Accorsi e De Angelis nelle dinamiche dello stalking in “La lezione”
Matilda De Angelis e Stefano Accorsi
Un’avvocatessa si ritrova intrappolata in una spirale di manipolazione psicologica dopo aver difeso un professore accusato di violenza sessuale. È questa la premessa inquietante de “La lezione”, thriller psicologico di Stefano Mordini che esplora le zone grigie dello stalking, dove vittima e carnefice si muovono in un territorio ambiguo fatto di segnali sfuggenti e percezioni alterate. Il film, presentato in anteprima alla Festa del Cinema di Roma, arriverà nelle sale il 5 marzo 2026.
Tratto dal romanzo di Marco Franzoso, il lungometraggio vede Matilda De Angelis nei panni di una brillante legale triestina che ha appena ottenuto l’assoluzione per un docente universitario – interpretato da Stefano Accorsi – finito sotto processo per accuse di violenza sessuale. La vittoria in tribunale dovrebbe segnare la fine della vicenda professionale, ma per la protagonista si trasforma invece nell’inizio di un incubo personale. Strani segnali cominciano a manifestarsi nella sua quotidianità, un senso di minaccia costante la accompagna, il confine tra paranoia e pericolo reale si fa sempre più sottile.
La regia di Mordini lavora deliberatamente sull’ambiguità, rendendo poroso il limite tra ciò che accade davvero e ciò che la mente elabora come difesa o distorsione. È proprio in questa zona d’ombra che si annida il terrore più autentico del film: l’impossibilità di distinguere con certezza la natura delle dinamiche in corso. Il dubbio si insinua non solo nella protagonista ma anche nello spettatore, costretto a interrogarsi continuamente su cosa sia reale e cosa frutto di suggestione.
La maestria del manipolatore che riscrive la realtà
“Un manipolatore è abilissimo a farti credere quello che lui desidera che tu creda ed anche di fronte a delle prove così schiaccianti continuare a perorare la propria causa in qualche modo. Quindi ti confonde molto”, ha spiegato Accorsi durante la presentazione romana. L’attore ha messo in luce come il suo personaggio incarni quella particolare categoria di individui capaci di alterare la percezione altrui, di mantenere la propria narrazione anche quando la realtà dei fatti sembra inconfutabile.
Il personaggio della De Angelis precipita in un loop mentale che erode la sua lucidità. Pur rifiutando il ruolo di vittima, la donna non riesce a decifrare con precisione cosa stia realmente accadendo nella sua esistenza. L’attrice ha descritto con efficacia questo stato di sospensione: “Noi capiamo la verità solo quando a un certo punto purtroppo le cose sono andate all’estremo o da una parte o dall’altra. E allora riusciamo a incollare i pezzetti che compongono il mosaico della verità ma solo a ritroso. Quando ci sei dentro nella costruzione di quel mosaico, è molto più complicato”.
Nessuna rivelazione definitiva, solo complessità
La scelta narrativa rinuncia volutamente alla rivelazione classica, al momento catartico in cui il colpevole viene smascherato e la tensione si scioglie. “Non volevamo fare uno svelamento tipo ‘lui è il cattivo’. Sì, certo, lui è il cattivo, ma non volevamo fare uno svelamento tipo: giù la maschera, ok, mi avete beccato, perché purtroppo non è così. Purtroppo è più complessa e più difficile per la vittima”, ha precisato Accorsi.
La complessità della violenza psicologica e dello stalking emerge proprio dall’assenza di momenti definitivi, dalla persistenza del dubbio che accompagna chi la subisce anche quando le evidenze si accumulano. Il film rifiuta la semplicità del thriller convenzionale per addentrarsi in un territorio più insidioso, dove la verità non emerge con un colpo di scena ma si sedimenta lentamente attraverso frammenti dolorosi.
“La lezione” si presenta dunque come un’opera che indaga le meccaniche più subdole dell’abuso, quelle che non lasciano lividi visibili ma sgretolano dall’interno la stabilità psicologica. Un thriller che sceglie di non offrire allo spettatore certezze rassicuranti, ma di accompagnarlo nello stesso disorientamento vissuto dalla protagonista, rendendo l’esperienza cinematografica tanto più perturbante quanto fedele alla natura sfuggente del fenomeno raccontato.
