Sesta flessione consecutiva dell’export cinese verso gli Stati Uniti
Le spedizioni cinesi rallentano oltreoceano ma accelerano in Asia, Africa e America Latina, spostando il baricentro del commercio mondiale.

È quanto emerge dai dati pubblicati lunedì dall’Amministrazione generale delle dogane di Pechino, che fotografano un quadro in chiaroscuro per la seconda economia mondiale: in flessione verso gli USA, ma in forte crescita altrove.
Nel complesso, le esportazioni totali della Cina hanno registrato la crescita più rapida degli ultimi sei mesi, con un balzo dell’8,3% su base annua, fino a raggiungere 328,5 miliardi di dollari.
Un risultato ben oltre le aspettative degli analisti, che avevano previsto un aumento più contenuto. Anche le importazioni sono salite, segnando un incremento del 7,4% rispetto all’anno scorso, segnale di una domanda interna che, pur restando fragile, mostra lievi segnali di recupero.
La domanda interna resta debole, frenata dal mattone e dall’incertezza economica
Secondo gli economisti, la domanda interna cinese continua a essere condizionata dalla crisi del settore immobiliare e da una fiducia dei consumatori ancora fragile, fattori che pesano sulla crescita strutturale del Paese. Tuttavia, le esportazioni restano il principale motore dell’economia, sostenute da un apparato produttivo efficiente e costi di produzione competitivi.
Il crollo delle vendite verso gli Stati Uniti riflette però il clima di tensioni commerciali persistenti tra le due potenze. Washington ha infatti introdotto nuovi dazi su vari prodotti cinesi, con l’obiettivo dichiarato di riportare la manifattura sul suolo americano. Ad agosto, le esportazioni cinesi verso gli USA erano già diminuite del 33%, confermando un trend che si consolida di mese in mese.
Rotte alternative: boom di spedizioni verso Asia, Africa e America Latina
Di fronte all’inasprimento dei rapporti con gli Stati Uniti, Pechino ha intensificato i legami commerciali con i Paesi emergenti. Le spedizioni verso il Sud-est asiatico sono aumentate del 15,6% su base annua, mentre quelle verso l’America Latina hanno segnato un +15%. Ancora più impressionante la crescita verso l’Africa, dove l’export cinese è salito del 56%.
“Il contesto esterno rimane complesso e difficile. Il commercio cinese deve affrontare crescenti incertezze e sfide”, ha dichiarato Wang Jun, viceministro dell’Agenzia doganale cinese. “Sarà necessario intensificare gli sforzi per stabilizzare gli scambi nel quarto trimestre”, ha aggiunto.
Gli esperti: resilienza cinese, ma crescono i rischi sui controlli e le catene globali
Secondo Gary Ng, economista senior di Natixis, le esportazioni cinesi “continuano a mostrare resilienza, grazie ai costi contenuti e alla scarsa possibilità di sostituzione a livello globale, nonostante l’aumento dei dazi”. Tuttavia, Ng mette in guardia su un rischio crescente: “I controlli sulle esportazioni rappresentano una minaccia concreta. Se dovessero intensificarsi, potrebbero compromettere le catene di approvvigionamento a livello internazionale”.
Le tensioni politiche tra Pechino e Washington si sono aggravate nelle ultime settimane, dopo le dichiarazioni del presidente Donald Trump, che ha minacciato nuovi dazi del 100% sui prodotti cinesi e ulteriori restrizioni sulle esportazioni di software strategici. La risposta di Pechino non si è fatta attendere: il governo ha annunciato nuove tasse portuali sulle navi americane e un’estensione dei controlli sulle esportazioni di batterie agli ioni di litio, terre rare e tecnologie avanzate.
Prospettive incerte in vista del vertice Xi-Trump
Secondo fonti statunitensi, queste nuove misure rischiano di compromettere i preparativi per l’incontro tra Xi Jinping e Donald Trump, previsto per la fine di ottobre. Un vertice che avrebbe dovuto segnare un tentativo di distensione, ma che ora si trova minacciato da un’escalation di provvedimenti e controrappresaglie commerciali.
Nel frattempo, la Cina sembra determinata a diversificare i propri mercati e a rafforzare il ruolo del Sud globale nella sua rete di scambi. Una strategia che potrebbe ridisegnare gli equilibri del commercio mondiale nei prossimi anni.
