Assad sempre più solo, anche la Russia pensa a scaricarlo

Assad sempre più solo, anche la Russia pensa a scaricarlo
1 giugno 2015

di Corrado Accaputo

Nonostante le recenti rassicurazioni del ministro degli Esteri siriano, Walid Mouallem, si moltiplicano i segnali sulle presunte intenzioni della Russia di allentare il suo tradizionale sostegno al leader siriano Bashar al Assad. E così, mentre i jihadisti dell’Isis continuano la loro marcia di avvicinamento a Damasco, a preoccupare il presidente siriano è anche la possibilità che Mosca – possa procedere a una vera e propria inversione di marcia nei rapporti con la Siria e a decidere, dopo 4 anni di guerra civile, di scaricarlo. Vladimir Putin, isolato sul piano internazionale per la crisi in Ucraina e probabilmente convinto che il collega siriano è ormai seriamente in difficoltà, starebbe infatti valutando di rinunciare alla difesa ad oltranza di Assad. Ma il presidente russo, che non ama i dietro front, vorrebbe ottenere una uscita di scena “concordata”. E su questo starebbe trovando addirittura la sponda americana. Secondo alcune fonti citate dal quotidiano Asharq al Awsat, il Cremlino starebbe cominciando a considerare “un futuro senza Assad” per la Siria. Una posizione che sarebbe diventata più chiara agli occhi delle cancellerie occidentali durante un recente vertice di alto livello sulla sicurezza e la risposta alla minaccia dei gruppi terroristici internazionali.

In tale occasione, tenuta scrupolosamente riservata, il delegato inviato da Mosca avrebbe ammesso che “ciò che preoccupa la Russia è salvaguardare i propri interessi strategici e garantire il futuro delle minoranze” in Siria, nonché l’unità del Paese. Una risposta, hanno riferito le fonti citate dal quotidiano arabo, che ha sorpreso i delegati occidentali, e che avrebbe trovato conferme nella decisione di Mosca di richiamare in Russia circa 100 funzionari diplomatici e tecnici, operativi in Siria. D’altra parte, fonti qualificate del Golfo hanno spiegato ad Asharq al Awsat che l’apparente cambiamento nella politica del Cremilino è giunto dopo una serie di riunione di alto livello tra delegati russi e del Golfo. Secondo le fonti, Mosca sarebbe intenzionata a rafforzare i suoi rapporti economici con alcuni Paesi dell’area alla luce delle pesanti sanzioni europee legate alla crisi in Ucraina. Tra questi, in particolare l’Arabia Saudita e il Qatar, che assieme agli Emirati arabi uniti, si oppongono al regime di Assad e sono favorevoli a una transizione democratica del potere a un governo eletto, nonché a una maggiore partecipazione dei gruppi di opposizione siriana al processo politico.

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L’ex ambasciatore del Libano negli Stati uniti ha spiegato che questa presunta inversione di rotta russa è il risultato di una situazione diventata “fuori controllo” in Siria, con i jihadisti dell’Isis e i loro alleati che continuano a sottrarre intere porzioni di territorio al controllo del regime. E, soprattutto, “Mosca sarà disposta a cedere” a un futuro senza Assad “ma solo dopo avere ricevuto garanzie sul fatto che le nuove autorità salvaguarderanno gli interessi russi nel Paese”, ha commentato il diplomatico. In ogni caso, secondo il Times, Russia e Stati uniti avrebbero da tempo cominciato a lavorare per preparare l’uscita volontaria di Assad. Uno sforzo diplomatico nel quale sarebbe pienamente coinvolto anche il Regno unito, e che partirebbe dall’assunto che “l’alternativa ad Assad non è l’Isis e l’alternativa all’Isis non è Assad”. Sia Washington che Mosca sarebbero concordi nel ritenere che la situazione sul terreno in Siria è arrivata a un punto di svolta che richiede una discussione esaustiva sulla transizione post-Assad. Secondo fonti statunitensi, uscito di scena, il presidente siriano potrebbe trovare riparo a Teheran o Mosca. Di certo c’è che i jihadisti di al Qaida e i loro alleati controllano ormai la quasi totalità della provincia siriana di Idleb e si trovano ora a circa 200 chilometri dalla capitale. Tutte le ex roccaforti dei servizi segreti del regime, compresa la città di Palmira-Tadmur, sono passati sotto il controllo dello Stato islamico. E prima della disfatta di Palmira, Assad è arrivato ad arrestare il suo capo d’intelligence Ali Mamlouk per tentato complotto. Qualcuno ci ha visto uno degli ultimi, estremi, tentativi del presidente siriano di rimanere in sella.

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