Sicilia, il centrosinistra attacca Schifani ma il governatore tira dritto e difende la linea dura sulla Dc

Il governatore definisce la sua scelta “un imperativo categorico” ed esclude un ribaltone. Intanto l’Mpa garantisce apporto alla Finanziaria.

Renato Schifani

Nonostante la bufera politico-giudiziaria abbattutasi sul suo governo, il presidente della Regione Sicilia, Renato Schifani, tira dritto, respingendo le richieste di dimissioni e difendendo la scelta di estromettere la DC dalla giunta come “un atto dovuto”.

L’opposizione unitaria scende in piazza

Un fronte composito dell’opposizione – comprendente Pd, M5S, Controcorrente, Avs e Italia Viva – ha chiesto a gran voce le dimissioni di Schifani durante un sit-in a Palazzo d’Orleans. “Dobbiamo liberare la Sicilia da questo centrodestra che è il peggiore di sempre”, ha dichiarato Nuccio Di Paola (M5S). Valentina Chinnici (Pd) ha denunciato “un sistema malato che soffoca la Sicilia nelle spire del clientelismo”, chiedendo di “voltare pagina”.

Ismaele La Vardera, leader di Controcorrente, ha accusato Schifani di applicare due pesi e due misure: “Come ha staccato la spina alla DC, deve farlo anche con Fratelli d’Italia e Lega”. Una critica che trova eco nelle parole del presidente dell’Antimafia Ars, Antonello Cracolici, il quale si è interrogato sull’efficacia della sola epurazione democristiana in uno scenario di “sistema diffuso di condizionamento della vita pubblica”.

La linea difensiva di Schifani

In un’intervista al quotidiano ‘La Sicilia’, il presidente ha giustificato la rimozione degli assessori DC Nuccia Albano e Andrea Messina come una “scelta di carattere esclusivamente politico”, fondata sull’incompatibilità con i principi di trasparenza. Schifani ha tracciato una netta distinzione tra i reati che descrivono un “sistema partito”, attribuiti alla DC, e le indagini che coinvolgono singoli esponenti di altri partiti di maggioranza.

Il governatore ha escluso con decisione sia l’ipotesi di dimissioni lampo che un azzeramento della giunta, definendole soluzioni penalizzanti per chi “sta lavorando bene”. Nel frattempo, il Movimento per l’Autonomia (Mpa), pur annunciando l’assenza al vertice di maggioranza sulla Finanziaria, ha garantito attraverso il suo esponente Antonio Scavone un “costruttivo apporto” nei passaggi parlamentari, offrendo un primo segnale di stabilità nonostante le tensioni.