Francia spaccata sulla manovra: l’8 settembre si decide il futuro di Macron
Una legge di bilancio da 43,8 miliardi di tagli scuote Parigi, con mercati in caduta libera e un’opposizione pronta a far cadere il governo. L’8 settembre Macron e Bayrou affronteranno un voto cruciale: sarà la salvezza o il tracollo politico?
Emmanuel Macron
La Francia è sull’orlo di una tempesta politica. L’8 settembre, il premier François Bayrou, con il pieno sostegno del presidente Emmanuel Macron, si giocherà il tutto per tutto chiedendo la fiducia all’Assemblea Nazionale sulla sua legge di bilancio, una manovra draconiana da 43,8 miliardi di euro. Tra tagli impopolari, mercati in fibrillazione e un’opposizione pronta a colpire, il destino del governo è appeso a un filo. Riusciranno Macron e Bayrou a salvare il Paese dal baratro del debito o sarà l’inizio della fine per il loro esecutivo?
Una manovra al centro della tempesta
La legge di bilancio proposta da Bayrou, avallata da Macron, non è solo un documento economico: è una scommessa politica ad alto rischio. Il premier centrista, in stretta sinergia con il presidente, ha convocato una seduta parlamentare straordinaria per affrontare una crisi che minaccia di far deragliare la stabilità economica della Francia. Il debito pubblico, che secondo Bayrou è stato gonfiato da anni di spese correnti senza investimenti strutturali, è il nemico dichiarato. La risposta? Una manovra “lacrime e sangue” che prevede tagli per 43,8 miliardi di euro entro il 2026, blocco delle assunzioni nel settore pubblico, congelamento delle pensioni, abolizione dell’indicizzazione fiscale e persino la soppressione di due giorni festivi.
Mercati in allarme, opposizione in agguato
I mercati finanziari hanno già emesso il loro verdetto: martedì le azioni bancarie sono crollate, riflettendo l’incertezza che avvolge il futuro politico ed economico del Paese. L’opposizione, da destra a sinistra, è pronta a sfruttare la situazione per colpire il tandem Macron-Bayrou. Il Rassemblement National di Marine Le Pen ha annunciato un voto di sfiducia senza esitazioni, invitando le forze di sinistra a unirsi per abbattere il governo, già fragile dopo la sua formazione travagliata lo scorso dicembre.
Il fronte della sinistra: divisioni e ultimatum
La sinistra, però, non parla con una sola voce. I socialisti, pur critici, chiedono a Bayrou e Macron di modificare la manovra nei prossimi 15 giorni, lasciando uno spiraglio per un dialogo. Verdi e Francia Insoumise, invece, hanno già chiuso la porta, promettendo un secco “no” alla fiducia. La loro opposizione si basa non solo sull’austerità della manovra, ma anche sulla percezione che il governo Macron-Bayrou stia sacrificando il welfare sull’altare del rigore fiscale.
Un Paese al bivio
La partita dell’8 settembre non sarà solo un voto sulla legge di bilancio, ma un referendum sul futuro del governo Macron-Bayrou e, in senso più ampio, sulla direzione della Francia. Bayrou, con il sostegno di Macron, si presenta come il custode della responsabilità fiscale, ma il prezzo politico potrebbe essere altissimo. La loro scommessa è chiara: convincere l’Assemblea Nazionale che il rigore è l’unica strada per evitare una crisi finanziaria devastante. Tuttavia, il rischio di un collasso politico è concreto, con l’opposizione pronta a capitalizzare il malcontento popolare.
Mentre la Francia trattiene il fiato, una domanda aleggia: è possibile conciliare la stabilità economica con la coesione sociale? L’esito del voto di fiducia non determinerà solo il destino del governo Macron-Bayrou, ma anche il futuro di un Paese costretto a scegliere tra sacrifici immediati e un’incertezza ancora maggiore. L’8 settembre, la Francia si guarderà allo specchio: ciò che vedrà potrebbe cambiare il suo volto per gli anni a venire.
