Commissione parlamentare d’inchiesta: ingerenze criminali al Cara Mineo, il centro va chiuso
AFFARI & IMMIGRATI Per il presidente Gelli “e’ impensabile aprire nel Cara un nuovo hotspot”. La struttura del Catanese e’ al centro tra l’altro di un troncone dell’inchiesta Mafia Capitale

La commissione per due giorni e’ stata in visita ispettiva al Cara: ieri sopralluogo nel centro, oggi audizioni dei procuratori di Catania, Caltagirone e Siracusa, prefetto e questore di Catania, amministratori giudiziari delle cooperative che operano nella struttura e una rappresentanza di Medem, i medici che si battono per i diritti umani. “Rispetto a un anno fa – spiega Gelli – sono emersi elementi migliorativi non sufficienti pero’ a rendere il Cara un luogo ottimale per l’accoglienza. Innanzitutto per la dimensione del numero degli immigrati che oggi e’ di 3.359. Abbiamo riscontrato carenze igienico-sanitarie e grandi difficolta’ nel fornire adeguata e corretta accoglienza. I diversi percorsi formativi non sono adeguati a un numero cosi’ elevato”. Gelli si e’ soffermato sulle vicende giudiziarie: “Nel centro continuano ad operare organizzazioni criminali che si occupano di tratta di immigrati e prostituzione creando grandi criticita’ nei servizi. Abbiamo anche recepito l’appello dei due procuratori di Catania e Caltagirone che non ci fanno immaginare come giusta operazione l’apertura del nuovo hotspot. A mio avviso bisogna lavorare perche’ il Cara venga piano piano ridimensionato, senza escluderne, alla fine del percorso, la chiusura”.
