Voto segreto e franchi tiratori bloccano la revoca dell’immunità a Salis: la battaglia continua in plenaria
La Commissione giuridica del Parlamento europeo ha respinto, a voto segreto, la richiesta dell’Ungheria di togliere l’immunità parlamentare all’eurodeputata italiana Ilaria Salis, eletta nelle liste Avs, salvandola da una possibile detenzione. Il voto, avvenuto stamane a Bruxelles, ha mostrato profonde tensioni politiche e accuse di scambi di favori tra i gruppi parlamentari.

Un voto controverso e diviso
La decisione della commissione Affari giuridici (Juri) si è conclusa con un esito risicato: 13 voti contrari alla revoca contro 12 favorevoli. L’esito ha sorpreso molti, soprattutto perché il fronte della sinistra, che contava teoricamente 11 voti, ha beneficiato di almeno due franchi tiratori provenienti probabilmente dal Partito Popolare Europeo (Ppe), a sua volta accusato di aver garantito questi voti per motivi politico-strumentali. Va precisato che del Ppe fa parte Forza Italia, ma il partito di Antonio Tajani non ha partecipato al voto non avendo propri esponenti in commissione Juri. Conservatori e Patrioti, che includono Fratelli d’Italia e Lega, hanno puntato il dito proprio contro i popolari europei, ipotizzando uno “scambio” di immunità con la sinistra per proteggere Péter Magyar, leader dell’opposizione ungherese accusato di furto e diffamazione in patria.
Accuse incrociate
Il voto ha aperto un nuovo capitolo nelle dinamiche interne al Parlamento europeo, con attacchi durissimi da parte di esponenti di centrodestra: Carlo Fidanza di Fratelli d’Italia ha definito il voto “grave” e invoca una correzione in plenaria a ottobre, mentre Roberto Vannacci della Lega parla di “vergogna” e accusa la sinistra di sostenere “chi delinque”. Elisabetta Gardini, vicecapogruppo di FdI alla Camera, parla di “anomala protezione” che mina la giustizia e chiede al Ppe di recuperare credibilità con un voto coerente nella prossima plenaria.
La risposta dell’area progressista
Dal fronte progressista e di Avs, invece, la decisione è stata salutata come una vittoria per lo stato di diritto e la democrazia europea. Alessandro Zan del Pd ha sottolineato che le istituzioni non si piegano “alle pressioni politiche” e difendono “l’autonomia del Parlamento”. Angelo Bonelli e Nicola Fratoianni, leader di Avs, hanno ribadito che la battaglia di Salis è la difesa di un giusto processo, avvertendo che in Ungheria, sotto Orban, la sentenza per l’eurodeputata sarebbe già scritta.
Lo scontro non si chiude
La questione ora passa all’assemblea plenaria del Parlamento europeo, chiamata a pronunciarsi con voto palese nelle prime sedute di ottobre. Il nuovo voto si preannuncia cruciale e potrebbe ribaltare o confermare l’attuale decisione. Il destino politico e giudiziario di Ilaria Salis resta così sospeso, in un clima di scontro serrato che riflette le tensioni più ampie in seno all’istituzione comunitaria e i contrasti tra gruppi politici italiani ed europei. Un fatto è certo: è la prima volta che si chiede la revoca dell’immunità parlamentare a un eurodeputato accusato ancor prima della sue elezione.
