Ferme 5 milioni di pratiche sui condoni
EDILIZIA & BUROCRAZIA Comuni paralizzati a 30 anni dal varo della prima legge. Con il mancato incasso (quasi 22 miliardi di euro) si rilancerebbe l’economia di Laura Della Pasqua
di Laura Della Pasqua

Il dossier fa anche una graduatoria delle città dove la burocrazia è stata più lenta a smaltire le pratiche. In testa c’è Roma che conta 599.793 domande e precede Milano (138.550), Firenze (92.465), Venezia (89.000), Napoli (85.495), Torino (84.926), Bologna (62.393), Palermo (60.485), Genova (48.677) e Livorno (45.344). Sul fronte del numero delle istanze ancora da evadere, invece, Roma ne ha 213.185, vale a dire quasi quattro volte Palermo (55.459). Sul gradino più basso del podio troviamo Napoli (45.763), che si attesta davanti a Bologna (42.184). Più staccate Milano (25.384), Livorno (23.368), Arezzo (22.781), Pescara (20.984), Catania (20.249) e Fiumicino (20.055), unico Comune non capoluogo di provincia ad entrare nelle prime dieci posizioni.
Solo lo 0,9% dei Comuni del nostro Paese non ha avuto richieste di sanatoria in materia di abusi. Ferrara è la città più virtuosa nella gestione delle domande di condono edilizio: ha evaso tutte e 30.800 le istanze presentate dai suoi cittadini. L’Emilia-Romagna è molto efficiente visto che subito dopo troviamo altre due città di questa regione: Ravenna (seconda con 25.740 domande, tutte concluse) e Imola (quarta con le sue 7.344 istanze chiuse).
Quanto ai mancati introiti, si tratta di 10,3 miliardi di versamenti (cifra da ripartire a metà fra Stato e Comuni e a cui vanno aggiunti 160 milioni alle Regioni); 6,7 miliardi di oneri concessori; 1,5 miliardi di diritti di segreteria; 2,1 miliardi di diritti di istruttoria; 1,1 miliardi di risarcimenti per danno ambientale. Anche in questo caso, a livello di Comuni la graduatoria è nettamente capeggiata da Roma: la Capitale vanta circa 800 milioni di euro di mancate riscossioni. Ma non finisce qui. Si può ipotizzare che circa il 30% delle quasi 5 milioni e mezzo di domande ancora da istruire darebbe luogo a un adeguamento della rendita catastale dei relativi immobili. Per i Comuni ne conseguirebbe un consistente aumento degli introiti derivanti ad esempio dalla tassazione riguardante Imu e Tasi. Si innescherebbe un volano virtuoso anche per i professionisti: gli studi di ingegneri, architetti e geometri si troverebbero di fronte a una mole di lavoro quantificabile in altri 11 milardi di euro più Iva, con lo Stato che di conseguenza potrebbe contare su un ulteriore gettito di circa 2 miliardi. E ancora. Si può stimare che per circa 540.000 immobili che devono ricevere la concessione edilizia in sanatoria verrebbe presentata domanda per rientrare nel cosiddetto Piano Casa: ne conseguirebbero altri 1,3 miliardi di euro di oneri concessori e un ulteriore notevole indotto per i professionisti del settore.
