Banche a picco in Borsa su tassa extra-profitti, si teme per dividendi

Banche a picco in Borsa su tassa extra-profitti, si teme per dividendi
8 agosto 2023

La tassa sugli extraprofitti delle banche varata ieri sera a sorpresa in Consiglio dei ministri dal governo Meloni affossa il comparto bancario sul listino milanese. Sin dall’avvio di seduta viaggiano in caduta libera tutti i titoli del credito. Intesa Sanpaolo è crollata dell’8,67% a euro e UniCredit ha lasciato sul terreno il 5,94% a 21,28 euro. Sprofondate anche Mps (-10,83%), Banco Bpm (-9,09%), Bper (-10,94%), Banca Mediolanum (-5,96%). Relativamente meno colpite Mediobanca (-2,48%) e Banca Generali (-3,14%), ma il segno meno non ne ha risparmiata nessuna.

 

Mef: misura su norme in Ue

 

“La misura proposta dal ministro dell`economia e delle finanze, condivisa e approvata dal Consiglio dei ministri nasce sulla scia di norme già esistenti in Europa in materia di extra margini bancari”. Lo scrive il Mef in una nota in relazione al prelievo sugli extra profitti delle banche stabilito ieri dal Cdm. “Al tempo stesso la misura, ai fini della salvaguardia della stabilità degli istituti bancari, prevede anche un tetto massimo per il contributo che non può superare lo 0,1 % del totale dell`attivo – prosegue la nota -. A questo proposito si ricorda che la base imponibile di tale imposta è determinata dal maggior valore tra l`ammontare del margine d`interesse di cui alla voce 30 del conto economico, redatto secondo gli schemi approvati dalla Banca d`Italia, relativo all`esercizio antecedente a quello in corso al 1° gennaio 2023 che eccede per almeno il 5 per cento il medesimo margine nell`esercizio antecedente a quello in corso al 1° gennaio 2022 e l`ammontare del margine di interesse di cui alla voce 30 del conto economico, redatto secondo gli schemi approvati dalla Banca d`Italia, relativo all`esercizio antecedente a quello in corso al primo gennaio 2024 che eccede per almeno il 10 per cento il medesimo margine nell`esercizio antecedente a quello in corso al primo gennaio 2022”.

“Si osserva infine che gli istituti bancari che hanno già adeguato i tassi sulla raccolta così come raccomandato lo scorso 15 febbraio con specifica nota da Bankitalia, raccomandazione poi richiamata dal ministro Giorgetti in occasione dell`assembla Abi lo scorso 5 luglio – conclude -, non avranno impatti significativi come conseguenza della norma approvata ieri in Cdm”.

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Paura in Europa

 

I cali hanno contagiato anche le banche europee quotate sulle altre Borse del Vecchio Continente, per il timore che la misura possa essere replicata in altri Paesi europei. Stando alle maggiori, a Francoforte Commerzbank è scesa del 4,63% e Deutsche Bank del 3,84%. A Parigi il Credit Agricole che ha segnato -2,46%, SocGen -1,7% e Bnp Paribas -3%. A Madrid l’Ibex35 con ribassi per Banco Santander (-2,93%), Bbva (-2,12%), Unicaja (-2,45), Banco de Sabadell (-2,20%). A Londra, infine, cali per Lloyds Bank (-1,22%), Barclays (-2,48%). L’indice Eurostoxx del settore ha ceduto il 3,54%. A preoccupare i mercati sono in particolare gli impatti sui dividendi attesi, che diverse banche – tra cui le ‘big’ italiane – avevano preannunciato come particolarmente copiosi per l`esercizio 2023, ma ancor di più il probabile effetto negativo sull`attrattività degli investimenti sul comparto creditizio nel nostro Paese.

 

Un fulmine a ciel sereno

 

La misura è giunta del tutto inaspettata per il mercato e per gli istituti di credito, che proprio nei giorni scorsi hanno pubblicato i risultati trimestrali aggiornati al primo semestre 2023. Risultati caratterizzati in generale da forti incrementi dei ricavi, trainati da vistose performance del margine da interessi grazie agli incrementi dei tassi dei mesi scorsi decisi dalla Bce per fronteggiare l`inflazione. Incrementi che spesso non si sono riflessi proporzionalmente sui tassi passivi praticati dalle banche ai correntisti, mentre il costo del credito e dei mutui è invece salito notevolmente. L’imposta straordinaria voluta dal governo Meloni, in vigore nel 2023, prevede l`applicazione di un’aliquota pari al 40% sul maggior valore tra l’ammontare del margine d’interesse relativo all’esercizio 2022, che eccede per almeno il 5% il medesimo margine nell’esercizio 2021, e l’ammontare del margine di interesse dell’esercizio 2023 che eccede per almeno il 10% il medesimo margine nell’esercizio 2021, come ha precisato il comunicato finale del Cdm.

