Agricoltura, accordo per semplificare le norme europee della Pac

Per proteggere la biodiversità e impedire agli agricoltori di arare i terreni ogni cinque-sette anni, operazione costosa e dispendiosa in termini di tempo, al fine di mantenerli coltivabili, gli eurodeputati hanno ottenuto un accordo secondo cui i terreni considerati coltivabili al primo gennaio 2026 potranno mantenere questo status anche se non sono stati arati, coltivati o riseminati.
I deputati hanno concordato con il Consiglio che gli agricoltori certificati biologici saranno automaticamente considerati conformi a diversi requisiti per mantenere i terreni in buone condizioni agronomiche e ambientali (BCAA) per quelle parti delle loro aziende che sono biologiche e in conversione al biologico. Gli Stati membri potranno limitare questa semplificazione nel caso in cui i controlli comportino un elevato onere amministrativo.
Gli eurodeputati hanno inoltre difeso con successo il principio “una tantum” per le ispezioni proposto dalla Commissione, in base al quale gli agricoltori non dovrebbero essere sottoposti a più di un controllo ufficiale in loco in un dato anno. I negoziatori del Parlamento hanno insistito anche affinché i massimali per il sostegno ai piccoli agricoltori vengano aumentati con un pagamento annuale fino a 3.000 euro (anziché i 2.500 euro proposti dalla Commissione) e a un nuovo pagamento una tantum per lo sviluppo aziendale fino a 75.000 euro (in aumento rispetto ai 50.000 euro proposti).
“Il Parlamento europeo ha dimostrato che è possibile rendere la Pac più equa, più chiara e più vicina a chi lavora la terra ogni giorno – ha commentato il relatore André Rodrigues – Questo accordo offre maggiore sostegno agli agricoltori, regole più efficienti per le autorità nazionali e orientamenti ambientali più chiari, in modo che le buone pratiche siano incoraggiate anziché penalizzate da confusione o burocrazia. Dal primo gennaio 2026, queste nuove regole si applicheranno a oltre nove milioni di agricoltori in tutta Europa, perché li abbiamo ascoltati e abbiamo trasformato le loro preoccupazioni in soluzioni concrete”. L’accordo preliminare deve ora essere approvato sia dal Consiglio che dal Parlamento prima che la riforma possa entrare in vigore.
