Droni e smart-boa anti-squali: lo scudo tecnologico che vigila sui bagnanti

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Great white shark (Carcharodon carcharias) underwater, Guadalupe Island, Mexico (North Pacific)

Mezzo secolo dopo che “Lo squalo” di Steven Spielberg ha instillato una paura ancestrale negli spettatori di tutto il mondo, l’Australia affronta una realtà ben più complessa e letale della finzione cinematografica. Nel continente circondato dall’oceano, gli incontri con questi predatori non sono una leggenda, ma un rischio calcolato e crescente, che ha spinto le autorità a dispiegare un arsenale high-tech senza precedenti per la sicurezza dei bagnanti.

Dall’inizio del nuovo millennio, 56 persone hanno perso la vita in seguito ad attacchi di squalo nelle acque australiane. Una cifra che supera di oltre il doppio i 27 decessi registrati nel quarto di secolo precedente. I dati storici di un database nazionale dipingono un quadro ancora più ampio: dal 1791, sono stati documentati oltre 1.280 incidenti, circa 260 dei quali con esito fatale. Sebbene gli episodi mortali rimangano statisticamente rari, la tendenza recente indica un preoccupante incremento.

Un ecosistema in trasformazione e il paradosso della coesistenza

Gli scienziati avanzano diverse ipotesi per spiegare questo aumento. Da un lato, le acque costiere sono sempre più affollate di bagnanti, surfisti e sportivi. Dall’altro, l’aumento della temperatura degli oceani sembra alterare i modelli migratori di diverse specie, avvicinandole alle spiagge più frequentate. Un paradosso ecologico completa il quadro: nonostante la pesca eccessiva stia decimando le popolazioni globali di squali, i mari australiani rimangono un hotspot di biodiversità, con il grande squalo bianco in cima alla lista dei predatori potenzialmente letali per l’uomo.

Nonostante il pericolo, l’amore degli australiani per il mare rimane incrollabile. Un sondaggio del 2024 rivela una relazione simbiotica quasi incredibile: quasi due terzi della popolazione ha effettuato, in un solo anno, un totale di 650 milioni di visite costiere. Un dato che spiega l’assoluta priorità data alla sicurezza.

Droni e smart-boa: il nuovo scudo tecnologico per spiagge sicure

Per proteggere questa moltitudine di cittadini, le autorità hanno abbandonato l’approccio puramente difensivo, adottando invece una strategia su più fronti, dove la tecnologia la fa da padrona. In alto sopra le iconiche spiagge di Sydney, i droni sono diventati gli occhi vigili che scrutano l’acqua, cercando il movimento di una coda, il fruscio di una pinna o un’ombra sinistra che scivola tra le onde. Solo nell’ultimo anno, questi velivoli hanno identificato più di 1.000 predatori nelle acque costiere del New South Wales.

Il sistema si avvale anche di boe intelligenti dotate di idrofoni, in grado di intercettare i segnali emessi da speciali localizzatori acustici applicati sugli squali. Le informazioni raccolte confluiscono in un’allerta in tempo reale, inviata ai bagnanti tramite un’app mobile dedicata. A questo arsenale tecnologico si affiancano, in alcune zone, le più tradizionali reti anti-squalo, a completare un dispositivo di sicurezza che cerca di bilanciare la tutela della vita umana con la conservazione di questi maestosi e temuti abitanti del mare.