L’Euro digitale parte subito in salita: il relatore Ue propone di limitarlo alle transazioni offline
La fase di sviluppo dell’euro digitale annunciata dalla Bce a Firenze incontra ostacoli immediati: il 3 novembre il relatore europeo Fernando Navarrete Rojas ha presentato emendamenti che ne riducono la portata alle sole operazioni offline, condizionando la versione online all’assenza di soluzioni sovrane private europee verificata dalla Commissione dopo test specifici.
Il progetto entra nella nuova fase operativa già con il freno tirato. A quattro giorni dall’annuncio della presidente Christine Lagarde durante la riunione del Consiglio direttivo Bce a Firenze, ospitata dalla Banca d’Italia, l’europarlamentare spagnolo del Partito popolare europeo ha depositato una proposta che congela l’aspetto più rilevante della moneta digitale: le transazioni online, destinate a rappresentare la quota maggioritaria dell’utilizzo. Navarrete Rojas, economista formato nell’ambiente delle banche centrali e capo di gabinetto del governatore della Banca di Spagna dal 2018 al 2024, costruisce la sua argomentazione su un impianto razionale.
Nel documento del 3 novembre spiega che l’euro digitale offline “interviene sulla sfida della digitalizzazione dell’economia” ma “solo come una rete di sicurezza contro la frammentazione di mercato e non come un ecosistema di pagamento parallelo che mina le soluzioni private o che scoraggi l’innovazione”. La strategia prevede che la Commissione europea effettui una verifica sull’assenza di alternative sovrane europee per i pagamenti al dettaglio. Solo dopo questo test, e in caso di esito negativo, si procederebbe con l’implementazione della versione online. Nel frattempo resterebbero autorizzate unicamente operazioni offline limitate per ammontare e numero.
Sei giganti bancari europei lanciano l’allarme contro la concorrenza pubblica
La resistenza del relatore trova riscontro nel settore privato. Secondo quanto riportato dal Financial Times, un gruppo di banche europee che include Abn Amro, Bnp Paribas, Crédit Agricole, Deutsche Bank, Ing e Société Générale ha lanciato un monito contro l’euro digitale. Le istituzioni finanziarie, promotrici del sistema di pagamenti digitali Wero, sostengono che la valuta digitale della Bce svolgerebbe le stesse funzioni delle soluzioni private senza vantaggi tangibili per gli utenti finali.
In Italia la posizione appare più articolata. Il presidente dell’Associazione bancaria italiana, Antonio Patuelli, durante un seminario a Firenze ha definito il dibattito “molto importante” e ha sottolineato come al Parlamento europeo la discussione attraversi “diagonalmente” i gruppi politici senza schieramenti predefiniti. “La Bce ha fatto e sta facendo tutto quello che un proponente deve fare. Ma è chiaro che sono gli organi del pluralismo che hanno l’ultima parola”, ha dichiarato Patuelli. Il presidente dell’Abi ha lasciato aperta la possibilità che iniziative private e pubbliche coesistano in concorrenza, rimarcando come sia giusto che l’Europa non voglia dipendere da circuiti extra europei, ma che resti da vedere se questo avverrà “tra iniziative private o iniziative pubbliche”.
Lagarde aveva respinto le accuse giorni prima della presentazione degli emendamenti
Durante la conferenza stampa di Firenze, Lagarde aveva replicato in maniera decisa a critiche ancora non esplicitate pubblicamente. “A coloro che sostengono che stiamo cercando di soffocare l’innovazione, mi dispiace molto ma proprio no: indirizzo sbagliato. L’innovazione fa assolutamente parte di noi e del nostro Dna di banchieri centrali europei”, aveva affermato la presidente, in quella che ora appare come una risposta anticipata alla controversia esplosa pochi giorni dopo.
L’approccio di Navarrete fa leva anche su aspetti tecnici non ancora definitivi. Secondo alcuni esperti del settore bancario, le funzionalità offline presentano complessità pratiche non completamente risolte. La mossa potrebbe inoltre creare un cuneo tra Bce e Commissione europea, chiamando la seconda a pronunciarsi formalmente sull’assenza di alternative private prima di procedere.
Lunedì 17 novembre audizione cruciale di Cipollone al Parlamento europeo
L’attenzione si concentra ora sull’audizione di Piero Cipollone, membro del Comitato esecutivo Bce con delega sui sistemi di pagamento e sull’euro digitale, prevista per lunedì 17 novembre al Parlamento europeo. A sostegno del progetto si schiera Aurore Lalucq, economista francese del gruppo socialisti e democratici e presidente della Commissione affari economici e monetari del Parlamento Ue. Nei suoi interventi pubblici, Lalucq ha però adottato un registro che rischia di polarizzare il confronto, sostenendo che chi manifesta contrarietà o propone alternative stia “favorendo un settore portato avanti dalla destra estrema”.
Dopo cinque anni dal lancio dell’iniziativa, il confronto sulla moneta digitale europea entra nella fase decisiva. Gli emendamenti di Navarrete aprono una partita che fino ad ora era rimasta sotterranea, mentre il settore bancario europeo mostra divisioni tra chi teme la concorrenza pubblica e chi preferisce un approccio dialogante. Il passaggio parlamentare determinerà se il progetto procederà secondo la visione originaria della Bce o se subirà un ridimensionamento che ne limiterebbe l’impatto all’ambito offline, con transazioni marginali per ammontare e frequenza.
