Bruxelles vara la lista dei Paesi sicuri: svolta in linea con le politiche italiane sui migranti
Bruxelles, Palazzo Berlaymont, sede della Commissione europea
È arrivato il via libera da Bruxelles. La Commissione europea ha sfornato la prima lista UE di “paesi di origine sicuri” per i richiedenti asilo, un endorsement significativo alla linea italiana sulla gestione dell’immigrazione. Il pacchetto, presentato nella capitale belga, include sette nazioni – Kosovo, Bangladesh, Colombia, Egitto, India, Marocco e Tunisia – per le quali scatteranno procedure d’asilo accelerate.
“L’Italia ha svolto e sta svolgendo un ruolo decisivo per cambiare l’approccio europeo nei confronti del governo dei flussi migratori”, ha tuonato la premier Giorgia Meloni, salutando con “grande soddisfazione” l’iniziativa comunitaria. “Se oggi anche in Europa ci si pone come priorità la difesa dei confini esterni, il contrasto all’immigrazione irregolare di massa, il rafforzamento della politica dei rimpatri e l’attuazione di partenariati paritari con i Paesi di origine e transito, lo si deve per buona parte alla determinazione e alla caparbietà dell’Italia”.
Il piano europeo anticipa alcuni tasselli fondamentali del Patto su Migrazione e Asilo, la cui entrata in vigore completa è prevista solo per giugno 2026. In particolare, spalanca le porte alle “procedure di frontiera” o alle “procedure accelerate” (tre mesi anziché sei) per richiedenti provenienti da paesi con un tasso di riconoscimento della protezione internazionale che non supera il 20%.
Una vittoria diplomatica per Roma
Per il governo italiano si tratta di un indubbio successo diplomatico. Dopo mesi di pressing nelle sedi europee, la linea dura promossa da Roma trova ora sponda nei corridoi di Bruxelles. L’esecutivo Meloni aveva da tempo messo nel mirino l’accelerazione delle procedure per i richiedenti asilo provenienti da paesi considerati sicuri, battaglia portata avanti nonostante le resistenze di alcuni partner europei più inclini a posizioni moderate.
Il riconoscimento arrivato ieri dalla Commissione rappresenta quindi una svolta nelle politiche migratorie continentali e un punto a favore della strategia italiana, che vede ora concretizzarsi uno dei suoi pilastri fondamentali: distinguere rapidamente tra chi ha diritto alla protezione e chi invece deve essere rimpatriato.
Nella lista figurano anche tutti i candidati all’ingresso nell’UE – tra cui Albania, Bosnia ed Erzegovina, Georgia, Moldova, Montenegro, Macedonia del Nord, Serbia, Turchia e Ucraina – paesi impegnati a rispettare i “criteri di Copenaghen” che garantiscono democrazia, stato di diritto e tutela dei diritti umani.
Il modello Albania prende forma
Meloni ha sottolineato come la proposta certifichi “la bontà della direzione tracciata dal Governo italiano” e consenta di “attivare le procedure accelerate di frontiera ai migranti che arrivano da determinate Nazioni, come previsto dal Protocollo Italia-Albania”, fiore all’occhiello della strategia migratoria dell’esecutivo.
Il discusso accordo con Tirana, che prevede centri di accoglienza gestiti dall’Italia in territorio albanese, trova ora una sponda importante nelle nuove disposizioni europee. Le procedure accelerate, infatti, potrebbero essere applicate proprio nei centri offshore, rendendo più efficace l’intero meccanismo di gestione dei flussi migratori.
Gli osservatori più attenti sottolineano come il “modello Albania” potrebbe diventare un prototipo replicabile anche da altri Stati membri, aprendo la strada a una gestione esternalizzata delle procedure di asilo, pur sotto lo stretto controllo delle autorità europee.
Fitto: “Un passo concreto verso una politica migratoria comune”
“Oggi abbiamo compiuto un passo avanti significativo verso una politica migratoria europea più efficace e condivisa”, ha dichiarato Raffaele Fitto, vicepresidente esecutivo della Commissione europea, puntualizzando il duplice obiettivo: “offrire protezione a chi ne ha realmente diritto e garantire un rimpatrio celere per chi non possiede i requisiti per restare nell’UE”.
Sul suo account X, l’ex Twitter, Fitto ha sottolineato le principali novità della proposta: “procedure accelerate per le domande di asilo considerate presumibilmente infondate” e “la creazione di un elenco comune dell’Ue dei paesi di origine sicuri”. Il commissario italiano ha evidenziato come “alcuni Stati membri già adottano elenchi nazionali, ma un elenco europeo è fondamentale per armonizzare l’applicazione del concetto di ‘paese sicuro’ e garantire trattamenti più uniformi in tutta l’Unione”.
“Questa proposta, frutto dell’ottimo lavoro del collega commissario Magnus Brunner, rappresenta un passo concreto e pragmatico verso la piena attuazione del Patto sull’Asilo e la costruzione di una vera politica migratoria comune a livello europeo”, ha concluso il vicepresidente esecutivo della Commissione.
Garanzie e limiti
Bruxelles ha precisato che l’etichetta di paese “sicuro” non rappresenta un lasciapassare automatico per tutti i suoi cittadini. Gli Stati membri dovranno comunque vagliare caso per caso ogni domanda d’asilo. La lista, inoltre, non è scolpita nella pietra: potrà essere ampliata o rimodulata nel tempo, con possibilità di congelare o espellere paesi che non rispettino più i parametri fissati.
“La designazione come paese di origine sicuro non costituisce una garanzia di sicurezza per tutti i cittadini di quel paese”, ha puntualizzato la Commissione in una nota, rimarcando che “gli Stati membri devono condurre una valutazione individuale di ciascuna domanda di asilo, indipendentemente dal fatto che la persona provenga o meno da un paese di origine sicuro”.
I Ventisette potranno mantenere anche proprie liste nazionali di paesi sicuri, purché la Commissione non ponga il veto entro due anni per paesi epurati dalla lista ufficiale UE.
Il percorso verso l’approvazione definitiva
L’iter di approvazione passa ora ai co-legislatori europei: Parlamento europeo e Consiglio dell’Unione Europea dovranno dare il proprio benestare definitivo prima che la lista diventi operativa e vincolante per tutti gli Stati membri.
Fonti diplomatiche a Bruxelles riferiscono di un clima favorevole in Consiglio, dove la proposta dovrebbe trovare ampio sostegno. Più incerto il passaggio al Parlamento europeo, dove le forze progressiste potrebbero sollevare obiezioni, soprattutto riguardo all’inclusione di alcuni paesi nella lista dei “sicuri”.
Se approvata definitivamente, la nuova normativa segnerebbe una svolta decisiva nella gestione dei flussi migratori a livello continentale, con un approccio più pragmatico e orientato all’efficienza delle procedure, in linea con quanto l’Italia chiede da tempo.
