elaborate attraverso un processo partecipativo che ha coinvolto oltre 400 stakeholder, tra cui istituzioni, associazioni ambientaliste e gruppi di pesca sportiva.

Stefano Raimondi, responsabile biodiversità di Legambiente, sottolinea l’importanza di questa collaborazione: “L’introduzione di specie alloctone crea squilibri enormi negli ecosistemi, poiché queste specie non si sono co-evolute con gli habitat locali. La loro voracità e aggressività mettono a rischio non solo la trota mediterranea, ma anche altre specie autoctone come anfibi e invertebrati”.

Verso un futuro sostenibile

Il progetto Life Streams rappresenta un modello di conservazione integrata, capace di coinvolgere diverse realtà territoriali e settori di interesse. Grazie a questo approccio, è possibile non solo salvaguardare la trota mediterranea, ma anche ripristinare l’equilibrio degli ecosistemi fluviali italiani, garantendo la sopravvivenza di numerose altre specie legate a questi habitat.

Le azioni intraprese finora dimostrano che, con impegno e collaborazione, è possibile invertire la tendenza alla perdita di biodiversità. Ma il tempo stringe, e la sfida è globale. Come ci ricorda Raimondi, “ogni specie conta, perché ogni specie contribuisce all’equilibrio complessivo dell’ecosistema”.

La trota mediterranea, con il suo futuro incerto, è un monito importante: la tutela della biodiversità non è solo una questione di conservazione, ma un investimento per il benessere delle generazioni future.