Si fa strada il ‘no deal’. Tajani: “Vicini a una catastrofe umanitaria ed economica”

Si fa strada il ‘no deal’. Tajani: “Vicini a una catastrofe umanitaria ed economica”
La premier britannica Theresa May
7 febbraio 2019

L’Unione Europea ha nuovamente detto ‘no’ alla richiesta di Theresa May di modificare l’accordo di ritiro del Regno unito dall’Unione Europea, nonostante la promessa del premier britannico che la Brexit “si fara’ nei tempi previsti”. A 50 giorni esatti dalla data fatidica della Brexit, malgrado il rischio di un’uscita caotica che potrebbe avere conseguenze devastanti per l’economia britannica, gli incontri di May con i presidenti della Commissione, del Consiglio europeo e dell’Europarlamento non hanno portato risultati. “L’Ue a 27 non riaprira’ l’accordo di ritiro”, ha detto il presidente della Commissione, Jean-Claude Juncker. “Nessuna svolta in vista”, ha aggiunto quello del Consiglio europeo, Donald Tusk. “Siamo vicini a una catastrofe umanitaria ed economica, questa e’ la realta’ di una Brexit senza accordo”, ha avvertito il presidente dell’Europarlamento, Antonio Tajani.

L’Ue ha comunque accettato di proseguire i colloqui con il governo britannico, ribadendo di essere disponibile a modificare la dichiarazione sulle relazioni future, senza pero’ toccare il backstop che serve a evitare il ritorno della frontiera fisica tra Irlanda e Irlanda del Nord. Il capo-negoziatore dell’Ue, Michel Barnier, incontrera’ la sua controparte britannica, il ministro per l’uscita dall’Ue Stephen Barclay, lunedi’ a Strasburgo. May e Juncker si rivedranno a fine mese. L’obiettivo e’ “ottenere il ritiro ordinato del Regno Unito”, ha spiegato il portavoce della Commissione, Margaritis Schinas. Ma ancora una volta l’esito delle trattative dipende piu’ da quanto accadra’ a Londra che a Bruxelles. Per uscire dall’impasse e evitare una Brexit disordinata, May dovrebbe modificare in profondita’ i parametri della strategia, rompere con i falchi del suo partito e fare un accordo con i pragmatici del Labour.

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Lo scenario auspicato dall’Ue e’ quello di una Brexit molto “soft” con un netto cambio di rotta di May a Londra. Il Labour di Jeremy Corbyn ieri ha pubblicato una lettera con le sue cinque richieste al primo ministro: un’unione doganale, un allineamento normativo con le regole del mercato interno, un allineamento dinamico ai diritti e alle protezioni sociali in vigore nell’Ue, l’impegno a partecipare nelle agenzie e nei programmi europei e un accordo sulla sicurezza. Questo – almeno in teoria e una volta concluso l’accordo sulle relazioni future – basterebbe a eliminare la necessita’ di mettere in pratica il backstop irlandese. Ma il pacchetto dei laburisti e’ indigesto ai Brexiters del partito Tory, che sono gia’ in rivolta per quanto previsto dal backstop. Per May la scelta e’ difficile. Dopo due anni di equilibrismo per evitare di spaccare i Tories, il primo ministro dovrebbe rompere con i Brexiters del suo partito.

Nel suo incontro con May, Tusk avrebbe esplicitamente menzionato il piano Corbyn come un modo per uscire dall’impasse. Ma il primo ministro britannico non avrebbe risposto. Il tempo stringe. Il dibattito e il voto del 13 e 14 febbraio alla Camera dei Comuni sembrano destinati all’inconcludenza. Cosi’, l’ultima frase di May prima di ripartire da Bruxelles appare come la minaccia di una Brexit molto “hard”. “Il mio compito e’ di realizzare la Brexit, e di realizzarla in tempo”, ha detto il premier britannico. Secondo il Financial Times, un gruppo segreto all’interno del suo governo sta preparando piani per rilanciare l’economia in caso di uscita senza accordo con una serie di misure come un taglio delle tasse, investimenti massicci, una riduzione dei dazi e sostegno pubblico alle esportazioni.

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