Affluenza in calo alle Regionali toscane: solo il 35,7% ai seggi, sfida aperta tra Giani e Tomasi
Pistoia sfida Firenze come capitale della partecipazione, mentre Bundu rischia l’emarginazione e Vannacci punge gli avversari con ironia leghista.

Con un’affluenza al 35,7% registrata alle 23 di ieri sera nei 3.922 seggi toscani, le elezioni regionali confermano un calo del 10% rispetto al 45,8% delle consultazioni del 2020, complici il sole autunnale e gli stabilimenti balneari ancora aperti in Versilia. Eugenio Giani, governatore uscente del centrosinistra, affronta la sfida del centrodestra capitanato da Alessandro Tomasi, sindaco di Pistoia, mentre Antonella Bundu dell’estrema sinistra lotta per superare la soglia del 3% necessaria per l’accesso al consiglio.
Il campo largo contro l’ariete del centrodestra
Giani, 68 anni, ha faticosamente unito il “campo largo” di Pd, Verdi e sinistra, puntando su continuità e temi come sanità e transizione ecologica. Il suo rivale Tomasi, 48 anni e primo cittadino di Pistoia dal 2017, è l'”ariete” di Fratelli d’Italia e alleati, con l’obiettivo di spezzare 50 anni di egemonia progressista.
Bundu, attivista ghanese naturalizzata italiana, guida una coalizione di estrema sinistra e centra la sua campagna sulla soglia di sbarramento: un fallimento qui potrebbe marginalizzarla ulteriormente. Per i due frontrunner, il peso degli astenuti è cruciale.
La domenica soleggiata ha svuotato le urne, favorendo spiagge e relax: in Versilia, l’affluenza è scesa sotto il 30%. Sondaggi pre-elettorali indicavano un pareggio tra i blocchi, con il centrosinistra avanti di misura grazie all’unità imposta da Elly Schlein.
Una vittoria di Giani varrebbe il 2-1 per i progressisti dopo le recenti sconfitte in Marche e Calabria; per il centrodestra, sarebbe un colpo maestro per consolidare il governo nazionale. L’opzione del voto disgiunto, unica in Toscana, aggiunge imprevedibilità: gli elettori possono scegliere un candidato presidente e una lista diversa, frammentando i consensi.
Astensionismo, il fantasma che cambia le gerarchie urbane
L’affluenza non traina più da Firenze, che chiude al 32,9% (contro il 40,3% del 2020), ma da Pistoia, recordman con il 34%. Non è casuale: la città di Tomasi, roccaforte leghista, risponde all’appello del suo sindaco, simbolo di un centrodestra locale aggressivo.
La lettura prevalente è che Fratelli d’Italia e alleati abbiano mobilitato basi tradizionalmente astenute, invertendo un trend che vedeva il capoluogo come motore della partecipazione. Questo spostamento potrebbe rivelarsi decisivo nello scrutinio.
Intanto, i leader rompono il silenzio elettorale con appelli misurati. Giani, uscendo dal seggio a Sesto Fiorentino, invoca il “diritto fondamentale” al voto: “Si voti a destra, sinistra o centro, ma in Toscana si vota sempre”. Ribadisce fair play – “Campagna costruttiva sui temi” – ma il tono tradisce preoccupazione per una possibile “vittoria magra”.
Tomasi, al seggio con moglie e figli, la definisce “festa democratica”: i piccoli hanno “subito” la campagna, e la famiglia simboleggia normalità contro l’estremismo percepito degli avversari.
Il pungolo di Vannacci e le scommesse sulle liste
Più tagliente il leghista Roberto Vannacci, candidato al consiglio: sui social, posta la foto alle urne definendo il voto un “dovere”, e punge Giani per la gaffe su “Un giorno da pecora” che dilatava la Toscana alla Lombardia. “Dimenticavo, sono in Toscana e non rischio sconfinamenti”, ironizza.
I riflettori su di lui resteranno accesi: lo scrutinio rivelerà i consensi alle liste leghiste da lui curate, testando se lo stile sovranista del generale – osteggiato dalla vecchia guardia salviniana – paghi o affossi la coalizione.
Nel centrodestra, le schede chiariranno il duello tra Lega e Forza Italia per il secondo posto nella coalizione. A sinistra, si profila lo scontro tra Alleanza Verdi-Sinistra e i renziani della “Casa riformista”, neoformazione che potrebbe erodere consensi al Pd. Il verdetto, atteso entro stasera, potrebbe ridisegnare non solo la Toscana, ma l’equilibrio nazionale post-Schlein, con implicazioni per la leadership progressista e la tenuta del centrodestra al governo.
