Caso Garlasco, carabinieri invocano norme antiterrorismo per acquisire i tabulati. Cosa cambia

Mario Venditti, Giuseppe Scempio e Chiara Poggi

Mario Venditti, Giuseppe Scempio e Chiara Poggi

I carabinieri del Nucleo investigativo di Milano hanno chiesto alla Procura di Brescia di applicare al caso Garlasco le norme previste per il contrasto al terrorismo internazionale. L’obiettivo: acquisire i tabulati telefonici degli ultimi sei anni, anziché i canonici due, per indagare sulla presunta corruzione dell’ex pm Mario Venditti da parte di Giuseppe Sempio, padre di Andrea, inizialmente sospettato dell’omicidio di Chiara Poggi nel 2007. La richiesta, avanzata lo scorso luglio, rappresenta una svolta procedurale inedita in un’inchiesta che da anni divide opinione pubblica e magistratura.

L’istanza del 16 luglio 2025 al Procuratore Francesco Prete riguarda sedici utenze telefoniche intestate agli ex carabinieri della squadra di Venditti operativa a Pavia nel 2016-2017. Tra i nominativi figurano Silvio Sapone, ex responsabile dell’aliquota di polizia giudiziaria, il maresciallo Giuseppe Spoto – che notificò a Sempio l’invito a comparire l’8 febbraio 2017 – e Antonio Scoppetta, militare attualmente detenuto e condannato a quattro anni e mezzo per stalking e corruzione nell’inchiesta ‘Clean’.

La scelta degli investigatori di invocare la legge italiana del 2017, che recepisce la direttiva europea sulla lotta al terrorismo, consente di operare “in deroga” al codice sulla protezione dei dati personali. Come emerge dall’annotazione firmata dal maggiore Federico Smerieri, questa mossa permette di estendere l’acquisizione dei tabulati a settantadue mesi invece dei ventiquattro ordinari. L’arco temporale coprirebbe comunque solo fino alla metà del 2019, oltre due anni dopo la prima archiviazione di Andrea Sempio.

Il caso riaperto tre volte in otto anni

Il dossier sull’omicidio di Chiara Poggi è stato riaperto più volte: nel settembre 2017, dopo la denuncia di presunti pedinamenti presentata dall’avvocata Giada Bocellari, legale di Alberto Stasi condannato in via definitiva per l’omicidio; nuovamente nel 2020 su esposto della difesa con l’avvocata Laura Panciroli; infine nel biennio 2023-2024 sotto il coordinamento della Procura di Pavia guidata dal nuovo Procuratore Fabio Napoleone.

L’ipotesi investigativa che oggi alimenta l’inchiesta bresciana è che Giuseppe Sempio abbia corrotto Venditti per favorire il figlio Andrea durante le indagini del 2017. Quella prima archiviazione venne chiesta il 16 marzo dello stesso anno da Venditti insieme alla pm Giulia Pezzino e all’allora Procuratore Giorgio Reposo, per essere poi disposta una settimana dopo dal gip Fabio Lambertucci. Sul giudice sono stati richiesti dalla Guardia di Finanza accertamenti bancari, poi negati dai pm di Brescia.

Parte lunedì l’analisi forense dei dispositivi sequestrati

Dal prossimo lunedì scatteranno i quarantacinque giorni necessari per effettuare la “copia forense” dei telefoni e dei computer sequestrati a Mario Venditti e Giuseppe Sempio. L’operazione sarà condotta da Matteo Ghigo, esperto di informatica forense di trentaquattro anni con un curriculum che include perizie per Tribunali e Procure, corsi di ‘Mobile Forensics’ per gli investigatori del ROS e lo sviluppo di due software denominati ‘Ermès’ e ‘WACE’ per l’estrazione e il recupero di dati cancellati.

Ghigo inizierà lunedì pomeriggio alle quindici nello studio DIFOB di Pinerolo l’attività di estrazione, riversando i dati in una “copia-mezzo” che garantisca l’integrità del materiale. La consegna agli investigatori del Gico di Brescia è prevista entro un mese e mezzo. Da quel momento, come indicato nel provvedimento firmato dalla pm Claudia Moregola e dal Procuratore Prete, gli inquirenti avranno altri sessanta giorni per selezionare il materiale di “rilievo investigativo”.

Tre mesi e mezzo per trovare le prove del presunto accordo corruttivo

Complessivamente, sono previsti tre mesi e mezzo per completare l’accertamento tecnico irripetibile sui dispositivi elettronici. Gli investigatori cercheranno prove di eventuali “versamenti di denaro agli inquirenti” anche “attraverso terzi soggetti” per “influire” sulle indagini su Andrea Sempio. Particolare attenzione sarà dedicata ai “canali di monetizzazione del denaro” utilizzati dalla famiglia del commesso di Voghera.

La Procura di Brescia intende acquisire i dati “a partire dal luglio 2014”, quando Venditti divenne procuratore aggiunto a Pavia, quasi tre anni prima del reato contestato. L’obiettivo è ricostruire i “rapporti” tra il magistrato settantaduenne in pensione e gli ex carabinieri Sapone e Spoto, che però non risultano indagati e sono rimasti estranei all’accertamento tecnico irripetibile. L’atto non è stato loro notificato e, di conseguenza, non potranno partecipare alle operazioni peritali con un consulente di parte.

Il nodo del Tribunale del riesame

L’intera procedura resta però appesa a un filo giuridico. Il Tribunale del riesame di Brescia deve ancora esprimersi sulla legittimità dei sequestri effettuati e sull’utilizzabilità dei dati acquisiti. I giudici hanno già annullato il primo decreto del 26 settembre con riferimento a tutto il materiale informatico, sollevando dubbi sulla tenuta processuale dell’impianto accusatorio. Il terzo decreto di sequestro nei confronti di Venditti risale al 24 ottobre scorso.

La vicenda solleva interrogativi sul confine tra strumenti investigativi ordinari e quelli previsti per reati di particolare allarme sociale. L’applicazione della normativa antiterrorismo a un’indagine per corruzione in atti giudiziari rappresenta un precedente che potrebbe aprire nuovi scenari nel dibattito sulla tutela della privacy e sull’ampiezza dei poteri d’indagine. Nel frattempo, a diciotto anni dall’omicidio di Chiara Poggi, il caso Garlasco continua a generare sviluppi giudiziari e a dividere l’opinione pubblica sulla verità di quella tragica mattina del 13 agosto 2007.