Leone XIV: recuperiamo le sale, il cinema è presidio culturale delle città
Il regista Spike Lee regala al Papa una maglia del basket NBA con il nome "Pope Leo" e il numero 14 (@VATICAN MEDIA)
Davanti a oltre 200 professionisti del cinema riuniti stamane in Vaticano, Papa Leone XIV ha denunciato la perdita del 30% delle sale urbane negli ultimi anni e ha chiesto interventi urgenti per tutelarne il ruolo culturale.
Le parole del pontefice e l’appello alle istituzioni
Accogliendo registi, attori e maestranze nella Sala Clementina, Papa Leone XIV ha definito il cinema “un pellegrinaggio nel mistero dell’esperienza umana”, capace di illuminare lo sguardo interiore. Ha segnalato che non sono in pochi a ritenere oggi in pericolo l’esperienza cinematografica e ha denunciato la progressiva erosione delle sale, sottratte alla vita dei quartieri.
Da qui l’appello diretto alle istituzioni a non rassegnarsi e a cooperare per riaffermarne il valore sociale e culturale. Richiamando il Messaggio agli artisti del 1965, il pontefice ha rinnovato un’“amicizia” che considera ancora attuale e ha definito il cinema un “laboratorio della speranza”, dove l’uomo torna a interrogare sé stesso e il proprio destino.
Un’eredità culturale e spirituale sotto pressione
Il Papa ha inquadrato la crisi delle sale in un cambiamento più ampio, sostenendo che cinema e teatri restano “cuori pulsanti” dei territori e parte della loro umanizzazione. Ha invitato il settore a recuperare l’autenticità dell’immagine per proteggere la dignità umana, soprattutto in un’epoca segnata da personalismi contrapposti.
Rivolgendosi agli operatori, li ha definiti “pellegrini dell’immaginazione”, capaci di trasformare emozioni e ricordi in narrazione condivisa. Ha citato il regista statunitense David Wark Griffith, evocandone l’idea di bellezza come vento tra gli alberi e collegandola al passo evangelico sul soffio dello Spirito. Il cinema, ha aggiunto, resta chiamato a riconoscere la bellezza anche nelle pieghe del dolore e nelle tragedie delle guerre.
Reazioni del settore e prospettive future
Gli operatori presenti hanno accolto con attenzione l’invito a non temere le ferite del mondo e a raccontarle senza sfruttarle. Il pontefice ha definito questo approccio un “atto d’amore”, ricordando che i grandi registi hanno indagato il dolore senza trasformarlo in spettacolo. Ha insistito sul carattere comunitario del cinema, frutto di un lavoro collettivo che valorizza i talenti di ciascuno in un clima “collaborativo e fraterno”.
Ha auspicato che il grande schermo resti luogo d’incontro e linguaggio di pace, capace di stupire e di riflettere un frammento del mistero di Dio. Il suo richiamo finale ha affidato alla comunità artistica un compito preciso: essere testimoni di speranza, bellezza e verità in un tempo che ne avverte urgente necessità.
