Regionali 2025, nessun ribaltone: centrosinistra salda Puglia e Campania, Veneto al centrodestra

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Le elezioni regionali 2025 consegnano un Paese senza scossoni: il centrosinistra consolida la sua presa su Puglia e Campania, mentre il centrodestra difende il Veneto. Exploit personale per Antonio Decaro, larga affermazione per Roberto Fico e risultato robusto per Alberto Stefani.

Un voto senza sorprese

La tornata elettorale non ribalta i pronostici, ma imprime una direzione politica precisa ai due schieramenti nazionali. In Puglia, Antonio Decaro ottiene un successo travolgente e sfiora il 70% nelle prime proiezioni Rai. È un risultato che, pur non raggiungendo il 76,79% registrato da Luca Zaia nel 2020, conferma un radicamento territoriale imponente.

“In questa vittoria c’è il lavoro di anni, la fiducia delle comunità e un’idea di Puglia che guarda avanti”, dichiara Decaro ai suoi sostenitori, accolto da un’ovazione nel comitato elettorale barese.

In Campania, Roberto Fico conquista la Regione con un margine ampio, pur restando sotto la soglia del 60%. La sua candidatura, inizialmente contestata da alcuni segmenti del campo democratico, si rivela invece capace di mobilitare un consenso largo e prevedibile. “La Campania sceglie un progetto, non un nome. E la scelta è chiara: continuità, rinnovamento e responsabilità istituzionale”, afferma Fico nella serata elettorale.

Il campo largo festeggia

A Napoli il clima è quello delle grandi occasioni. Elly Schlein, Giuseppe Conte e Nicola Fratoianni raggiungono la città dopo i primi exit poll, trasformando la sede del Pd campano in una sorta di quartier generale del campo largo. “La partita per le politiche è aperta e l’alternativa c’è”, scandisce Igor Taruffi (Pd). “Ha vinto non solo il campo largo, ma un’idea di alternativa. Nelle ultime dieci regioni votate tra il 2024 e il 2025, i numeri parlano chiaro: Pd primo partito, centrosinistra avanti. Non sono sondaggi, sono voti”.

L’euforia progressista, tuttavia, apre immediatamente il fronte nazionale. Matteo Renzi, leader di Italia Viva, affonda il colpo e legge i risultati come un preludio allo scontro sulla legge elettorale. “I risultati di Puglia, Campania e Toscana parlano chiarissimo: l’alternativa c’è, da Casa Riformista alla sinistra. E quando questa alternativa è unita, vince. Da domattina Giorgia Meloni tenterà di cambiare la legge elettorale: con questa, a Palazzo Chigi non ci rimette piede”.

Centrodestra, prove di forza interna

Nonostante la vittoria in Veneto, il centrodestra esce dalla tornata con interrogativi irrisolti sul proprio equilibrio interno. Le proiezioni YouTrend indicano un testa a testa serrato tra Fratelli d’Italia e Lega, dopo settimane di frizioni sulla scelta del candidato.

Alla fine l’ha spuntata la Lega con Alberto Stefani, spinto dalla macchina territoriale del governatore uscente Luca Zaia, candidato capolista al Consiglio regionale. “Abbiamo dimostrato che la nostra squadra è radicata, seria e credibile”, afferma Stefani. “Il Veneto resta un laboratorio politico per il futuro del centrodestra”.

Fratelli d’Italia resta però primo partito della coalizione in Puglia e — secondo i primi dati consolidati — anche in Campania, nonostante la campagna aggressiva di Forza Italia, che ha pescato tra centristi, dem e deluchiani scontenti della candidatura Fico. Dal fronte azzurro, però, arriva una critica dura alle parole di Renzi. Maurizio Gasparri, presidente dei senatori di Forza Italia, interviene con toni bruschi.

“Il voto regionale non cambia assolutamente nulla. La riforma elettorale è sul tavolo da tempo. Peraltro le ipotesi in campo sono simili alle regionali: vince chi prende più voti. Renzi forse era distratto, magari era all’autogrill”.

Verso le politiche

La fotografia che emerge dalle Regionali 2025 è quella di un Paese politicamente stabile, ma attraversato da movimenti profondi. Per il centrosinistra, la tenuta in Puglia e Campania rappresenta una base solida su cui costruire una strategia nazionale. Per il centrodestra, la conferma del Veneto non risolve le fratture tra Lega, FdI e Forza Italia.

Il confronto ora si sposta su un terreno più ampio: alleanze, leadership e soprattutto legge elettorale. È un preludio a una stagione politica che promette ulteriore tensione e un confronto serrato fino alle urne nazionali.