Politica

Auto zero emissioni, verso un accordo Germania-Commissione Ue

Si profila un compromesso tra il governo tedesco e la Commissione europea che potrebbe finalmente sbloccare il regolamento Ue per le nuove auto a zero emissioni di CO2 dal 2035. Con l’astensione della Germania e della Bulgaria, e il voto contrario annunciato dall’Italia e dalla Polonia, il regolamento non aveva potuto essere adottato all’inizio di marzo per la mancanza della maggioranza qualificata necessaria in Consiglio Ue. Una situazione del tutto inusuale, visto che il voto finale del Consiglio doveva essere solo un atto formale, dopo che i governi avevano concordato con il Parlamento europeo un testo di compromesso, con una serie di emendamenti, approvato dalla plenaria di Strasburgo il 14 febbraio scorso.

Il compromesso risolutivo ora potrebbe essere una dichiarazione interpretativa da parte della Commissione, secondo cui l’Esecutivo comunitario si impegnerebbe a presentare una proposta legislativa complementare consentire e regolare la fabbricazione di veicoli con motori a combustione interna (o endotermici) nell’Ue anche dopo il 2035. Questo, però, a condizione che questi motori endotermici del futuro siano alimentati con carburanti a zero emissioni nette, come i cosiddetti E-fuels, i carburanti sintetici derivati dall’idrogeno. Tutto questo era già noto, così come la contrarietà della Commissione a una soluzione giudicata insoddisfacente. La novità di oggi, secondo quanto ha riferito l’agenzia Reuters, è l’aggiunta di un accorgimento tecnico: le auto a combustione interna che dovranno usare carburanti sintetici potranno usare solo carburanti sintetici, e conterranno un dispositivo che le bloccherà se verranno alimentate invece con benzina o gasolio.

In pratica sarebbe come mettere nafta in un motore a benzina. Inoltre, non ci sarebbe bisogno di cambiare una virgola nel testo dell’accordo fra l’Europarlamento e il Consiglio. La soluzione, insomma, sembra ora vicina. Il problema, a questo punto, è che una tale soluzione non corrisponderebbe a quanto ha chiesto l’Italia, che vuole poter utilizzare in futuro non solo i carburanti sintetici, come chiedono i tedeschi, ma anche i biocarburanti. La differenza sta nel fatto che non è sicuro e non è stato provato in modo conclusivo, nonostante molti studi, che i biocarburanti siano effettivamente a “zero emissioni nette”: cioè che l’assorbimento del carbonio durante la coltivazione delle piante da cui derivano l’etanolo e il biodiesel compensi pienamente la CO2 emessa durante la produzione industriale e poi la combustione di questi biocarburanti.

In una lettera inviata oggi al vicepresidente esecutivo della Commissione per il Green Deal, Frans Timmermans, i tre ministri italiani responsabili dei Trasporti, dell’Industria dell’ambiente (Matteo Salvini, Adolfo Urso e Gilberto Pichetto) ricordano che “l’Italia ha sponsorizzato (insieme alla Germania) l’utilizzo di carburanti CO2 neutral per consentire immatricolazioni anche dopo il 2035”, ma avvertono poi, significativamente, che l’Italia non accetterebbe “una interpretazione indebitamente ristretta da parte della Commissione del concetto di carburanti neutri”, con l’esclusione dei biocarburanti”. E questa non è la posizione della Germania. L’Italia, insomma, potrebbe trovarsi presto davanti al dilemma se accettare una sconfitta per pura testimonianza, votando contro un accordo che, se sostenuto anche dalla Germania, avrebbe i numeri per passare alla maggioranza qualificata, o se fare buon viso a cattivo gioco, votare a favore rivendicando di aver salvato, insieme alla Germania, il futuro del motore endotermico, ma senza poterlo alimentare con i biocarburanti.

Tra l’altro, a Bruxelles si scommette davvero molto poco sui biocarburanti per il futuro. “In generale, la Commissione considera che il contributo dei biocarburanti prodotti da colture di alimenti e mangimi alla decarbonizzazione è limitato, e che perciò il loro uso dovrebbe essere minimizzato” ha detto oggi ad Askanews una fonte qualificata dell’Esecutivo comunitario. “La direttiva sulle energie rinnovabili – ha ricordato – include un tetto per la produzione di biocarburanti basati su colture alimentari, per garantire che vi sia una pressione limitata sui terreni agricoli. La direttiva include dei limiti per poter contabilizzare questi carburanti riguardo agli obiettivi da raggiungere per le rinnovabili. In particolare, per i carburanti convenzionali che hanno un alto impatto indiretto sull’uso dei terreni, è previsto un obbligo di eliminazione progressiva entro il 2030”. La fonte della Commissione ha aggiunto un dettaglio che la dice lunga su quanto sia presa in considerazione a Bruxelles la posizione italiana, al di là della parte in cui coincide con quella tedesca: “Non ho sentito – ha detto – di alcuna conversazione correlata al dibattito sul motore a combustione che riguardi i biocarburanti”.

Il portavoce della Commissione responsabile per Clima ed Energia, Tim McPie, descrivendo i colloqui in corso con il governo tedesco, ha ricordato che “Timmermans ha detto giovedì scorso che dobbiamo assicurare che vi sia una interpretazione dell’accordo sulla legislazione per i veicoli a zero emissioni entro il 2035 che possiamo condividere. C’è una discussione in corso con le autorità tedesche” e Timmermans si è detto “fiducioso che potremmo accordarci su una interpretazione dell’accordo concluso tra i co-legislatori che possa chiarire la questione del ruolo dei carburanti sintetici in futuro. Una questione che è stata posta in una parte dell’accordo stesso”. Il riferimento è al considerando 11 del testo del regolamento concordato tra il Parlamento europeo e il Consiglio Ue, secondo cui “previa consultazione dei portatori di interessi, la Commissione presenterà una proposta relativa all’immatricolazione posteriore al 2035 di veicoli che funzionano esclusivamente con combustibili neutri in termini di emissioni di CO2”.

“Le discussioni – ha continuato McPie – sono in corso per assicurare che questo accordo sia poi convertito in un voto positivo nel Consiglio Ue il più presto possibile, ma non facciamo commenti sugli scambi che abbiamo avuto e sui loro dettagli quando le discussioni sono in corso. Quando saremo pronti a comunicare lo faremo”. Rispondo a una domanda sul ruolo dell’Italia in questo negoziato, il portavoce ha poi osservato: “Non sono sicuro che negoziare sia la parola giusta in questo caso. I negoziati hanno avuto luogo tra i co-legislatori e hanno condotto a un accordo che è stato già votato dal Parlamento europeo. Quello che stiamo cercando di fare ora e fornire le necessarie assicurazioni, in particolare alle autorità tedesche sull’interpretazione dell’accordo esistente”. “Speriamo e siamo fiduciosi di raggiungere un’intesa che permetterà agli Stati membri, dando loro le assicurazioni necessarie, di andare avanti in Consiglio Ue e votare l’accordo” ha concluso McPie.

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