E’ scontro su Gibilterra. Luristi attaccano May: 26 pagine di chiacchiere

E’ scontro su Gibilterra. Luristi attaccano May: 26 pagine di chiacchiere
22 novembre 2018

Gibilterra e pesca restano ancora tra i nodi principali dell’accordo sulla Brexit. Secondo la portavoce capo della Commissione europea, Margaritis Schinas, “le questioni relative allo statuto di Gibilterra e alla pesca devono ancora essere risolte” nel negoziato che “continua fra gli Stati membri” sul testo della dichiarazione politica sulle relazioni future fra l’Ue e il Regno Unito che dovrà essere approvata dal Consiglio europeo straordinario di domenica prossima. Schinas ha anche affermato che il lavoro “tecnico della Commissione, in certo senso, è finito”, e che ora il testo della lettera è oggetto del negoziato politico fra gli Stati membri.

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“Noi lavoriamo come facilitatori degli accordi, la la decisione spetta agli Stati”, ha puntualizzato il portavoce. La questione di Gibilterra è stata sollevata con forza dalla Spagna, che contesta in particolare il fatto che la dichiarazione politica, nella sua versione attuale, non conferma che qualunque soluzione sul futuro statuto della Rocca, anche nel quadro del rapporto futuro e dell’eventuale accordo di libero scambio fra Regno Unito e Ue, dovrà essere sottoposta all’approvazione da Madrid.  Intanto, la Spagna e’ tornata ad esprimere con forza la sua preoccupazione sulla trattativa per lo status futuro di Gibilterra, stamani alla riunione dei 27 ambasciatori, riscuotendo il sostegno di alcuni Stati membri. Questo e’ l’unico punto su cui il lavoro dei negoziatori sta andando avanti, mentre per il resto, il testo sulla dichiarazione politica congiunta per le relazioni future e’ da considerarsi chiuso.

Sulla questione della pesca, stralciata dall’accordo di ritiro del Regno Unito dall’Ue in vista di un futuro accordo specifico per il settore, è stata invece la Francia a sollevare obiezioni. La premier britannica, Theresa May, incontrerà di nuovo il presidente della Commissione, Jean-Claude Juncker, sabato alle 18 a Bruxelles, alla vigilia del vertice straordinario di domenica sulla Brexit e subito prima dell’ incontro di Juncker con il premier italiano Giuseppe Conte. May e Juncker si erano già incontrati ieri, sempre a Bruxelles, e Juncker aveva parlato al telefono con il premier spagnolo Pedro Sanchez martedì. Schinas ha sottolineato che il ruolo del presidente della Commissione è, appunto, quello del mediatore, e che una delle cose che potrebbe fare, ad esempio, è suggerire che May e Sanchez si incontrino o si parlino direttamente.

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Theresa May, dal canto suo, conferma l’intesa raggiunta “nella notte” fra i negoziatori sulla dichiarazione relativa alle relazioni future fra Londra e Bruxelles e afferma che si tratta di un “accordo giusto” per gli interessi nazionali britannici. Un accordo – insiste in una dichiarazione da Downing Street – che “attua il risultato del referendum, ci restituisce il controllo dei nostri confini, leggi e soldi”, proteggendo nello stesso tempo “i nostri posti di lavoro, la nostra sicurezza e integrita’ territoriale”. La premier britannica evidenzia poi che la dichiarazione – come la bozza d’intesa gia’ definita sul divorzio – e’ stata concordata dal Regno Unito “con l’Ue” e che ora sta ai leader dei 27 approvarla. “Il popolo britannico vuole che questa questione sia risolta, vuole un buon accordo che ci metta sulla strada di un futuro piu’ luminoso”, prosegue Theresa May, ribadendo di considerare il testo ora sul tavolo un passo nella giusta direzione e di essere “determinata a portare a casa questo accordo”.

May spiega di aver aggiornato sugli sviluppi il suo consiglio dei ministri e di avere in programma una dichiarazione di fronte alla Camera dei Comuni piu’ tardi. Mentre conferma d’aver parlato ieri con il primo ministro spagnolo Pedro Sanchez e di essere “fiduciosa” che il vertice di domenica possa sancire un accordo che possa valere “per l’intera famiglia del Regno Unito, inclusa Gibilterra”. Conferma infine la sua nuova missione a Bruxelles per sabato, con l’obiettivo di definire gli ultimi dettagli in vista del summit del giorno dopo. Il leader laburista, Jeremy Corbyn, invece, attacca la premier conservatrice Theresa May sull’intesa raggiunta con l’Ue sulla dichiarazione sulle relazioni future post Brexit liquidandola come “26 pagine di chiacchiere”, che si limitano a sancire la transizione e per il resto sono solo vaghi auspici o rinvii sui temi chiave: dal confine irlandese, alla pesca, alla cooperazione tecnologica.

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Corbyn parla di fallimento negoziale del governo Tory, con “nessun piano per il futuro” e con “barriere nei rapporti commerciali” a transizione conclusa. Poco ottimismo arriva anche dalla Germania dove la cancelliera Angela Merkel ha detto che “serve ancora discutere molto” sulla Brexit. “Abbiamo fatto molta strada, ma certamente servirà ancora discutere molto, specialmente con la Gran Bretagna” ha detto a un convegno imprenditoriale tedesco. “Farò di tutto perché si possa raggiungere un accordo” ha detto la cancelliera, aggiungendo che “un’uscita disordinata sarebbe la cosa peggiore sia per l’economia sia per la base mentale dei nostri rapporti futuri”. Tra le novità delle ultime ore, infine, il periodo di transizione post Brexit, che partirà il prossimo 29 marzo e dovrebbe chiudersi a fine 2020, potrà essere esteso di due anni fino alla fine del 2022, è stato concordato tra gli Stati membri. Il punto non figura nella Dichiarazione politica sul dopo Brexit concordata tra Bruxelles e Londra, di chi oggi è circolata una bozza.

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