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L’imposta verrà versata nel 2024

 

L’imposta sarà versata nel corso del 2024 e non sarà deducibile ai fini delle imposte sui redditi e dell’imposta regionale sulle attività produttive. Le maggiori entrate da essa derivanti, come viene sottolineato nel comunicato finale del Consiglio dei ministri di ieri, “saranno destinate al finanziamento del fondo per i mutui sulla prima casa e per interventi volti alla riduzione della pressione fiscale di famiglie e imprese”.  “L’attenzione del mercato rimane sui dividendi, che saranno probabilmente influenzati negativamente dall’annuncio, giustificando la reazione nei prezzi dei titoli bancari”, ha commentato Giorgio Broggi, quantitative analyst di Moneyfarm. “È interessante notare – ha aggiunto – che anche banche francesi e tedesche stanno reagendo male” nelle borse europee, “manifestando la preoccupazione che misure simili possano essere implementate in altre economie europee (come ha già fatto anche la Spagna). In altre parole, non è solo una questione italiana, e sicuramente le banche nel Regno Unito e altrove nell’Ue sono attente a valutarne gli sviluppi all`interno dei propri confini”.

 

Costo del denaro alle stelle

 

“Il governo Meloni ha sicuramente sorpreso i mercati con una tassa straordinaria sui profitti delle banche in Italia, approfittando del fatto che gli istituti di credito continuano a beneficiare di tassi di interesse elevati. Con il costo del denaro salito alle stelle, i riflettori si sono puntati sui tassi dei depositi che continuano a essere bassi, in particolare per le banche di alto livello”, ha rilevato Broggi. “La reazione è giustificata sulla scia della sorpresa degli investitori sulle decisioni prese dal Governo nel recente decreto legge omnibus. La tassa del 40% sul differenziale tra Net Interest Income 2022-2021 (l`eccedente 5%) e su quello 2023-2021 (l`eccedente 10%) è una misura fortemente negativa per il settore bancario, tenendo conto che è retroattiva per l`anno 2022″, ha commentato Filippo Diodovich, senior market strategist di IG Italia”.

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Parla l’esperto

 

“Oltre a influenzare negativamente la redditività delle banche – ha aggiunto – mette un punto di domanda sulla capacità del nostro settore finanziario (e non solo) di attrarre capitali esteri e riduce la competitività delle nostre banche rispetto ai per europei. Quali investitori saranno intenzionati a investire nel nostro paese se esiste il rischio di un intervento dello Stato così significativo? Inevitabilmente le prospettive sul comparto bancario italiano peggiorano e saranno da valutare nei prossimi giorni gli effetti della manovra governativa sulla liquidità degli istituti bancari”. 

Secondo Marco Troiano, Head of Financial Institutions Ratings Team di Scope Ratings, la proposta di una tassa sulle banche italiane, “pur arrivando senza preavviso, è in linea con la nostra opinione secondo cui l’aumento della tassazione peserebbe maggiormente sulla redditività delle banche europee. Con l’aumento dei tassi che determina un aumento significativo degli utili bancari in tutti i settori, i governi europei vedono sempre più spesso gli utili bancari come una fonte di gettito fiscale aggiuntivo per finanziare i loro piani di spesa. L’Italia non è sola: le imposte sulle plusvalenze in Spagna, Ungheria e Repubblica Ceca sono altri esempi di prelievi aggiuntivi sulle banche”.

“Condividiamo le preoccupazioni sulla definizione arbitraria di profitto normale o eccezionale e sulla capacità del potere esecutivo di creare imposte retroattive ad hoc. Sottolineiamo inoltre – prosegue Troiano – il rischio che la decisione possa essere vista come una confisca ex-post, con implicazioni negative per la capacità del settore di attrarre capitale azionario a costi ragionevoli nei momenti di bisogno. Siamo meno preoccupati – conclude – che la tassa possa limitare la capacità e la volontà delle banche di concedere prestiti all’economia reale in un momento di rallentamento dell`economia”.

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