Fratelli d’Italia accelera sulla legge elettorale, testo a febbraio: proporzionale con premio a coalizione sopra il 40%
Schlein respinge il dialogo e attacca il governo sulla manovra. Nella maggioranza scontro su preferenze e indicazione del premier in scheda: la Lega dice no, Forza Italia frena.
Fratelli d’Italia accelera sulla riforma elettorale e punta a presentare un primo testo entro febbraio 2025, dopo l’avvio ufficiale dei tavoli con il nuovo anno: la proposta prevede un sistema proporzionale con premio di maggioranza del 55% alla coalizione che supera il 40% dei consensi.
Archiviato il capitolo delle elezioni regionali e in attesa della chiusura della manovra di bilancio, il cantiere della nuova legge elettorale entra nella fase operativa. Ai vertici del partito della premier Giorgia Meloni si discute di imprimere uno sprint al progetto, trasformando quello che finora era stato oggetto di conversazioni riservate in un dibattito politico pubblico. L’obiettivo è avviare ufficialmente i tavoli tecnici a gennaio e depositare una bozza legislativa nel mese successivo, così da far partire l’iter parlamentare che diventerà prioritario dopo la celebrazione del referendum sulla separazione delle carriere in magistratura.
Il percorso dipenderà dalle interlocuzioni con gli alleati di governo, con cui il confronto non si è mai interrotto nelle ultime settimane. Ma l’esito delle regionali ha modificato anche la strategia verso le opposizioni. In Fratelli d’Italia resta la convinzione che il Partito Democratico e la sua segretaria Elly Schlein abbiano interesse a un sistema che favorisca il bipolarismo e dia chance di vittoria a una delle due coalizioni. Tuttavia cresce la prudenza. “Se ieri le possibilità di una convergenza erano 100 oggi sono 99, perché la leader dem ora crede davvero di poter vincere”, sintetizza un dirigente meloniano.
Schlein respinge l’apertura: “Non sono le priorità degli italiani”
La segretaria dem, che oggi ha sentito telefonicamente la presidente del Consiglio per sollecitare il rispetto del patto sul disegno di legge sulla violenza contro le donne in discussione al Senato, nega ogni disponibilità al dialogo sulla riforma elettorale. “Non ci interessa in questo momento discutere delle priorità di Giorgia Meloni, ci interessa discutere delle priorità degli italiani che non sono la legge elettorale, ma come correggere questa pessima legge di bilancio”, ha dichiarato Schlein. La leader del Pd ha aggiunto di trovare “strano che la destra abbia il tempo di aprire un dibattito sulla legge elettorale quando non ha ancora spiegato come intende correggere una pessima manovra di bilancio criticata da più parti e che consegna al Paese una prospettiva di crescita a zero nei prossimi anni”.
Preferenze e capolista sulla scheda: i nodi interni alla maggioranza
Anche all’interno della coalizione di governo restano alcuni nodi da sciogliere prima di arrivare a un testo condiviso. La base di partenza è un sistema proporzionale con premio di maggioranza, che potrebbe attestarsi al 55% per la coalizione che ottiene più voti, con una soglia fissata almeno al 40%. Il primo punto di frizione riguarda la reintroduzione delle preferenze, proposta storica di Fratelli d’Italia che trova l’apertura di Forza Italia ma l’opposizione della Lega. La resistenza non viene solo dal Carroccio: molti parlamentari abituati alle liste bloccate temono di dover affrontare la caccia al voto personale.
“Tanto le preferenze non riuscirebbero a sopravvivere al voto segreto”, è una delle battute circolate nei corridoi di Montecitorio. Altro tema divisivo è l’indicazione del capo della coalizione sulla scheda elettorale, opzione sostenuta dal partito di Meloni ma respinta da Antonio Tajani. “Noi siamo affezionati al metodo attuale e cioè chi prende più voti va a fare il presidente del Consiglio. Un sistema che aumenta il tiraggio di tutti i partiti del centrodestra”, ha spiegato il portavoce azzurro Raffaele Nevi.
